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La forza delle piccole idee: minifesto per riappropriarsi del futuro

Il libro di Magnus Lindkvist, "La forza delle piccole idee", è un percorso di riflessione sulla società attuale, sulle scoperte e sul futuro.

EDITORE Roi Edizioni
PUBBLICATO 2017
EDIZIONE
PREZZO 16,15 su Amazon
PAGINE 142
LINGUA italiano
ISBN/ISSN 8885493017
AUTORE
M. Lindkvist
VALUTAZIONE Inside Marketing
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Recensione Inside Marketing

«Cosa vuol dire vivere nella prima parte del XXI secolo? Quali sono le idee che ci condizionano?» È da queste domande – che chiudono il preambolo de “La forza delle piccole idee. Minifesto per riappropriarsi del futuro” – che prende il via la riflessione di Magnus Lindkvist, futurologo e trendspotter che analizza quanto succede nel mondo attuale per fare delle previsioni sul futuro. Le risposte che l’autore dà a queste domande si trovano sintetizzate nelle pagine immediatamente seguenti, quelle dell’introduzione, dove si legge che vivere nell’epoca attuale – vissuta in un’ottica globalizzata – significa avere un approccio alle idee big, aggettivo di cui si fa abbondante uso per descrivere un considerevole numero di cose (basti pensare ai big data).

Il problema, sottolinea Lindkvist, è che «abbiamo una sola parola – idea – per descrivere un complesso intreccio di intuizioni, connessioni neuronali, sinapsi e narrazioni», eppure avremmo bisogno di parole diverse per «distinguere tra quelle illuminazioni che ti colgono sotto la doccia e le intuizioni casuali che ricavi da un fraintendimento».
Quello che sfugge alla maggior parte delle persone è, secondo l’autore, che le idee che riescono a portare concretamente a delle scoperte in grado di condizionarci sono per lo più «frutto di iniziative personali», delle “piccole idee”, che non derivano da sforzi collettivi e perfetti e che comportano spesso l’essere pervasi da dubbi, nonché sperimentare e spesso fallire.

COSA SONO LE “PICCOLE IDEE”?

Per semplificare distingue, allora, tra due tipologie di idee: le docili e le selvatiche.

  1. Ideedocili”: sono le “grandi idee”, quelle che cercano il consenso e, per essere capite da molti, non possono essere troppo complicate, per cui sono idee lineari e controllabili. Si basano sull’integrarsi, sul seguire ‘ricette’. Il metaforico viaggio delle grandi idee ha l’obiettivo di arrivare, si basa sul sapere e sulla certezza.
  2. Idee “selvatiche”: sono le “piccole idee”, incontrollabili e imprevedibili. Queste possono essere molto difficili da comprendere, non hanno conseguenze disastrose su molti e si basano sul creare, in «un processo solitario, pieno di ostacoli e spesso privo di un obiettivo chiaro». Il metaforico viaggio delle piccole idee prevede il perdersi, il non sapere e il dubbio, l’essere continuamente curiosi e interessati; un viaggio che porta alla creazione del futuro, basandosi sull’evoluzionismo, sul distinguersi.

Si può facilmente intuire perché i libri sulle idee selvatiche non esistano, «perché queste idee sono difficili da identificare, da studiare e da condividere», eppure l’autore è riuscito a scrivere un libro che guida alle piccole idee, alle idee selvatiche.

Perché un ‘minifesto’ e non un ‘manifesto’?

Per essere precisi si dovrebbe specificare che l’intento dell’autore è quello di scrivere un ‘minifesto’. Basandosi sulla dicotomia tra idee docili e selvatiche, infatti, distingue anche tra ‘manifesto’ e ‘minifesto’.

  • Manifesto: ha una natura deterministica che si potrebbe sintetizzare in un “sarà così!” ed è scritto per incitare un gran numero di persone. «I manifesti sono scritti per far sentire piccolo l’essere umano di fronte ai grandiosi piani che ha di fronte».
  • Minifesto: è scritto per ispirare una sola persona, la stessa che lo scrive, e si basa sull’ambiguità del “chissà cosa succederà?”. Riguarda, quindi, le idee selvatiche, le piccole idee e il loro perseguimento.

I dieci capitoli del libro sono quindi la trattazione dei dieci punti essenziali del minifesto di Lindkvist, un minifesto che è analisi e critica della società attuale – o, meglio, la «secietà», un termine che nasce dall’unione di ‘secessione’ e ‘società’, in cui sono gli ordini gerarchici e le differenze a prevalere, sono le idee a possedere le persone e il futuro è visto come un progetto cui dovremmo aderire tutti – che ha l’obiettivo di guidare verso la comprensione dei processi che portano alla creazione e alle piccole, rivoluzionarie idee.

Come appropriarsi del futuro: la “muzona”, la “fallimentologia”, l’effetto “pinballing”

I dieci punti del minifesto dedicato alle piccole idee sono, quindi, strutturati in modo da fare delle critiche costruttive, ovvero analizzare lo scenario presente, individuarne le debolezze e fornire consigli utili a chi vuole trovare, individuare e liberare la propria musa per realizzare nuove scoperte e invenzioni. Questo richiederebbe la capacità di entrare in contatto con se stessi, cosa non semplice oggi, in un mondo che ci pone continuamente di fronte a degli stimoli. L’autore suggerisce, allora, di andare alla ricerca della muzona, una parola macedonia che viene dalle parole ‘musa’ e ‘zona’: «è una situazione, più che un luogo precisamente identificato». Nella “muzona” non si può andare volutamente, ma trovarla è un evento prezioso, perché è piena di cose che sono già presenti in noi, come ricordi, esperienze, idee e impressioni frammentate che possono esserci di ispirazione.

Ciò richiede anche il non pianificare eccessivamente, il rimbalzare fra opportunità e insuccessi, cosa che viene definita come “effetto pinballing” per rendere l’idea del rimbalzare da un punto all’altro, proprio come fa una pallina di un flipper.

Gli insuccessi, infatti, non devono fare paura, perché anche se ci rendono vulnerabili possono rivelarsi un modo per farci ricominciare: «se permettiamo a quella vulnerabilità di aprire la nostra mente a nuove idee, si può creare la base per qualcosa di nuovo e di diverso». Bisogna liberare, quindi, le parole ‘fallimento’ e ‘insuccesso’ dall’associazione con sensazioni e azioni negative e lo stesso bisognerebbe fare per la parola ‘vendetta’, perché può esserci anche una “vendetta positiva”, rappresentata da quel che si fa dopo aver fallito, quando si tenta una rivincita, in un processo faticoso di apprendimento che però può condurre al successo.

PERCHÉ e PER CHI è UTILE “La forza delle piccole idee”

La forza delle piccole idee: minifesto per riappropriarsi del futuro” potrebbe sembrare adatto soltanto ai singoli, perché il processo di liberazione dalle catene della “secietà” e di ricerca e sperimentazione sembrerebbe poco adatto a un’azienda che deve ponderare e programmare con cura. Ma il libro, a ben guardare, è un percorso di riflessione adatto a tutti, che pone l’accento anche sull’importanza del lavorare in team, avendo però una stessa visione di come raggiungere gli obiettivi, libera dai pregiudizi e dalle imposizioni della “secietà”.

La causa scatenante della secietà è, secondo Lindkvist, da riscontrare nel cambiamento che si è avuto negli anni Novanta relativamente al flusso delle informazioni, cosa che ha portato a delle conseguenze che conivolgono indifferentemente singoli e gruppi di persone o team di lavoro.

«Quando parliamo del futuro stiamo raccontando una storia», scrive l’autore, e il suo libro è proprio un racconto, che coinvolge tante storie – la dicitura “cambio di scena” introduce, ad esempio, diverse scene di creazione prese dalla storia vecchia e più recente e da ambiti completamente diversi l’uno dall’altro – e che cerca di affrontare tematiche e concetti complessi, relativi all’ innovazione e al futuro, in un modo fuori dal comune, riferendosi a tecnologie e processi creativi, e in maniera piuttosto semplice aiutandosi, in questo, anche con soluzioni grafiche leggere, simpatiche e chiare.

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