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"Pensa semplice!": come ridurre la complessità per avere successo

Cos'è il successo e quali sono gli step che possono portare a raggiungerlo? Consigli e suggerimenti in "Pensa semplice!"

EDITORE Franco Angeli Edizioni
PUBBLICATO 2017
EDIZIONE
PREZZO 20,00 su Amazon
PAGINE 152
LINGUA italiano
ISBN/ISSN 8891752177
AUTORE
R. Gerver
VALUTAZIONE Inside Marketing
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Recensione Inside Marketing

Scritto in modo scorrevole e con un linguaggio molto chiaro, “Pensa semplice!” è un libro da tenere sul comodino e leggere lentamente, senza la fretta di arrivare alla fine, ma con la calma di riflettere sulle parole e sui consigli o suggerimenti dati e, muniti di carta e penna, provare a rispondere ai vari input lanciati pagina dopo pagina dall’autore. Richard Gerver infatti guida il lettore in una scoperta introspettiva che possa portarlo alla realizzazione delle proprie ambizioni, ragionando però in termini fattivi su cosa fare e quali aspetti del proprio comportamento modificare o migliorare.

La scrittura chiara, la suddivisione in dieci capitoli che sono in fondo come dieci passi da compiere o dieci punti sui quali focalizzare l’attenzione – ben definiti e riassunti nei titoli che precedono ogni capitolo e nella relativa citazione di accompagnamento – e la stessa copertina, nella quale compaiono due frasi oltre al titolo, sono coerenti a quello che è l’obiettivo principale del libro: come ridurre la complessità (nella vita e nel lavoro) per raggiungere il successo.

Cos’è il successo?

«Il successo non ha niente a che vedere con la complessità…». È questa una delle due frasi riportate in copertina, con il termine ‘successo‘ richiamato, poi, anche nelle pagine del libro.

Cosa si intende però con ‘successo’? La visione di Richard Gerver esce nella sua completezza solo nell’ultimo capitolo, un capitolo quasi riassuntivo del libro che, “alla fine” – tra l’altro, è proprio questo il titolo del capitolo –, crea un fil rouge tra tutte le nozioni riportate, proponendo anche diverse definizioni del concetto di successo date da persone che nella loro vita sono riuscite in qualche modo a raggiungerlo. Per comprendere fino in fondo il messaggio di “Pensa semplice!” si dovrebbe leggerlo proprio partendo da una chiara concezione, ovvero: il successo non è solo denaro e potere. È questa la percezione comune, mentre il concetto ha più a che fare con la soddisfazione personale, con uno stato della mente, uno stile di vita.

Lo scrittore non si pone come una persona che ha raggiunto il massimo successo nella propria vita, ma come una persona normale che ha trovato un equilibrio e un modo per trasformare le proprie ambizioni in realtà. Ed è proprio dalle esperienze personali  e da quelle di alcuni personaggi da lui intervistati che si sono dati obiettivi precisi raggiungendo mete importanti – che Gerver parte per dare delle indicazioni su come procedere concretamente, focalizzandosi sulle aspirazioni più che sui sogni.

Una delle prime precisazioni fatte dall’autore, infatti, è che bisogna comprendere la differenza tra sogno e aspirazione perché il primo resta fuori portata, mentre il secondo è basato su una scala di azioni che aiuta nell’ascesa. «Le aspirazioni hanno una chiarezza di approccio che ci permette di sviluppare un potenziale cammino verso il risultato», si legge nel libro, il cui obiettivo è quello di esaminare comportamenti e modi di pensare per costruire proprio questo cammino, a partire da un ritorno all’infanzia.

L’importanza di restare bambini

Pensare ad alcune cose che facevamo da bambini e che non facciamo più può essere l’inizio per una riflessione su se stessi che possa essere utile a comprendere da dove partire per modificare alcuni comportamenti. Da piccoli, ad esempio, non si è preoccupati del fallimento. Il fallimento – e anche la sola paura del fallimento – si manifestano con la crescita, mentre nell’infanzia se cadiamo ci rialziamo senza rimuginarci troppo su e, se sbagliamo qualcosa nel dire una frase – a differenza di quando diventiamo adulti, fase in cui possiamo provarne imbarazzo –, ne ridiamo o la riformuliamo.

Da bambini, poi, abbiamo anche l’entusiasmo della scoperta, dello sperimentare e del provarci in nuove attività. Da grandi invece cerchiamo una soluzione più che seguire la fantasia e siamo anche ostacolati dallo sviluppo della corteccia prefrontale, sede della memoria operativa, che ci fa essere ostacolati da una fissità funzionale.
Fantasia e creatività sono però essenziali e non dobbiamo permettere che vengano sopraffatte da altro. Abbiamo un IQ ( intelligence quotient, in italiano quoziente d’intelligenza), un EQ (quoziente emotivo) e un CQ (quoziente di creatività) e «le persone con un elevato CQ sono più capaci di affrontare le incertezze e le ambiguità» oltre a essere più interessate a investire nel loro sviluppo intellettuale e nella formazione continua. «La curiosità è il centro vitale delle persone di successo; assicura che le nostre menti restino attive e stimolanti», afferma Gerver.

Inoltre, le persone curiose sono anche più collaborative, più aperte al lavoro in team. Nell’età dell’infanzia passiamo molto tempo con gli altri bambini, imparando a socializzare e condividere, ma con il tempo ci insegnano che la formazione è un processo individuale, un fatto personale. Eppure giocare, da bambini, è il modo più naturale per imparare e apprendere, collaborando. Non a caso le sedi di società di successo come Google o Ben e Jerry’s hanno una struttura per certi versi simile a quella di una scuola materna, con aree di gioco, decori colorati, diapositive e giocattoli.

Collaborare, ovvero circondarsi delle persone giuste

Perché essere più collaborativi rappresenta un punto di forza per il raggiungimento delle proprie aspirazioni? Perché «la collaborazione è il principale catalizzatore di un pensiero e di uno sviluppo proattivo».

Se la collaborazione è importante, lo è altrettanto però scegliere con cura le persone di cui circondarsi. Molto utile può essere, ad esempio, creare una lista con i propri punti di forza e debolezza e cercare di circondarsi di persone che hanno punti forti differenti ma con motivazioni e valori simili, che portino delle prospettive nuove ai passi da compiere per raggiungere determinate mete. È «importante assicurarsi che tra i collaboratori vi siano membri che sappiano convertire le idee in pratica, che in grado di formulare i dettagli e siano complementari tra loro e con voi».

Queste persone devono essere generose e oneste, perché con loro va costruito un rapporto autentico. Questo è ben spiegato in un passaggio del libro: «All’inizio deve esserci una connessione mentale, un’alchimia. Dovete fidarvi del vostro istinto e guardare al di là della superficie, un po’ come succede nell’evoluzione di una relazione amorosa. Le relazioni di collaborazione non capitano per caso, si evolvono nel tempo ma hanno inizialmente una scintilla. Come in ogni relazione ci deve essere un fondamento di fiducia che a sua volta aiuti a sviluppare credito e onestà».

Attenzione va prestata, però, a non diventare dipendenti dal prossimo, sviluppando un rapporto equo e paritario e, allo stesso tempo, una fiducia in se stessi così da vedere gli altri e le loro qualità come minacce. «Le persone veramente sicure amano andare alla ricerca delle doti, dei talenti e delle idee degli altri e cercano di incoraggiarle e lodarle. Queste sono le più grandi qualità dei leader di ogni tipo. Non è solo un segno reale del desiderio di spronare gli altri all’azione, ma anche un indicatore di sicurezza, per cui si accettano i propri punti di forza e di debolezza».

Le parole e l’ascolto

Alla base della collaborazione devono esserci anche una buona comunicazione e una buona capacità di ascolto.

Alcuni consigli dati da Gerver possono essere così riassunti:

  • essere flessibili e non limitare alle riunioni formali i momenti di scambio di idee e opinioni, ma anche imparare ad ascoltare gli altri non solo attraverso le comunicazioni orali, quanto anche dal linguaggio del corpo e dai comportamenti fisici;
  • essere concentrati nella conversazione, restando autentici, considerando qual è l’ambiente sociale e culturale che si affronta, monitorando il linguaggio del corpo dell’ascoltatore (se ad esempio mostra di annoiarsi) e dimostrare rispetto per le opinioni altrui;
  • essere chiari su ciò che si vuole dire, senza divagare e senza cercare di essere a tutti i costi divertenti, perché comunicare non significa intrattenere: c’è chi sa farlo in maniera naturale, ma c’è anche chi cerca di farlo in modo artificiale, solo per coprire una mancanza di sostanza, o chi lo fa indifferentemente dal tipo di contesto e di auditorium (per esempio utilizzando delle parolacce anche quando queste sono fuori luogo);
  • non preoccuparsi di commettere degli errori e non cercare di essere troppo ricercati, così da farsi percepire in modo autentico.

Il focus: un punto fondamentale di “Pensa semplice!”

Nel raggiungimento di uno scopo serve un focus continuo su obiettivo, convinzione, passione e motivazione.
Restare concentrati su un punto focale non vuol dire però ignorare tutto il resto, atteggiamento che potrebbe invece portare al fallimento. A tal proposito, l’autore porta l’esempio – di cui ha parlato anche Philip Kotler in una intervista ai nostri microfoni – del caso Kodak, azienda che, avendo fatto del proprio punto focale la produzione delle pellicole fotografiche, ha del tutto ignorato l’evoluzione del digitale, restando così fuori dal mercato.

Si deve intendere il focus non solo come punto focale (il sostantivo in inglese) ma come verbo, nel senso di saper indirizzare la propria attenzione e i propri sforzi. «Le persome altamente focalizzate non sono dei sognatori, hanno aspettative realistiche e tangibili», afferma Gerver nel libro, che di sofferma sulle quattro P alla base di un focus:

  1. Performance (come e quando dare inizio al progetto e creare un ambiente favorevole)
  2. Processo (non essere ossessionati dai risultati perché si potrebbe perdere di vista la qualità)
  3. Presente (non soffermarsi sul passato e non essere ossessionati dal futuro)
  4. Produttività (bloccare i motivi di distrazione)

Essere focalizzati significa anche avere chiare passione e convinzione, per cui quale essere pronti a sacrificare energie e tempo, sfidando le proprie debolezze e i propri limiti: «Cercate di passare del tempo con persone che vi mettono un po’ di soggezione» dice ad esempio Gerver che precisa anche come individuare i propri punti deboli e trovare un modo per trasformarli in punti di forza (come una dote) o un processo al quale dedicarsi con dedizione e pazienza, cosa che in una società in cui regna il “tutto e subito” è una vera virtù. E, insieme alla pazienza, altra qualità fondamentale è quella dell’essere infrangibili per riuscire nei propri obiettivi. Infrangibile equivale a dimostrare perseveranza, cosa non semplice in un mondo in cui viviamo una condizione di “obesità materiale” (come affermato dal giornalista Davide Eades citato da Gerver), in cui le persone vogliono sempre di più per trovare felicità e soddisfazione e lo vogliono nel minor tempo possibile.

In conclusione, “Pensa semplice!” è un percorso da seguire in un tempo che va ben oltre quello che si impiega per leggere il libro e anche se di testi su come realizzare i propri obiettivi ce ne sono tanti e sempre di nuovi, questo – scritto da Richard Gerver che è tra i più rilevanti esponenti nel campo educativo, della comunicazione e del coaching relativamente a empowerment e cambiamento – è probabilmente tra i più utili a comprendere come restare concentrati e come lavorare su se stessi con calma.

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