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Like sui social: tutto quello che siamo disposti a fare per ottenerli

Social network: tutto quello che siamo disposti a fare per un like

Alla ricerca di popolarità, siamo disposti a fare di tutto per qualche like sui social in più. Anche mettere a rischio la nostra privacy.

Decine di tweet, post su Facebook, la giornata che si trasforma in una serie di Instagram Stories, innumerevoli like sui social e aggiornamenti di stato, commenti, interazioni con gli altri utenti: per la maggior parte di noi questa è ormai una routine quotidiana. Cosa cerchiamo, però, quando condividiamo un’altra fotografia su Facebook o diciamo la nostra con l’ennesimo tweet della giornata? A rispondere ci hanno provato da Kaspersky Lab, con una ricerca dal titolo “Have we created unsocial media” e dai risultati in parte facili da immaginare. Secondo lo studio, infatti, la smania di esserci sui social, far notare la propria presenza ed essere sempre pronti a dire la propria, non è nient’altro che una spasmodica ricerca di approvazione.

Animali sociali per definizione, bisognosi di sentirci accettati da un gruppo e, meglio, se leader di quel gruppo, tendiamo a replicare anche online una serie di meccanismi che ci guidano alla ricerca di accettazione nella vita reale  (sicuri, però, che abbia senso ancora una distinzione? Risultati come questi sembrerebbero suggerire di no) e che ci lasciano delusi quando non otteniamo tutta l’approvazione che immaginavamo.

A chi non è mai capitato, insomma, di controllare ripetutamente le notifiche dello smartphone per vedere quanti like, commenti, condivisioni ha ricevuto quel post appena condiviso? Secondo Kaspersky Lab lo fa più della metà delle persone (il 55%), mentre solo un terzo degli iscritti dice di non essere per nulla preoccupato del numero di like ricevuto dopo aver postato uno stato, delle foto o dei video. Il risvolto forse più inaspettato dello studio? È che non ricevere il numero di like sui social immaginato può creare un senso di ansia e delusione nell’utente. Gli uomini, in particolare, sembrerebbero più propensi a intristirsi per un post che ha ricevuto meno interazioni del previsto: quasi un utente maschio su quattro si dice, infatti, preoccupato del fatto che gli amici possano pensare che sia impopolare (cosa che avviene, invece, solo per una donna su sei). Il senso di delusione tende ad aumentare se a non arrivare è il like delle persone care o per cui si ha un particolare interesse: succede a circa il 28% degli utenti, ancora con una lieve maggioranza tra gli uomini. Per non parlare della sensazione di gelosia che si scatena se i propri amici hanno già messo mi piace ai post di qualcun altro e non ai propri (vero per almeno il 24% degli utenti).

Tutte le nostre strategie acchiappa like

Lo studio di Kaspersky Lab prova a evidenziare, allora, una serie di strategie acchiappa like che, qualcuno più consapevolmente di altri, prova a mettere in atto per assicurarsi un po’ di popolarità sui social. Quello che forse non ci si aspetterebbe è, infatti, che la maggior parte degli utenti è disposta a postare anche cose imbarazzanti o inappropriate pur di ricevere una manciata di like in più. In particolare,

  • circa il 27% degli intervistati si sarebbe detto pronto a rivelare un dettaglio buffo della propria vita o di quella di un amico o di un collega, se questo può assicurargli maggiore interazione da parte degli altri utenti;
  • un intervistato su dieci sarebbe disposto a condividere un’informazione imbarazzante o persino riservata su amici, familiari, colleghi, capi per la stessa ragione, con gli uomini che sono, ancora una volta, più propensi delle donne a comportamenti del genere (lo farebbe il 12% di loro, contro il 5% delle coetanee donne);
  • circa il 20% degli iscritti ai social sarebbe disposto a esprimere anche le proprie opinioni più estreme se questo servisse ad alimentare un dibattito che lo veda protagonista. Il fatto che si tratti, secondo lo studio di Kaspersky Lab, di opinioni di cui invece non renderebbe conto nella vita reale, fa pensare a quella dimensione di leggerezza, anonimato e parziale impunità che viene ancora attribuita alla Rete, nonostante la giurisprudenza si sia espressa più volte in maniera contraria e verso una responsabilizzazione di utenti e gestori delle pagine;
  • a un utente su dieci, invece, non importerebbe di mentire su dove si trova o cosa sta facendo pur di postare foto acchiappa like sui social. Secondo un interessante studio nostrano, per esempio, gli italiani mentono sulle mete delle vacanze estive soprattutto. Nell’estate 2017 oltre 2 milioni di turisti italiani si sono dati, infatti, alla pratica del “selfie scam” (così il team di psicologi che ha condotto lo studio ha chiamato questa nuova mania, ndr), cioè hanno modificato ad arte gli autoscatti e le foto delle vacanze per far credere agli altri, ai loro contatti sui social soprattutto, di essere stati in location del tutto esclusive. Più nel dettaglio? I finti turisti italiani hanno mentito soprattutto sugli hotel in cui hanno pernottato: lo ha fatto almeno il 26% del campione, scegliendo come sistemazione fake resort e alberghi di lusso, meglio se frequentati da vip. E a proposito di vip, anche le finte fotografie con i personaggi famosi dello spettacolo e dello sport sono state tra le bugie più comuni dei vacanzieri italiani: oltre il 19% del campione, infatti, ha ritoccato autoscatti e foto in cui compariva solo o in compagnia degli amici fingendo di aver incontrato il suo beniamino. Sul podio delle bugie raccontate per generare invidia nei propri amici e seguaci, anche le discoteche: il 15% dei viaggiatori italiani avrebbe mentito sui posti in cui è stato a ballare. Neanche ristoranti (12%) e bagni (9%) sono stati risparmiati, comunque, dal desiderio di apparire e dal bisogno di approvazione dei turisti nostrani
  • Non si può ignorare, poi,  la questione contenuti privati e riservati che così tanto ha alimentato le cronache più recenti: il 12% del campione ha ammesso, infatti, che sotto l’effetto di alcol potrebbe condividere anche foto di se stesso o degli amici in abiti succinti o completamente nudi, anche in questo caso con una lieve preponderanza di questo comportamento tra gli uomini.
    social strategie acchiappa like

    Fonte: Kaspersky Lab

    social strategie acchiappa like 1

…che mettono a rischio la privacy

Sono comportamenti come questi, insomma, che dimostrano come, alla ricerca costante di approvazione e per qualche like sui social in più, ci si possa ritrovare a mettere a rischio la privacy ripetutamente. Nella maggior parte dei casi, infatti, gli utenti non hanno alcun problema a condividere anche informazioni sul posto in cui vivono (37%), il proprio indirizzo email (31%), dettagli sulla propria vita sentimentale (30%) o sul posto in cui lavorano (18%). Si tratta di dati personali e sensibili che non incidono sulla riservatezza solo di chi li condivide ma anche di chi gli è vicino. Non a caso buona parte del campione si è detto preoccupato del fatto che cose condivise da altri possano rivelare dove vive e com’è fatta la sua casa (33%), i posti che frequenta quando esce (36%), l’età dei propri figli (33%), alcuni dettagli della vita privata (22%) o intima (51%) o della propria condizione finanziaria (30%).

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