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Mannequin Challenge: la nuova tendenza della Rete

Mannequin Challenge: la nuova tendenza della Rete

Perché spopolano in Rete video di vip immobili in una posa “da manichino”? È colpa del Mannequin Challenge, l’ultima mania social.

Se vi siete chiesti perché nelle ultime settimane tutto il web sembra affetto da uno strano morbo che “congela le persone mentre stanno facendo cose normalissime come scrollare lo smartphone, suonare uno strumento musicale, guidare un carrello della spesa, la risposta è il Mannequin Challenge, ovvero l’ultima arrivata tra le manie social che consiste nel farsi girare un video mentre si prova a stare fermi, come un manichino appunto, per svariati secondi.

La Rete, del resto, non è nuova a sfide come questa. Nel 2014 è toccato alla “birra alla goccia”, con cui centinaia di adolescenti si sfidarono, non senza destare preoccupazioni, a finire in un solo sorso un intero boccale di birra; poi, nel 2015, è stata la volta dell’Ice Bucket Challenge, la sfida a favore della ricerca sulla SLA che coinvolse centinaia di personaggi famosi e grazie a cui sarebbero stati raccolti oltre due milioni e mezzo di euro solo in Italia.

Non altrettanto utile in questo senso, non essendo collegato a nessuna iniziativa benefica o culturale, il Mannequin Challenge pare sia nato il 26 ottobre 2016 in una scuola della Florida, con un video di poco più di mezzo minuto che mostrava gli studenti immobili, nella loro posa da manichini. Da allora spopola tra vip, celebrità, volti noti della Rete, comuni social addicted alla ricerca di un po’ di visibilità. Per avere un’idea della grandezza del fenomeno è necessario considerare che l’ hashtag #mannequinchallenge è stato usato quasi 90mila volte solo su Facebook.

Le regole per partecipare al Mannequin Challenge, del resto, sono semplicissime: 1) farsi filmare mentre si prova a restare immobili nella posa scelta per la sfida (meglio, se si è in tanti, pensare a una sorta di coreografia ad hoc); 2) scegliere come sottofondoBlack Beatles” di Rae Sremmurd, anche se ormai la Rete sembra perdonare qualche variazione; 3) condividere, poi, il proprio Mannequin Challenge sui social, con hashtag e riferimenti del caso e il gioco è fatto.

Perché il Mannequin Challenge piace ad atleti e sportivi?

Ad aver risposto al Mannequin Challenge sono già stati molti sportivi. Per ragioni non meglio precisate, infatti, la sfida dei manichini sembra essere diventata presto virale nel mondo dello sport. Durante l’amichevole Inghilterra-Spagna del 15 novembre 2016 a Wembley, per esempio, i padroni di casa hanno celebrato il goal di Jamie Vardy con tanto di pose e coreografie.

La risposta della nazionale spagnola non si è fatta attendere: già negli spogliatoi i calciatori, infatti, hanno “accettato” la sfida, trasformandosi in manichini nell’atto di fare riscaldamento, studiare lo schema tattico per la partita, etc.

Screen dal video:

Uno dei Mannequin Challenge più amato, stando almeno a visualizzazioni e condivisioni, è quello di Cristiano Ronaldo e della nazionale di calcio portoghese: congelati nell’atto di indossare i pantaloncini della divisa, scattare un selfie, allacciare le scarpette, i giocatori portoghesi fanno da spalla a un altrettanto immobile Cristiano Ronaldo nella classica posa dell’esultanza.

Quanto al campionato italiano, anche i giocatori della Juventus sembrano essersi fatti contagiare dalla Mannequin Challenge mania: i bianconeri hanno scelto la palestra come set per la loro sfida (condivisa, tra l’altro, dagli account social ufficiali) restando immobili sugli attrezzi. Ben più scenografico, invece, il Mannequin Challenge dei Perth Wild Cats, una squadra di basket australiana che durante una partita con una squadra neozelandese ha coinvolto nella “sfida” gli oltre 11mila spettatori dell’arena. Né si può fare a meno di segnalare il Mannequin Challenge di una squadra universitaria di pallavolo californiana che è rimasta immobile come un manichino, sì, ma sott’acqua.

Se anche i vip diventano manichini

Sono i Mannequin Challenge delle celebrità, però, che hanno attirato di più l’attenzione sulla nuova mania social. Ci sono cascati (quasi) tutti: da Beyoncé che ha coinvolto nella sua sfida del manichino anche Kelly Rowland e Michelle Williams delle Destiny’s Child, ad Adele da molti considerata la vera vincitrice della sfida con il suo Mannequin Challenge dai toni seppia e dal mood un po’ malinconico perfettamente in linea col “ brand ” Adele, passando per un solitario Paul McCartney al pianoforte.

Anche alcuni ospiti del Late Late Show si sono provati in una versione tutta loro della sfida dei manichini, in omaggio al tono a tratti irriverente del programma.

Tra i vip nostrani Gianni Morandi sembra non essersi fatto mancare l’opportunità di mostrarsi “digital”, trendy e attento alle dinamiche social con un Mannequin Challenge che è anche un po’ un omaggio alla gestualità tipica del cantante (vi ricordate il “restiamo uniti” diventato un tormentone durante l’edizione di Sanremo condotta da lui?).

Tra i Mannequin Challenge più particolari? Quello di Hillary Clinton: condiviso in occasione dell’election day, l’ormai ex candidata democratica invitava gli americani a non fare lo stesso, a non restare immobili come manichini e ad andare a votare per le presidenziali del 2016. Se lo scopo concreto (e utilitaristico) del Mannequin Challenge della Clinton era evidente, tutt’altro spirito sembra avere quello di Michelle Obama che, più abituata a una comunicazione social e smart, si è prestata volentieri a fare da spalla a una squadra di basket del NBA invitata alla Casa Bianca.

Tutto il citazionismo del Mannequin ChallengE

Quello che forse tutti non sanno rispetto al Mannequin Challenge? È più di una semplice moda passeggera. I più attenti, infatti, non avranno difficoltà a cogliere nella sfida dei manichini citazioni da alcuni classici del cinema e della sci-fi. I fan di X-Men avranno riconosciuto, per esempio, la scena in cui Quicksilver corre attraverso dozzine di persone e oggetti “congelati”, sulle note di “Time in a Bottle” di Jim Croce. Per i più puristi, invece, sembra ci si ispiri a Matrix: qui per la prima volta, infatti, viene sperimentato un effetto visivo in grado di dare l’impressione che qualcosa si stia muovendo – o meglio, qualcuno: Neo in questo caso specifico – mentre tutto il resto rimane immobile. Allora servirono, come spiega Mashable, oltre 120 camere, di cui due ad hoc per la stop-motion, e si dovette usare l’interpolazione digitale per ottenere l’effetto “congelamento”. E pensare che, oggi, per realizzare un Mannequin Challenge basta uno smartphone e (tanta) creatività.

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