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Intolleranza e odio online in Italia diminuiscono ma si radicalizzano secondo VOX

In una Mappa dell'Intolleranza giunta alla sesta edizione, l'Osservatorio VOX ha categorizzato i soggetti che più di altri sono stati vittime quest'anno di hate speech e ha dato provenienza geografica all'odio online: i dati.

Prima l’online shaming da pandemia, cioè una vera e propria caccia all’untore (presunto) responsabile di ogni nuova ondata di contagi da coronavirus; poi una narrativa no vax costruita su linguaggio dell’odio ed estrema polarizzazione; in mezzo un discorso politico che, da decenni ormai, gioca a essere volutamente divisivo: sono questi i tasselli che hanno permesso a VOX – Osservatorio Italiano sui Diritti di sostenere che quest’anno l’odio online è diminuito, sì, ma si è anche radicalizzato. A mostrare più nel dettaglio come ci pensa la Mappa dell’Intolleranza 2021.

L’iniziativa – giunta alla sua sesta edizione e sostenuta da Università Statale di Milano, Università di Bari Aldo Moro, Sapienza Università di Roma e IT’STIME dell’Università Cattolica di Milano – consiste nell’estrarre durante un periodo di rilevazione prestabilito (quest’anno da gennaio a ottobre) tutti i tweet contenenti termini «sensibili»1 – come li definisce VOX, cioè potenziali veicolo di hate speech – e mapparli sia per provenienza geografica, fino a ottenere delle mappe «termografiche», che visivamente mostrano con colori più scuri i luoghi da cui più si riversa odio online, sia per soggetti target , in modo da identificare le categorie più bersaglio di hate speech.

Meno hate speech, ma più radicalizzato: la situazione in Italia

Nella Mappa dell’Intolleranza 2021 sono confluiti in totale 797.326 tweet contenenti termini controversi e potenzialmente carichi d’odio: lo scorso anno il campione era di 1.304.537 tweet ed è questo un primo insight macroscopico che, per tornare alla tesi iniziale di VOX, sembrerebbe conferma del fatto che l’odio online – o, meglio, l’odio su Twitter – quest’anno è diminuito, almeno quantitativamente. Occorre precisare che il social dei cinguettii è l’unico tenuto in considerazione per quest’analisi, nonostante una penetrazione non tra le maggiori in Italia e per via soprattutto della facilità con cui è possibile al suo interno identificare le diverse community.

Sul totale dei tweet analizzati 550.277 contenuti si sono rivelati effettivamente negativi: il 69% del totale, contro una percentuale che era lo scorso anno di circa il 43%. Questo rovesciamento nel rapporto tra tweet effettivamente offensivi e tweet dal sentiment positivo o neutro (69% vs 31% nel 2021 e nel 2020, invece, 43% vs 57%) permette di sostenere che odio e intolleranza online si sono contemporaneamente radicalizzati. Pattern simili si ritrovano peraltro, a conferma della stessa tesi, anche quando si considerano le singole categorie di soggetti vittime di hate speech.

La Rete in Italia è (soprattutto) misogina

Nella propria analisi VOX si concentra ormai da qualche rilevazione su sei cluster di individui: donne, migranti, islamici, disabili, omosessuali ed ebrei. La conferma di quest’anno è che le donne sono, in Italia, il principale bersaglio di odio online: con il 43.7% del totale dei tweet negativi a loro riferibili e una condizione che peggiora quanto più si tratta di donne famose, in vista o con un ruolo pubblico come sono politiche e giornaliste per esempio.

mappa dell'intolleranza 2021 donne

odio online contro le donne 2021

Subito dopo nella classifica delle categorie più oggetto di odio online vengono quest’anno gli islamici (con il 19.6% dei tweet negativi sul totale), che occupano il posto che era solo un anno fa degli ebrei, e a seguire si trovano disabili (16.4%), ebrei (7.6%), omosessuali (7.1%) e migranti (5.6%).

In cinque di questi cluster su sei, come già in parte si accennava, la quantità di tweet negativi è largamente superiore a quella di tweet positivi o neutri a ulteriore dimostrazione, appunto, che in un anno si è soprattutto estremizzata e radicalizzata l’intolleranza verso soggetti come i disabili soprattutto – è questa la categoria con percentuale maggiore (il 76%) di tweet negativi in rapporto al totale di classe – ma anche omosessuali (74%), ebrei (72,6%), donne (70.7%) e islamici (65.2%).

La Mappa dell’Intolleranza 2021: una cartina geografica e temporale sull’odio online

Su un piano temporale dei picchi di intolleranza verso una o l’altra categoria di soggetti corrispondono perlopiù a eventi di cronaca o pubblicamente rilevanti. L’exploit di odio online contro le donne si è avuto, per esempio, quest’anno a febbraio, dopo che Giorgia Meloni era stata vittima di offese pubbliche in radio da parte di un professore universitario. Il ventennale dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle e il ritorno dei talebani in Afghanistan è coinciso con un acuirsi di offese e linguaggio dell’odio indirizzati agli islamici. E, ancora, l’intolleranza online contro gli omosessuali ha avuto apice dopo che, durante il concerto del Primo Maggio, Fedez ha recitato un monologo a difesa del DDL Zan.

Quanto alla distribuzione geografica dell’odio online, che dà il nome all’iniziativa, la Mappa dell’Intolleranza 2021 ha mostrato che ci sono forme di intolleranza diffuse in maniera grossomodo omogenea in tutto il territorio nazionale: è il caso di quella contro la disabilità, dell’omofobia e della misoginia (con una lieve preponderanza in questo caso nel Nord-Est). Altre forme di intolleranza sono, invece, tipiche di alcune zone d’Italia più che di altre: vale per l’islamofobia, per esempio, tipica del Nord Italia e per l’antisemitismo che ha una forte concentrazione nel Lazio, ma anche per la xenofobia che è un fenomeno tipico soprattutto di regioni del Sud come Campania, Puglia e Sicilia.

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