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Quei meme su Di Maio abbronzato che parlano, soprattutto, del potere della distrazione

Il ministro Di Maio abbronzato all'incontro in Farnesina con il suo omologo cinese è diventato un meme e ha fatto ridere e arrabbiare la Rete: ecco perché.
Disintermediazione ma per questo anche estrema esposizione: è con questi due termini che i politici che usano i social hanno di necessità imparato a familiarizzare nel tempo e la storia dei meme su Di Maio abbronzato che in queste ore sta facendo ridere (non poco) e arrabbiare (altrettanto) la Rete ne è solo l’ultima dimostrazione in ordine di tempo.
La notizia, quella che nessuna redazione avrebbe potuto ignorare nell’agenda building di giornata, era l’incontro alla Farnesina con il ministro cinese degli Affari Esteri, Wang Yi. All’incontro il politico cinque stelle si è presentato più abbronzato del solito e il dettaglio non è sfuggito – non avrebbe potuto farlo – ai più assidui frequentatori dei social, alla costante ricerca di un tema da rendere il tema caldo della giornata. O di un divertissement, nel senso più vero del termine.
Come la prima uscita dopo le vacanze estive di un ministro diventa virale (e distrae la Rete)
Parlare – o, meglio, ridere – dell’abbronzatura di Di Maio è un modo per distrarre la propria attenzione da questioni più serie che sicuramente non mancano in quest’estate di incognite sulla ripartenza dopo l’emergenza sanitaria o anche, più semplicemente, per prendersi un momento di pausa sui social dal solito tran tran delle proprie faccende quotidiane. Ben vengano, allora, i meme su Di Maio abbronzato in cui il ministro degli Esteri appare in abiti tradizionali sardi; sostituisce i celebri quattro mori sulla bandiera dell’isola; fa a gara con il conduttore Carlo Conti, anche lui di certo non nuovo a tintarelle esagerate; al pari di noce e mogano, diventa una delle tante finiture di legno tra cui poter scegliere.

Alcuni dei meme diventati più virali sull’abbronzatura sfoggiata dal Ministro degli Affari Esteri Di Maio all’incontro alla Farnesina con il suo omologo cinese, Wang Yi.
Ridere, però, è anche un potente diversivo quando si tratta di esprimere il proprio dissenso nei confronti del potere costituito, come insegnano secoli di tradizione satirica e più recenti decenni di slacktivism , o attivismo da divano. A volte il potente è troppo potente e l’unica cosa che rimane da fare è ridere di lui e farlo di gusto, come nella favola del re nudo: a inizio estate, così, abbiamo riso della foto di Mark Zuckerberg su una tavola elettrica da surf (da 12mila dollari) in un remoto angolo delle Hawaii (di sua proprietà) con troppa protezione solare sul viso perché era una delle poche foto che, finalmente, mostrava il patron di Facebook alle prese con problemi comuni a tutti.

Prima di Di Maio, anche il CEO di Facebook Mark Zuckerberg era stato oggetto di ironia sulla Rete per la foto, una delle poche “rubate” che circolano online, che lo mostrava su una tavola da surf con il viso coperto da numerosi strati di crema solare
In qualche altro caso la colpa del potente è aver deluso le aspettative anche dei suoi sostenitori della prima ora, come un prodotto bellissimo nelle immagini e sulla scheda prodotto di un ecommerce ma poi arrivato a casa in condizioni completamente diverse. Di tintarella in tintarella, uno dei meme su Di Maio abbronzato diventati più virale in queste ore è proprio un collage tra le ultime foto del ministro degli Affari Esteri nostrano e quelle l’ex presidente Obama, collage che allude alla scarsa qualità, nonostante le promesse, della merce acquistata su uno dei più famosi marketplace low cost.

Molti internauti hanno riso all’idea che il ministro Di Maio abbronzato fosse la versione di Obama acquistata su Wish, il noto negozio online di accessori low cost.
Naturalmente la maggior parte dei meme su Di Maio abbronzato – ma, per par condicio, la stessa sorte è toccata in un passato recente a una Giorgia Meloni particolarmente adirata durante un discorso alla Camera, a un Salvini incredulo al rimprovero in diretta di Floris sul corretto uso della mascherina – suona soprattutto come una dichiarazione d’intenti: piacciono, sono condivisi soprattutto da chi non ha mai votato Cinque Stelle o se ne è sempre pubblicamente detto oppositore tanto che, in una sorta di cortocircuito, se ne prendono slogan , messaggi elettorali, programmi politici per ribaltarne significati. È così che funziona il polbusting ed è così, per esempio, che c’è chi ironicamente si chiede se insieme all’abolizione della povertà il Movimento stia lavorando anche all’abolizione della protezione solare o se tra le tanto discusse poltrone da tagliare e al centro del prossimo referendum costituzionale non ci sia anche quella del cult natalizio Una poltrona per due.
Il rischio, dietro l’angolo, è che più che castigare ridendo mores si cada nella fallacia di un argomento fantoccio (dall’inglese “straw man argument”): per essere davvero di gusto la risata dovrebbe riuscire a non banalizzare i temi in questione, a non portare all’estremo il fatto iniziale o a non trovare a partire da esso analogie che non lo sono veramente e, soprattutto, a non cadere nella trappola del visto e del rivisto, dello slogan tormentone che, forse, strappa ancora un sorriso, ma non fa riflettere più.

Com’è tipico del processo di “memizzazione” della politica, i meme sull’abbronzatura di Di Maio spopolati in queste ore in rete partono da slogan, programmi politici, temi di campagne elettorale e ironicamente, con un sorriso amaro, li ribaltano.
Quei meme su Di Maio abbronzato, condivisi dallo stesso ministro degli Esteri, e che dicono molto sulla capacità di ridere del Paese
Più che a esprimere dissenso verso il politico di turno, così, ci si potrebbe ritrovare a farne il gioco. Il lieto fine per la politica pop sembra, spesso, la capacità acquisita da leader, governatori e rappresentati di partito di ridere di se stessi e con chi ride di loro e, in effetti, nel caso di specie è stato lo stesso Di Maio a ricondividere dai suoi canali social (verificati e seguiti da milioni di utenti) una selezione dei migliori meme dedicati alla sua abbronzatura, ringraziando «per aver reso questa giornata più leggera» e promettendo di utilizzare «la crema 50» per le prossime esposizioni al sole.
https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/posts/3303590446344145
Fare autoironia però può essere altrettanto strategico e a sua volta distrarre l’attenzione da temi più spinosi (a partire da cosa è stato deciso durante l’incontro con il ministro cinese, per esempio).
Di distrazioni nei meme sull’abbronzatura di Di Maio e, ancor più, nella scelta del politico Cinque Stelle di farsi una risata e alleggerire con questi le proprie giornate lavorative ce n’è almeno un’altra: quella di un ministro degli Affari Esteri che, volontariamente o meno, condivide chiari esempi di blackface, titola il New York Times. In molte delle immagini condivise in Rete, grazie al (nuovo) colorito della pelle, il politico pentastellato è infatti ora un membro della famosa famiglia dei Robinson, ora un cestista dei Bulls, squadra della NBA celebre per aver avuto spesso in formazione giocatori afroamericani, e ancora un immigrato arrivato da poco in Italia e che pretende di discutere di alleanze politiche o di avere reddito di cittadinanza o il complice di Totò in Totòtruffa ’62.

Da “I Robinson” a “Indovina chi viene a cena”, passando per “Totòtruffa ’62”, molti meme su Di Maio abbronzato attingono all’immaginario cinematografico e televisivo. Come gli spettacoli a cui fanno riferimento, però, sono stati accusati di fare blackface, ossia di giocare con alcuni stereotipi sulla popolazione di colore esasperandoli.
Nonostante spesso attingano, com’è tipico delle operazioni di remix negli ambienti digitali, all’immaginario cinematografico comune, i meme su Di Maio abbronzato «sono razzisti […] e il ministro doveva sottolineare il razzismo della pratica», chiosa su Twitter la scrittrice di colore Igiaba Scego, convinta che il loro successo sia espressione di un bisogno generalizzato nel nostro Paese di «decolonizzazione e di insegnare fin da piccoli una diffusa cultura del rispetto».
I meme sull'abbronzatura del ministro Di Maio sono razzisti punto. Schifosi punto. Giocano con il blackface che è una pratica razzista. Il ministro doveva sottolineare il razzismo della pratica. Invece ha dato questa risposta qui 👇🏿
(Continua nel tweet seguente) pic.twitter.com/gLZszUULhM— Igiaba 📚 (@casamacombo) August 27, 2020
Tutta questa storia dei meme sulll'abbronzatura di un ministro della Repubblica ci dice una cosa precisa ovvero che il paese ha urgente bisogno di un processo di decolonizzazione e di insegnare fin da piccoli una diffusa cultura del rispetto.#decolonizeItaly #Ora
— Igiaba 📚 (@casamacombo) August 27, 2020
In un Paese in cui le nuove generazioni sono sempre più multiculturali e, per di più, nell’estate delle proteste social e di piazza del movimento Black Lives Matter, agli occhi di molti sembra inaccettabile che, in considerazione anche del ruolo che ricopre, un ministro degli Esteri non condanni immagini forse scherzose negli intenti ma nei risultati in tutto e per tutto paragonabili a quel tingersi la faccia di nero o usare tecniche di composizione digitale dell’immagine per rappresentare la popolazione di colore per le quali l’industria cinematografica è stata duramente condannata nel tempo e che, solo qualche mese fa, sono costate per esempio a Via col vento la temporanea rimozione dalle principali piattaforme di streaming.
C’è una parte della Rete, insomma, irresistibilmente attratta dallo straordinario – e in qualche caso (non in questo) proficuo – «potere del cazzeggio» e un’altra non meno a ragione convinta che non sia più tempo di ridere alle battute alla “zì, badrone”.

I meme su Di Maio abbronzato sono stati accusati dalla black community italiana di essere “razzisti” e di parlare del bisogno del Paese di «insegnare fin da piccoli una diffusa cultura del rispetto». C’è chi ha parlato a proposito anche di ricorso al blackface, la tecnica per cui a lungo Hollywood e il cinema sono stati criticati.
Senza contare, a dirla tutta, che molti dei meme sull’abbronzatura di Di Maio, complici le origini del ministro, continuano a giocare su luoghi comuni e stereotipi tipici della mai sanata questione meridionale. Razzisti, cioè, rischiano di esserlo in primis verso napoletani, campani e più in generale verso chi vive nel sud Italia: segno che ridere è ancora purtroppo troppo spesso un gioco di campanilismo e, no, non solo politico.
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