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Tradimenti online: ovvero, quando l'infedeltà viaggia sui social

Tradimenti online: ovvero, quando l'infedeltà viaggia sui social

I tradimenti online sono la principale causa di divorzi e separazioni? Difficile dirlo. Quello che è certo è che dicono molto sulla coppia.

Di certo c’è che divorzi e separazioni tutto fanno tranne che accennare a diminuire: delle stime dell’Istat parlerebbero anzi di un aumento di oltre il 300% dal 1991 a oggi. Quanti matrimoni italiani finiscano però per dei tradimenti, meglio per dei tradimenti online, è difficile dirlo. Gli unici dati disponibili in questo senso sono quelli di Family Legal, secondo cui nella sola Milano circa quattro matrimoni su dieci finirebbero a causa di qualche messaggio sospetto su WhatsApp, un cuoricino di troppo su Instagram e via di questo passo

Prima dei tradimenti online: così social e ambienti digitali cambiano le nostre relazioni

Arrivare a definire il tradimento online, comunque, è reso (quasi) impossibile dalla complessità dei fattori in gioco: le dinamiche di coppia non sempre sono inquadrabili, infatti, entro schemi precisi e ciò che per qualcuno rappresenta una forma di alta infedeltà può, per qualcun altro, essere invece solo un diversivo di poco conto. Di fatto, però, il ruolo che social e ambienti digitali hanno ormai nel quotidiano – vivremmo tutti perennemente « onlife », dicono gli esperti per sottolineare l’ormai mancata distinzione tra vita reale e vita online – non può non incidere sul modo di vivere le relazioni, tutte, incluse quelle con il partner.

Immaginate di dover leggere ad alta voce qualsiasi messaggio vi arrivi su WhatsApp o di non poter rifiutare nessuna chiamata arrivata all’improvviso: cosa direbbe lo smartphone del vostro modo di vivere la relazione di coppia e, soprattutto, della vostra fedeltà? È l’idea narrativa alla base di “Perfetti sconosciuti”, un film di Paolo Genovese del 2016 che racconta proprio le tante vite parallele che oggi possiamo vivere grazie a – e su – i social. Qui quella che doveva essere una semplice serata tra amici si trasforma, infatti, in una sorta di momento zero della verità: sfidati a lasciare il proprio smartphone sul tavolo e a rispondere pubblicamente a qualsiasi messaggio o chiamata ricevuti durante la cena, quelli che si credevano dei buoni amici scoprono di essere in realtà dei perfetti sconosciuti appunto, in un crescendo di situazioni tutto sommato realistiche seppur nella loro paradossalità: c’è il professore di ginnastica licenziato a causa della sua natura omosessuale, ovviamente taciuta fin qui agli amici di sempre; l’amico fresco di nozze che ha in realtà più di un’amante; un amico che nasconde alla moglie che ogni sera alle h.22 chatta con una ragazza più giovane e via di questo passo. A leggere tra le righe la morale va oltre il come sia facile – più facile forse di quanto siamo disposti a credere – che quello che facciamo in Rete venga scoperto: la sola presenza online crea una dimensione di pubblicità e rendicontabilità di ogni azione di cui dovremmo essere consapevoli e che dovremmo imparare a gestire.

Un like su Facebook, da solo, non può essere certo considerato tradimento, ma – ed è più materia da consulenti di coppia – equivale a mostrare pubblicamente l’apprezzamento verso una persona, le sue esperienze, eccetera: è per questo che ci si dovrebbe chiedere sempre come potrebbe essere interpretato, a sua volta, dall’altra metà della coppia. Senza dubbio del resto i tradimenti online, come quelli che avvengono offline, sono una spia di un equilibrio rotto o modificato e che dovrebbe portare a riconsiderare in toto il rapporto amoroso.

Tradimenti online: qualche implicazione legale

Quasi mai si tradisce, insomma, per colpa di Facebook o perché WhatsApp o altre app simili permettono di gestire più facilmente le proprie conversazioni, specie quelle più piccanti. Insomma, no, “non è (sempre) l’occasione che fa l’uomo ladro“. Anche se i tradimenti online sono ormai, anche legalmente, una fattispecie sempre più definita e che può incidere e non poco sulle cause di separazione o divorzio.
Nella primavera del 2018, infatti, ha fatto discutere una sentenza della Cassazione che, di fatto, equiparava i flirt digitali alle violazioni dell’obbligo di fedeltà previsto per i coniugi. Il caso in questione? Era quello di un marito che tentava di addebitare la causa di separazione, e di tagliare quindi l’assegno di mantenimento, alla moglie per abbandono del tetto coniugale: i giudici si erano espressi chiaramente, però, sostenendo, per semplificare, che la semplice iscrizione a siti di dating online e, di conseguenza, un comportamento che consisteva nel cercare attivamente relazioni con altre donne era una «circostanza oggettivamente idonea a compromettere la fiducia tra i coniugi e a provocare l’insorgere della crisi matrimoniale all’origine della separazione», come si legge nella sentenza.

Se scoprire di essere traditi dal partner non fa mai piacere, comunque, guai a voler sfruttare Facebook, WhatsApp e co. per provare a smascherare i tradimenti, online o offline che siano. Basta fare una rapida ricerca su Google per trovare guide che spiegano dettagliatamente come fare per scoprire a chi e che messaggi manda il proprio partner, che tipo di interazioni intrattiene con i propri contatti Facebook e con che frequenza. Nella maggior parte dei casi si tratta di attivare impostazioni o fare piccole operazioni che permettono, letteralmente, di spiarlo. Ovviamente, però, la maggior parte di queste impostazioni e operazioni sono al limite della legalità e in qualche caso potrebbero rappresentare violazioni della privacy, quando non addirittura di un sistema informatico, con tutte le conseguenze che ne derivano.

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