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Natale 2016: quali regali preferiscono i giovani? Ecco la top ten

Natale 2016: le preferenze giovanili per i regali

Le preferenze per i regali di Natale riflettono i cambiamenti della società: i giovani ora sognano un'esperienza lavorativa all'estero.

Il periodo di Natale sembra vivere un profondo cambiamento che abbraccia usi, costumi, percezioni e, dulcis in fundo, i regali. In passato, infatti, questa festività era accompagnata da un sentimento di attesa che, anche grazie a tradizionali espedienti come il calendario dell’Avvento, la rendevano più magica e trasformavano l’usanza di ricevere ed aprire i doni in una vera e propria esperienza sensoriale, che partiva non solo dai sensi coinvolti come vista e tatto, ma anche dal cervello, impegnato a pensare e a chiedersi: “cosa si nasconderà dentro questo pacco?”.

In tempi più recenti, invece, il periodo di Natale sembra essere vissuto non più come un momento di serenità in cui concedersi un meritato riposo, ma come un impegno da assolvere con compere ed acquisti vari, avvertiti più come delle incombenze da ottemperare che come dei piccoli omaggi da pensare – o magari talvolta anche creare – per poter rendere felice ed emozionare il destinatario.

Ciò che è cambiato, quindi, è la percezione del Natale che riflette la natura della società odierna. Difatti, nell’attuale contesto frenetico e digitale, lo spazio per un Natale tradizionalistico, caratterizzato da passeggiate tra mercatini e dal piacere di assaporare con gli occhi la bellezza delle vetrine allestite dei negozi alla continua ricerca del regalo perfetto, sta piano piano lasciando il posto alla tendenza di spulciare e acquistare online per risparmiare non solo in termini di costo ma anche di tempo, arrivando a vivere sempre più un Natale virtuale e poco reale.

Tuttavia, in netto contrasto con questa tendenza a pensare in un’ottica a breve termine – del tipo “faccio così per risparmiare” – sembra emergere una propensione giovanile che riflette il bisogno di uno sguardo a lungo termine. Effettivamente, come dimostra uno studio promosso dall’agenzia Espresso Communication, i giovani sarebbero disposti a rinunciare al classico e palpabile regalo di Natale in virtù di un dono meno tangibile o materiale ma altresì concreto, proprio in un’ottica a lungo termine: un soggiorno all’estero per poter svolgere uno stage formativo professionalizzante, per esempio.

Questa ricerca, condotta mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis), ha coinvolto un campione di circa 1200 giovani tra i 18 e i 29 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network , blog , forum specializzati e community, ma anche la FourStars – un’agenzia accreditata dal Ministero del Lavoro e leader nazionale in materia di tirocini formativi – e un pool di 10 docenti universitari di Psicologia e Sociologia del Lavoro, per capire quali sono le motivazioni alla base della tendenza e le aspettative figlie di una simile pratica.

In primis, questa propensione giovanile riflette il clima di pesante insoddisfazione lavorativa che si respira in Italia e la consapevolezza della necessità di correre ai ripari grazie a un proficuo investimento strategico per costruire un futuro più concreto a partire da un’esperienza internazionale. Un orientamento, quindi, che mette al primo piano una voglia attiva di crearsi e costruirsi un proprio percorso di vita e di lavoro. Sembra proprio, in effetti, che i giovani si siano “svegliati” e abbiano capito, ancor più rispetto alle generazioni passate, l’importanza di un concreto investimento formativo, mostrando un alto livello di maturità da cui nasce la richiesta per questo Natale di un soggiorno lavorativo all’estero. A scapito delle consuete aspettative, questa propensione è egualmente distribuita tra il Nord (29%) ed il Sud (25%) con una differenziazione di genere che vede le ragazze maggiormente disposte ad intraprendere un simile soggiorno (31%) rispetto ai ragazzi (23%).

Le motivazioni alla base di questa inversione sembrano, dunque, legate al bisogno di acquisire sempre più esperienze e competenze perché consapevoli che la laurea è diventata solo un punto di partenza e non più – come in passato – un punto di arrivo. Su questa scia si collocano le parole di Chiara Grosso, Presidente e CEO di FourStars, secondo la quale «i giovani d’oggi sanno bene che non è più sufficiente avere in tasca una laurea per poter entrare da subito nel mondo del lavoro. Per questo pretendono che i percorsi formativi non siano fatti di sola teoria, ma che diano la possibilità di sperimentare in prima persona i contesti professionali, per ritornare e poter mettere a frutto qui, le competenze acquisite». Parole che trovano consenso e condivisione nel mondo accademico: difatti, Maurizio Tirassa, professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Torino, sostiene che «non è un caso che i giovani chiedano per Natale un’esperienze all’estero. Lo fanno perché sperano di acquisire competenze, anche solo linguistiche, di costruire reti sociali e, in altri casi, di aprirsi vie di fuga dal destino italiano».

In sostanza, i fattori psicologici precursori di questo fenomeno sarebbero:

  • il mutamento di prospettiva grazie al ragionamento a lungo termine che induce le persone a imparare a differire nel tempo le ricompense, preferendo una soddisfazione più concreta e appagante nel lungo periodo rispetto ad una gratificante solo nell’immediato;
  • la voglia di affermarsi e di realizzarsi per soddisfare il proprio ego sempre alla ricerca di apprezzamenti e riconoscimenti, non solo dagli altri, ma in primis da se tessi.

Ecco, dunque, le mete preferite dai giovani:

  • l’Europa, che va per la maggiore (33%) con una preferenza per Germania (12%) e Regno Unito (15%), sempre considerati i Paesi con più opportunità di lavoro;
  • l’America (28%) con in testa New York (14%) e Los Angeles (11%);
  • gli emergenti Paesi asiatici (24%) tra cui la Cina resta la meta più ambita (15%).

Infine, la ricerca precisa che accanto al soggiorno internazionale i giovani per Natale sembrano però ancora apprezzare il classico regalo: il primato appartiene ancora agli oggetti hi-tech, frutto dell’esigenza di rimanere sempre connessi nell’era digitale in cui si è immersi.

La top ten delle preferenze giovanili:

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