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Nel nuovo spot Netflix si celebrano le produzioni originali italiane (e il potere dello storytelling)

Il potere dello storytelling è al centro anche del nuovo spot Netflix che celebra le produzioni originali italiane della piattaforma.
«In Italia le grandi storie esistono già. Basta solo raccontarle»: si conclude così il nuovo spot Netflix che celebra, in 60 secondi e sulle note di Ludovico Einaudi, alcune delle più recenti produzioni originali made in Italy della piattaforma. Dopo il successo della campagna globale “One story away“, il colosso dello streaming scommette sul mercato italiano e lo fa puntando, ancora una volta, sul potere unificante e crossmediale dello storytelling.
Il potere dello storytelling nel nuovo spot Netflix
«Una vacanza che non ti scordi; un papà su cui contare; una serata su di giri; una domenica da ricordare; una famiglia diversa; un ultimo abbraccio; un’impresa che sembrava impossibile»: sono queste le parole che accompagnano lo spettatore nella visione del nuovo spot Netflix dedicato al mercato italiano. Ad alternarsi sullo sfondo, in un crescendo emozionale e coinvolgente, sono le immagini di alcuni degli ultimi successi cinematografici prodotti dalla piattaforma, tra cui il docu-film Sulla mia pelle diretto da Alessio Cremonini, ma anche Ultras di Francesco Lettieri e i recenti L’incredibile storia de l’Isola delle Rose diretto da Sydney Sibilia e La vita davanti a sé di Edoardo Ponti e con Sophia Loren. A fare da colonna sonora allo spot è Experience, celebre composizione di Ludovico Einaudi contenuta nell’album del 2013 In a time lapse, familiare agli appassionati della piattaforma di streaming per essere stata la colonna sonora anche dell’ultimo episodio della serie Sense 8 diretta dalle sorelle Wachowski.
Le storie più vicine a noi sono capaci di portarci lontano. Proprio come quelle raccontate nei film originali italiani Netflix. pic.twitter.com/O25JrUyHtU
— Netflix Italia (@NetflixIT) December 31, 2020
Parole, immagini e musica contribuiscono, fin dai primi frame dello spot, a catapultare lo spettatore nell’universo delle produzioni originali Netflix. Un’universo fatto di storie reali, vicine al vissuto collettivo come può essere l’amore tra due adolescenti della Riviera Romagnola, ma anche storie ingiuste come la tragica vicenda di Stefano Cucchi, storie di diversità e integrazione, storie di riti e passioni come quello del tifo calcistico e, perché no, storie di imprese impossibili (ma che in fondo poi tanto impossibili non sono). Ancora una volta sono loro, le storie, le vere protagoniste della comunicazione del brand . Ancora una volta Netflix sceglie di raccontare e raccontarsi attraverso esse, rafforzando il legame con il proprio pubblico.
La frase conclusiva dello spot è allo stesso tempo un inno e una provocazione. Se da un lato, infatti, si celebra il potere unificante dello storytelling, e cioè la capacità del brand di raccontare storie vicine ai propri spettatori, dall’altro si legge tra le righe una velata accusa a chi quelle grandi storie avrebbe dovuto già raccontarle e invece non lo ha mai fatto. Che si tratti di un riferimento alla TV generalista? È difficile dare una risposta. Ciò che è certo è che, grazie a successi come Sulla mia pelle o la chiacchierata docu-serie SanPa, negli ultimi anni la piattaforma è riuscita con successo a raccontare le storie italiane in un’ottica internazionale, spogliandole di quel provincialismo che spesso caratterizza le produzioni nostrane, entrando a pieno titolo nella classifica dei “love mark” preferiti dagli italiani quando si parla di intrattenimento.
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