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Stop a fiere e congressi in presenza con l'ultimo DPCM: quale sarà il futuro dei pilastri del made in Italy?

Stop a fiere e congressi con l'ultimo DPCM: quale sarà il futuro dei pilastri del made in Italy?

Sopravvissuto a una crisi senza precedenti, il mercato fieristico italiano, che era ripartito per rilanciare e sostenere le eccellenze italiane, deve affrontare un nuovo stop.

Dopo aver affrontato difficoltà e incertezze a causa della pandemia da coronavirus, il DPCM del 7 agosto 2020 aveva ridato alcune certezze, stabilendo la ripresa di fiere e congressi dallo scorso 1° settembre 2020 e consentendo attività di preparazione di tali eventi già dal 9 agosto. Considerati i recenti sviluppi negativi relativi all’evolversi dell’emergenza sanitaria nazionale, però, il Governo, attraverso l’approvazione del DPCM del 13 ottobre e il successivo aggiornamento con il DPCM del 18 ottobre, ha definito nuove indicazioni per lo svolgimento di fiere e congressi. Con il peggioramento dell’emergenza, l’approvazione del DPCM del 24 ottobre ha vietato lo svolgimento di fiere e congressi, a meno che siano svolti con modalità a distanza.

fiere come strumento di marketing

Nell’economia italiana, costituita per oltre il 90% da PMI, il sistema fieristico rappresenta un fattore primario per il sostegno e la promozione del made in Italy e il rafforzamento della competitività delle imprese. Gli eventi fieristici costituiscono uno strumento fondamentale di marketing, offrendo alle imprese preziose opportunità di promozione, innovazione , aggiornamento e comunicazione. Favoriscono inoltre l’incontro di domanda e offerta, garantendo al tempo stesso la possibilità di osservare i competitor . È necessario anche considerare che creano valore non solo per le imprese e il mercato, ma anche per l’occupazione e il territorio, considerando anche l’indotto generato da trasporti, ricettività e ristorazione. Infine, oltre a rappresentare un luogo fondamentale per penetrare i mercati locali, è necessario considerare che le fiere rivestono anche un ruolo primario nell’internazionalizzazione e la crescita del sistema produttivo italiano, fornendo una vetrina internazionale alle aziende partecipanti.

Numeri e trend del movimento fieristico italiano pre Covid-19

Per comprendere meglio la centralità del settore fieristico può essere utile definirne le dimensioni. Secondo quanto emerso dalla ricerca “Le fiere come strumento di internazionalizzazione del Made in Italy” condotta da Deloitte nel 2019, si trattava di un mercato in controtendenza rispetto ad altri, caratterizzato da numeri positivi e una costante crescita in termini di quantità di visitatori ed espositori. Nel 2018 tale mercato ha generato un volume d’affari pari a circa 60 miliardi di euro (circa il 3% del PIL italiano), coinvolgendo più di 200mila espositori e più di 20 milioni di visitatori. Secondo le stime effettuate dall’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane nel 2018, dalla partecipazione a eventi fieristici origina il 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano e il 75,3% delle PMI italiane ritiene siano uno strumento indispensabile di sviluppo.

Se i dati riportati hanno fornito un quadro dettagliato ma statico di come il settore fieristico fosse prima di quest’anno e dell’emergenza coronavirus, l’Associazione Globale dell’Industria Fieristica aveva cercato di definire, attraverso studi internazionali, i trend futuri che avrebbero dovuto guidare il sistema fieristico nel corso di quest’anno:

  1. necessità di bilanciare l’offerta aziendale, considerando differenze e peculiarità delle diverse economie locali, per rimanere competitivi;
  2. sostegno alla sostenibilità attraverso molteplici sforzi e investimenti;
  3. necessità di mantenere e alimentare la fiducia dei clienti, indispensabili per il successo degli eventi fieristici, offrendo un’esperienza unica;
  4. fusione di diversi format espositivi e di conseguenza sviluppo di nuove competenze, legate anche al digitale, innovando e individuando nuovi fonti di ricavo e costi;
  5. unione di unicità e diversità, collaborando al tempo stesso con altri player per favorire l’innovazione e il successo del settore.

LA pandemia dA Covid-19: uno shock per il sistema fieristico

Le previsioni esposte non avrebbero mai potuto predire ciò che è successo a fine febbraio. L’Italia, come il resto del mondo, si è trovata a fronteggiare un’emergenza pandemica che ha creato grandi difficoltà a livello economico e commerciale, alimentando incertezza sul futuro e bloccando gli scambi internazionali. Se è vero che tutti i settori hanno subito il contraccolpo di questa situazione, le manifestazioni fieristiche sono state tra le prime attività a pagarne le conseguenze. Gli eventi fieristici, che per natura comportano l’incontro di persone da ogni luogo di Italia e del mondo, sono stati fermati per tutelare la salute dei cittadini e frenare la diffusione del virus.

L’emergenza ha colpito duramente proprio nei mesi di maggior attività del sistema fieristico, con l’impossibilità di stabilire con certezza una eventuale ripresa di fiere e congressi. Tuttavia, dimostrando resilienza e iniziativa, le fiere hanno prontamente reagito rinviando e riprogrammando gli eventi, nella difficoltà però di dover conciliare gli eventi all’interno di complessi calendari internazionali. Per quantificare queste difficoltà, si consideri che, secondo alcuni dati di AEFI, in Italia da marzo a luglio sarebbero state annullate e/o rimandate 88 fiere internazionali e 93 nazionali. Tuttavia, non sono state scelte indolori per le imprese, che si sono trovate così a fronteggiare danni economici, ancora non precisamente quantificabili.

Le ripercussioni di questa emergenza hanno colpito duramente organizzatori e territori, abbattendosi su molte aziende che, direttamente o indirettamente, sono coinvolte nel sistema fiere. I danni riguardano infatti sia le imprese che partecipano alle fiere in qualità di espositori o clienti, che gli attori della filiera che in diversi modi rendono possibile lo svolgimento delle fiere, partendo dalle società che si occupano di allestimenti, illuminazioni, pulizie e montaggi fino a quelle che si occupano di trasporti, ricezione e ristorazione.

Le imprese partecipanti si sono trovate a fronteggiare ingenti danni economici che hanno messo a rischio la sopravvivenza delle stesse, derivanti dall’improvvisa mancanza di fonti di ricavi, crescita e internazionalizzazione, a fronte di spese già sostenute, mesi di organizzazione persi e mancanze di certezze per il futuro circa una eventuale ripresa di fiere e congressi. In assenza di tali eventi, poi, sono venute a mancare opportunità di networking con altre imprese e di incontro di nuovi clienti, anche esteri.

NUOVE REGOLE E OBBLIGHI PER LA RIPRESA DI FIERE E CONGRESSI

Dopo aver superato la fase critica dell’emergenza e con la ripartenza di molte attività, il DPCM del 7 agosto 2020 ha permesso la ripresa di fiere e congressi. Dal 9 agosto sono state consentite le attività di preparazione di eventi fieristici che non comportino accesso di spettatori, mentre solo a partire dal 1° settembre 2020 è stata concessa la possibilità di realizzare nuovamente eventi e congressi, rilanciando il sistema fiere. Con la consapevolezza che per un certo periodo di tempo sarebbe stato necessario convivere con il virus, tutti gli attori del settore hanno ripensato e riprogettato l’organizzazione degli eventi e il loro svolgimentorispettando le norme igienico-sanitarie indicate dal Comitato tecnico-scientifico (CTS) per la prevenzione e la sicurezza nei confronti degli altri partecipanti, imprese e clienti. L’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane (AEFI) ha cercato di aiutare le imprese in questi sforzi proponendo incontri online volti a condividere informazioni e indicazioni per una ripartenza di successo.

Fonte: AEFI

Le procedure e le novità hanno riguardato, come già avvenuto in altri settori, il rispetto del distanziamento sociale, sia in fase di allestimento che di esposizione, il corretto utilizzo dei DPI, la sanificazione degli ambienti e controlli sanitari all’ingresso e all’uscita. In aggiunta, le fiere hanno dovuto predisporre un presidio medico in fiera, definire percorsi di ingresso, spostamento e uscita e mettere a disposizione prodotti per la sanificazione. In alcuni casi, per garantire una gestione ottimale dei flussi di presenza, è stato necessario valutare l’eventuale allungamento degli eventi, consentendo di prenotare le visite. Il rispetto dei massimi standard di igiene e sicurezza è fondamentale, ma lo è altrettanto comunicare adeguatamente e con chiarezza le misure implementate, così da conquistare la fiducia di clienti e imprese, anche nell’ottica di una ripresa futura. Una comunicazione efficace, comunque, richiede appositi segnaletica e materiale informativo e l’eventuale ricorso a personale addetto al controllo del rispetto delle regole. Per facilitare l’attrazione di clienti, fiere e congressi potrebbero fornire anche indicazioni relative a trasporti, soggiorno e territorio.

Una eventuale ripartenza futura, senza divieti, potrebbe trasformarsi in un’opportunità, accelerando la digitalizzazione di fiere e congressi, già avviata in questi mesi, e favorendo l’adozione di nuove tecnologie e lo sfruttamento delle potenzialità del virtuale e del web. Fermo restando la centralità di fiere e congressi quali luoghi insostituibili di networking, si tratta di strumenti che potrebbero svolgere un ruolo complementare agli eventi fisici, garantendo l’accesso a chi fosse impossibilitato a viaggiare e un’esperienza ancor più unica e a 360 gradi. Per accelerare la ripresa futura, potrebbe risultare efficace anche la creazione di partnership. Una crisi senza precedenti potrebbe rivelarsi il boomerang decisivo per la definitiva integrazione del digitale, avvicinando fiere e congressi al futuro.

Ad oggi, alla luce degli sviluppi riguardanti l’evolversi dell’emergenza pandemica, la situazione del sistema fiere è avvolta però da nuove incertezze. Con l’approvazione del DPCM del 24 ottobre (in vigore fino al 24 novembre), è stato vietato lo svolgimento di fiere ed eventi di qualunque genere e, confermando quanto indicato nel precedente DPCM del 13 ottobre e nel successivo aggiornamento con il DPCM del 18 ottobre, sono state sospese le attività congressuali che non siano svolte a distanza. L’evoluzione della situazione rimane strettamente legata all’andamento dell’emergenza sanitaria.

DOPO LO stop a eventi e fiere quando riprenderanno si potrà richiedere il “Bonus fiere 2020”

Per supportare la ripresa del settore sono stati predisposti diversi strumenti, introducendo nuove agevolazioni e prolungando altre forme di sostegno già in essere. Una misura importante è sicuramente il cosiddetto “Bonus fiere”, ossia la possibilità per le PMI di usufruire di un credito d’imposta del 30%, entro un limite massimo di 60mila euro e fino al raggiungimento di una copertura complessiva di 5 milioni di euro nel 2020, sulle spese sostenute dalle imprese per la partecipazione a fiere e manifestazioni commerciali all’estero che siano state disdette a causa dell’emergenza sanitaria. Le spese che rientrano nella misura così definita sono quelle relative all’affitto e all’allestimento degli spazi espositivi e alle attività di promozione e comunicazione dell’evento.

La misura, inizialmente predisposta per il 2019, è stata prolungata per il 2020 attraverso il Decreto Liquidità (Legge 8 aprile 2020, n.23) ed è stata estesa attraverso il “Decreto Rilancio” (Legge 17 luglio 2020, n.77), che ha incrementato la copertura complessiva di 30 milioni. Si tratta di un incremento volto a consentire l’accesso a tale credito d’imposta alle imprese diverse dalle PMI e agli operatori del sistema fieristico.

Oltre a quanto detto, il governo ha deciso di rilanciare il made in Italy attraverso finanziamenti agevolati SIMEST per la partecipazione a fiere internazionali in Italia e grazie a interventi dell’agenzia ICE attraverso il “Patto per l’Export“, presentato l’8 giugno 2020, di cui il sistema fieristico rappresenta uno dei pilastri. A tal proposito, il Sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri Manlio Di Stefano, intervenendo in apertura al webinar “Il futuro delle fiere del 23 giugno 2020, ha ricordato gli sforzi dell’ICE a sostegno del settore fieristico, quali ristori per fiere cancellate nel 2020, mini-fiere autunnali, esenzione dal pagamento della quota di partecipazione per fiere nel 2021.

Al termine dell’attuale stop e con la conseguente ripartenza del settore, sarà dunque possibile accedere al “Bonus fiere” e agli altri strumenti presentati.

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