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Occupazione diplomati tecnici: spingere o meno i diplomati al lavoro?

Occupazione diplomati tecnici: spingere o meno i diplomati al lavoro?

Quanti sono e quali sono le opportunità per diplomati tecnici in un paese dove l'imprenditoria ha un altissimo valore?

Il vicepresidente della Camera di Commercio di Cuneo Mauro Gola ha rivolto un appello a tutti coloro che, per i propri figli, dovranno scegliere quale percorso scolastico intraprendere quest’anno dopo il conseguimento del diploma di scuola media. L’obiettivo sembra quindi quello di spingere i propri figli a trovare la strada più adatta alle loro potenzialità. Il testo, però, divulgato attraverso una lettera aperta, non sembra essere stato accolto nel modo migliore dal web, convinto, in una sua consistente parte, si sia trattato di un invito a non proseguire la propria carriera scolastica e accademica.

«Cari genitori, tanti di voi, si trovano in questi giorni ad affrontare una difficile decisione: la scelta della scuola superiore per il proprio figlio. Una scelta dalla quale dipenderà gran parte del suo futuro lavorativo, ma che spesso viene fatta dando più importanza ad aspetti emotivi e ideali, piuttosto che all’esame obiettivo della realtà», principia Gola, riassumendo in poche righe i possibili timori e le perplessità di molti genitori. Al problema, però, contrappone una soluzione, convinto della sua efficacia: «Ed ecco il consiglio che gli industriali cuneesi vogliono darvi. Riteniamo che la cosa più giusta da fare sia capire quali sono le figure che le nostre aziende hanno intenzione di assumere nei prossimi anni e intraprendere un percorso di studi che sbocchi in quel tipo di professionalità».

La sua sembra essere, quindi, la tipica posizione di un manager che – dati alla mano – è in grado di dare, della propria Regione, una stima sulla possibilità occupazionale. Nei genitori risiede così la responsabilità di trovare il lavoro su misura delle competenze dei propri figli e contemporaneamente agire nel bene del proprio territorio. Sicuramente un discorso di parte, ma che potrebbe essere letto come un invito a non disprezzare una carriera lavorativa – da operaio – che garantisca anche una formazione specializzata indispensabile al nostro Paese.

«Nel 2017 le aziende cuneesi nel loro complesso, presi in considerazione industria, artigianato, commercio, agricoltura e servizi, hanno dichiarato di assumere circa 40.000 nuovi lavoratori. Di questi, il 38% sono operai specializzati, il 36% tecnici specializzati nei servizi alle aziende, il 30% addetti agli impianti e ai macchinari. Il resto, marginale, sono gli altri ruoli aziendali, che sebbene fondamentali ed irrinunciabili, occuperanno poche unità», continua il vicepresidente, assicurando ai ragazzi che vorranno ricoprire tali cariche che troveranno immediatamente lavoro.

Occupazione diplomati tecnici: alcuni dati

L’appello di Mauro Gola, anche presidente di Confindustria Cuneo, deve essere preso per quello che è, senza lettura tra le righe. È, infatti, il tentativo di un leader del settore industriale di richiamare a sé nuova forza lavoro, in un campo che ha acquisito un’importanza territoriale e nazionale di un certo spessore.

A confermare il valore dell’incremento di occupazione dei diplomati tecnici e professionali è un report pubblicato dalla Fondazione Agnelli, curato assieme a CRISP – Università di Milano Bicocca e con il supporto operativo dell’Ufficio statistico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e della Direzione Generale dei Sistemi Informativi, dell’ innovazione Tecnologica e della Comunicazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS). Tale studio è stato presentato l’1 febbraio 2018 alla presenza del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli.

Dopo una panoramica iniziale che sottolinea la presenza, in Italia, di ben undici indirizzi formativi divisi nei settori Economico e Tecnologico, pensati appositamente per favorire l’occupazione dei diplomati, l’attenzione si sposta sui dati reali, ovvero sulla percentuale (e sul valore assoluto) di studenti tecnici dislocati tra il Nord, il Sud e il Centro rispetto ai colleghi dei licei. I dati sono, in effetti, interessanti: metà dei diplomati che lavorano ha già raggiunto una posizione lavorativa stabile (il 22,2% – nello specifico – ha un contratto a tempo indeterminato e circa il 27,6% è inserito in un percorso di apprendistato che potrebbe rappresentare il primo passo per un rapporto di lavoro permanente).

Ulteriori analisi sono state svolte su parametri ben più precisi, come status occupazionale, Indice di Occupazione, tempo di attesa per la prima occupazione significativa, distanza da casa del lavoro, tipologia di contratto a distanza di due anni dal diploma e coerenza della qualifica. Dopo un periodo di inoccupazione o di svolgimento di lavori saltuari di breve durata, i diplomati attendono infatti in media sui 263 giorni prima di trovare un’occupazione stabile. La mobilità si mostra alquanto contenuta: nella maggioranza dei casi non si va oltre il proprio comune di residenza o oltre la provincia, raggiungendo una distanza media di 40 chilometri.

Ciò che forse più rattrista è vedere che, a due anni di distanza dal diploma, solo un diplomato su tre (34,3%) degli occupati svolge un lavoro coerente con il titolo di studi conseguito: poco più della metà (51,3%) deve accontentarsi di un lavoro qualsiasi, mentre il 14,4% svolge professioni trasversali e accessibili. Di contro, risulta rassicurante vedere come, nel corso del tempo, le opportunità lavorative stiano migliorando rispetto al passato, segnalando già un aumento non da poco dal biennio 2011/2012 a quello 2013/2014. Che sia davvero un’ottima occasione per le nuove generazioni?

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