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I papà sul web: genitori sempre più digitali e daddy blogger

Papà sul web: genitori sempre più digitali e daddy blogger

Chi sono i daddy blogger e cosa scrivono i papà sul web? Ecco come i padri (Millennial e non) sfruttano le tecnologie per essere sempre più vicini ai figli

Il ruolo della donna all’interno della famiglia e della società è cambiato molto negli ultimi decenni, ma è cambiata anche l’immagine tipica del papà. Se per molto tempo la figura paterna è stata associata esclusivamente al lavoro fuori casa, oggi la sua presenza non solo a casa ma anche sul web è una realtà sempre più evidente. Infatti, prima di parlare dei papà sul web è necessario ricordare come sta cambiando il loro ruolo all’interno del nucleo familiare: nonostante ci sia ancora un divario per quanto riguarda la divisione delle responsabilità genitoriali, si può dire che le cose stanno cambiando in maniera positiva anche in Italia dove, per esempio, dal 2008 al 2015 è salito dal 7% al 15% il numero di permessi per congedo parentale richiesti dai papà che restano a casa per accudire i neonati trascorso il periodo di maternità obbligatorio.

Sono segnali positivi, come lo è anche il crescente numero di blog e di account social creati da genitori sempre più attivi e aggiornati. E così aumenta anche il numero di papà sul web, pronti a utilizzare i mezzi digitali a disposizione, dai social media ai blog, per diverse ragioni: alcuni vogliono condividere la propria esperienza, così come ansie e frustrazioni; altri vogliono confrontarsi con altri papà, imparare, provare a diventare genitori migliori; altri invece vogliono avvicinarsi ai propri figli, cercando di sfruttare le soluzioni digitali per accompagnare nel miglior modo possibile le diverse tappe della loro vita. Chi sono, allora, i daddy blogger e cosa fanno questi papà sempre più digitali?

Soluzioni digitali e un aiuto ai papà (Millennial ma non solo)

Le tecnologie digitali possono essere un importante alleato dei papà di oggi. Partendo dai più giovani, i papà Millennial sono sempre più impegnati nell’educare e assistere i propri figli. Secondo i dati di Think with Google, infatti, l’88% dei papà appartenenti a questa generazione crede che sia importante essere ‘il papà perfetto’ e non è un caso, allora, se 7 padri su 10 cercano informazioni online su diversi aspetti, come video con consigli genitoriali (62%), video sulla salute dei bambini (59%), recensioni di prodotti per l’infanzia (55%), informazioni sulla gravidanza e lo sviluppo del bambino (46%). Nella stessa ricerca, condotta su un campione di 673 padri statunitensi, il 58% degli intervistati ha dichiarato di mettere la famiglia davanti agli impegni lavorativi per la maggior parte del tempo.

Uno studio condotto da IP Warehouse su 5250 papà (tra i 25 e i 35 anni) ha rivelato come questi papà Millennial siano più propensi a fornire assistenza ai propri figli rispetto alle generazioni precedenti. Un cambiamento, questo, in parte dovuto all’affermazione della donna nel mercato del lavoro e alla necessità di dividersi i compiti, ma anche a un cambio di mentalità nel vivere l’esperienza della genitorialità.

Lo spot di Vodafone Portogallo rende perfettamente l’idea di come le tecnologie e le telecomunicazioni digitali consentano di accorciare le distanze e di aiutare i papà a essere sempre presenti nella vita dei propri figli, anche di quelli ormai già grandi e che sono lontano da casa. Il video mostra un insolito scenario per una videochiamata: una barchetta da pesca in un lago. Un figlio comunica al proprio padre di star diventando anche lui papà. L’emozione è grande al punto che il padre sembra dimenticarsi che in realtà si tratti di una videochiamata.

Non sono solo i Millennial a reputarsi papà moderni, anzi. Lo spot di Vodafone Spagna, lanciato in occasione della festa del papà 2018, mostra il momento in cui un figlio insegna a suo padre (anziano) a condividere fotografie sullo smartphone, illustrando così una realtà sempre più attuale: gli over 50 sono sempre più attivi online. Infatti, ha un profilo social il 59% degli utenti Internet tra i 55 e i 64 anni, il 48% di quelli compresi tra i 65 e 74 anni e il 41% degli over 75, secondo i dati del report 2017 “Adults’ media use and attitudes” di Ofcom. Come conseguenza di ciò, dunque, aumentano anche i papà sul web appartenenti alla generazione dei baby boomer, pronti ad utilizzare i mezzi digitali per comunicare con i propri figli.

Daddy blogger: chi sono e cosa raccontano i papà sul web?

Come dimostrano tutti questi studi, ci sono sempre più padri che sfruttano le nuove tecnologie per cercare di diventare dei “papà migliori”. Da “Come fare?” a “Dove andare?” e “Cosa comprare?“, molte sono le domande alle quali i daddy blogger provano a rispondere.

Papà che offrono consigli ad altri papà (e mamme), sfoghi da genitore a genitore, racconti della propria esperienza: alcuni di questi blog contengono delle vere guide su come aiutare i propri figli ad affrontare gli ostacoli e le sfide associate alle diverse fasi della vita. Al di là degli argomenti e dei dubbi più comuni tra i neo-papà, ci sono anche genitori che aiutano altri a essere aggiornati sulle nuove tecnologie usate dai più piccoli, consentendo loro di diventare più consapevoli dei vantaggi e dei rischi del mondo virtuale, potendo così istruire meglio anche i propri figli.

Francesco Facchini, mobile journalist e autore del blog “Sharingdaddy – storie di un papà single parla così del suo impegno digitale: «Voglio raccontare, stimolare, educare, far vivere e far apprezzare la straordinaria bellezza del web e le possibilità che nasconde per un percorso adatto a genitori e bambini: insieme.» Il blog, diviso per categorie (quali “avventure“, “digital life” e “daddy’s life“) e condiviso anche su Facebook e Twitter, propone contenuti come eventi, gite, città ma anche consigli alimentari, suggerimenti di giochi e libri.

Diversi papà sul web, poi, si occupano della recensione di prodotti per l’infanzia o luoghi da visitare e ristoranti: è il caso di Ricky Shetty e il suo blog che si concentra su viaggi in famiglia (con bambini piccoli), parte del #DaddyBloggerWorldTour.

Altri blog offrono dei consigli su come usare le reti sociali o, nel caso di John Adams, papà e autore del blog “Dad blog UK.com”, per esempio, su come non usarli. John porta l’esempio di un papà che ha deciso di documentare, attraverso un video, la punizione imposta al figlio che consisteva nell’andare a piedi a scuola. L’autore spiega che quello è solo uno dei tanti video condivisi da genitori, creati per far sì che i figli provino vergogna per la loro cattiva condotta. Bryan Thornhill, padre del bambino in questione, ha usato questo metodo per provare a insegnare al figlio a non maltrattare i suoi compagni a scuola, poiché era stato accusato di bullismo. Per John si tratta di un’umiliazione controproducente, che può danneggiare molto il rapporto genitori-bambini o adolescenti.

In Italia il fenomeno dei daddy blogger è ugualmente diffuso e i papà italiani più digitali parlano dei più svariati argomenti, alcuni in maniera molto ironica e divertente, come per esempio Federico Molinari, nel suo blog “Vita da Papà“, e Silvio Petta che da oltre cinque anni gestisce la community “Superpapà“, un gruppo Facebook molto attivo che conta più di 7500 membri. Sul sito di Superpapà  si scrive un di tutto e si cerca di «diffondere in rete la cultura e il valore della paternità»: consigli pratici e suggerimenti relativi all’educazione dei bambini, sport e tempo libero, viaggi, web e segnalazione di eventi di interesse per bambini e genitori. Daniele Tarenzi, invece, gestisce il blog “Papà imperfetto” dove, tra tante altre cose, è possibile trovare anche ricette da realizzare insieme ai propri figli, qualcuna contenente anche dei video tutorial e dove parallelamente si analizzano tematiche come l’orario giusto per mettere i bambini a letto oppure fecondazione assistita.

La Fondazione per l’Educazione Finanziaria e il Risparmio propone, invece, una serie di interviste a diversi daddy blogger italiani che affrontano tematiche come la gestione economica o consigli su come fornire ai figli un’adeguata educazione al risparmio e all’uso del denaro. Esistono, infatti, diversi esempi in Italia che testimoniano come i papà sul web siano sempre più attivi, affrontando le più svariate tematiche relative al rapporto con i figli e alle responsabilità genitoriali da ogni angolazione.

Parliamo dei pregiudizi (perché forse ci sono ancora)

Se da un lato si cerca di sottolineare sempre di più la necessità (e il dovere) di una ripartizione paritaria delle responsabilità genitoriali, dall’altra parte ci sono alcuni fattori che ostacolano il raggiungimento di questo obiettivo, tra cui la paura della disapprovazione sociale da parte di colleghi e datori di lavoro, spesso legati a pregiudizi infondati e di carattere sessista.

Federico Vercellino, in un articolo per il blog ‘Alley Oop’ de Il Sole 24 Ore, racconta la reazione avuta da una conoscente quando le ha comunicato che avrebbe scritto su un blog sulla paternità: «Non vorrai davvero fare la figura del mammo?». Un commento che certamente mette in evidenza che ci sono ancora pregiudizi, cosa che ha portato l’autore ad affermare che «esiste una questione maschile», ancora oggi e a cui bisogna porre fine.

Dave Hornby, papà inglese di 32 anni e autore del blog The Dadventurer, è un ottimo esempio di come i daddy blogger possono contribuire a creare consapevolezza in questo senso. Dave è uno tra i 250mila papà del Regno Unito che hanno deciso di restare a casa e prendersi cura dei figli a tempo pieno, un numero che è raddoppiato negli ultimi 20 anni, secondo l’Office of National Statistics. Il suo blog è partito nel 2014 e lì ha iniziato a condividere contenuti sulla propria esperienza di padre insieme alla figlia Elle.

Essere genitore non è un compito semplice e spesso il tempo a disposizione, tra casa e lavoro, è molto poco. Secondo Think with Google, i papà spesso sfruttano i “tempi morti”, come l’attesa del pranzo, per cercare risposte ai loro dubbi e perplessità riguardo alla crescita dei bambini, anche perché spesso per molti si tratta degli unici momenti liberi a disposizione. E per chi, a differenza di Dave, non ha la possibilità di assistere i propri figli a tempo pieno, può valere la frase de “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco: «Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza». 

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