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Clausola di "parity rate": pratica anticoncorrenziale?

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Può esser considerata anticoncorrenziale la clausola di parity rate che obbliga l’hotel a garantire lo stesso prezzo su tutti i canali?

Le agenzie antitrust europee tentano di mettere al bando la clausola di “parity rate“, ovvero quella clausola posta in un contratto tra albergatore e OTA (Online Travel Agencies) che obbliga l’hotel a garantire il medesimo  prezzo su tutti i canali distributivi.

Il caso di Hotel Reservation Service (HRS)

Già agli inizi del 2015 la Corte di Düsseldorf con un provvedimento ha espunto tutte le clausole di parity rate presenti nei contratti stipulati tra gli albergatori tedeschi e l’OTA Hotel Reservation Service (HRS), tra i leader mondiali del settore. Probabilmente HRS si rivolgerà alla Corte di Giustizia Federale tedesca, anche se un ribaltamento della sentenza sembra, al momento, quantomeno improbabile.

Tale decisione, nondimeno, ha convinto le agenzie antitrust europee ad interrogarsi sulla conformità giuridica di tali disposizioni contrattuali e, conseguentemente, a fare pressioni sulle OTA affinché le clausole di parity rate vengano espunte dai contratti.

Il caso di Booking.com

Sempre in Germania, nell’Aprile 2015, il Garante per la tutela della concorrenza tedesco (il cd. “Bunderskartellamt“) ha proibito a Booking.com di utilizzare questa particolare clausola al fine di garantire maggiore competitività al settore.

L’Antitrust tedesca ha pertanto ordinato che tutte le clausole di parity rate in favore di Booking.com vengano espunte entro e non oltre il 31 gennaio 2016. Ciò si traduce nella piena libertà degli albergatori tedeschi di pubblicare sui propri portali ufficiali prezzi di vendita inferiori rispetto a quelli pubblicati da Booking.com.

Una decisione inaspettata, visto il recente compromesso proposto dall’OTA del Gruppo Priceline (cfr. Booking.com) ed accettato dalle Autorità Antitrust italiana, francese e svedese, secondo cui gli albergatori possono offrire tariffe più basse ad altre OTA e rispettare la clausola di parity rate soltanto per le prenotazioni dirette che non provengano dalla loro clientela fidelizzata.

Le reazioni al provvedimento

Esulta Federalberghi, con un comunicato sul proprio portale:

«Con questa decisione, la Germania ribadisce la propria sintonia con l’Italia e la Francia e consolida il gruppo dei Paesi europei che hanno deciso di vietare le pratiche anticoncorrenziali imposte dai portali di prenotazione».

Comprensibilmente amareggiato, il presidente di Booking.com, Gillian Tan, ha dichiarato:

«Non solo permettiamo ai consumatori di risparmiare soldi e tempo, ma rappresentiamo un canale efficiente per gran parte degli hotel che non possono permettersi di promuovere il proprio brand a clienti locali e internazionali. La parità tariffaria è stata ideata per assicurarsi che i consumatori non dovessero controllare centinaia di siti alberghieri per trovare il prezzo migliore, permettendo a siti come Booking.com ed altri di ottenere un’efficienza di advertising al posto degli hotel».

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