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Ad blocker: perché gli utenti li utilizzano e come 'sopravvivere' ad essi

blocco ads

La ricerca condotta da Teads.tv rivela un incremento, al 2015, di utenti votati agli ad blocker per bloccare gli annunci pubblicitari sul web.

Da quando i social media e le piattaforme di video sharing, insieme ai siti web tradizionali, hanno introdotto banner pubblicitari sempre più intrusivi e performanti, è aumentata per converso la tendenza dell’utente ad utilizzare gli ad blocker. Si tratta di applicazioni e programmi specifici che bloccano i messaggi pubblicitari, ritenuti il più delle volte fastidiosi e poco graditi. La ricerca condotta da Teads.tv fa emergere dati interessanti sulla fruizione di ad blocker su scala internazionale, rilevando che il 25% degli utenti tedeschi si serve regolarmente dei programmi in questione, seguiti dal 21% del Regno Unito, percentuale che a sua volta ha subito un incremento pari all’82%.

uso ad block per mese

Oltre ai banner pubblicitari display, gli ad blocker combattono anche la pubblicità video, causando alle aziende enormi perdite di revenue: sempre in Germania, patria del popolare Adblock Plus, la monetizzazione derivata dagli adv web si è bloccata al 62%. Queste percentuali si riferiscono all’utilizzo di ad blocker su dispositivi fissi, ma la tecnologia anti banner si è diffusa anche su mobile, tanto che iOS 9 consente di installare le applicazioni indicate direttamente dal browser Safari.

ad blocker market share

Non appena rilasciate, infatti, le app di ad blocker si sono subito posizionate in vetta alla classifica dell’Apple Store, un ulteriore campanello d’allarme per publisher e aziende: gli utenti sono sempre meno disposti a pagare per ricevere contenuti, un colpo ancora più basso se consideriamo che molti publisher e aziende si sono rivolti al digitale vista l’ormai scarsa penetrazione del cartaceo. È impensabile perdere anche quel 25% di revenue proveniente dal web.

Questo ed altri motivi hanno indotto i publisher ad adottare diverse strategie per contrastare gli ad blocker, tra le quali si sono palesate anche azioni legali, risoltesi il più delle volte a favore degli utenti e degli ad blocker com’è successo in Germania. Altra strategia è quella dell’approccio educativo: Page Fair si è rivolta direttamente alla coscienza degli utenti, pregando di prestare attenzione agli annunci e di elargire piccole donazioni ai publisher, ottenendo in risposta un misero 0,33% di utenti che hanno rimosso gli ad blocker. Con l’aiuto della tecnologia, invece, si è cercato di ostacolare gli ad blocker stessi permettendo la visione degli annunci pubblicitari, una strada ancora molto lunga e perigliosa.
top paesi che hanno bloccato

I motivi che stanno alla base dell’installazione di ad blocker sono vari e fondati. In primo luogo, molti sono i dubbi relativi al rispetto della privacy e alla raccolta di dati personali. Altro motivo del tutto comprensibile è la scarsa attitudine a sopportare l’invasione di annunci pubblicitari: secondo uno studio condotto da IAB U.K., il 73% degli ad blocker sono stati installati perché gli utenti preferiscono non essere intralciati nella navigazione, mentre il 55% pensa che addirittura i banner abbiano un design fastidioso. Altre motivazioni sono la lentezza delle performance di navigazione (54%) oltre alla non pertinenza dell’annuncio (46%).

Le regole da seguire per evitare perdite a causa degli ad blocker

  1. Evitare unità interstiziali e pop-up

Questo tipo di annunci induce l’utente a scappare via dalla pagina ricercata, lasciando un impatto negativo. Sarebbe opportuno non implementarlo.

  1. Sfruttare formati pubblicitari skippabili

Una ricerca condotta da Integral Ad Science rivela che meno del 40% delle impression va oltre i 2 secondi, a causa di formati non skippabili. L’utente preferisce così abbandonare i contenuti.

  1. Posizionare gli annunci strategicamente e limitarne il numero per utente

Molti annunci pubblicitari hanno un effetto disastroso sulle performance del sito web, risultato che peggiora se fruito via mobile. I formati nativi, come quelli outstream possono incoraggiare l’esperienza dell’utente.

  1. Contestualizzare il targeting per una miglior pertinenza

Più del 52% degli utenti sostiene che preferirebbe guardare un annuncio se questo fosse pertinente al contenuto fruito. La strada più opportuna, dunque, è quella della pubblicità contestuale.

  1. Ottimizzare prima di tutto per il mobile

La maggior parte del tempo trascorso sul web e digital è fruita via mobile (60%), motivo per il quale i publisher dovrebbero ottimizzare la visuale per i formati inferiori a quello desktop. Responsive è la parola chiave.

  1. Adattare la lunghezza del video in base al dispositivo

Di conseguenza, il formato dell’adv dev’essere commisurato alla dimensione video del dispositivo.

  1. Lasciare che l’utente controlli l’audio di un video advertising

Controllare l’audio dell’adv o disattivarlo, può incoraggiare l’utente a rimanere sulla pagina ricercata.

  1. Raccogliere i dati degli utenti responsabilmente

Il 92% degli utenti negli Stati Uniti e nel Regno Unito si preoccupa della propria privacy, ecco perché le aziende dovrebbero assicurare un trattamento dati più consapevole e sostenibile.

  1. Essere prudenti quando si distribuiscono annunci su dispositivi mobile nel caso in cui il piano dati fosse limitato

Gli annunci pubblicitari hanno di solito un ingente carico dati, ostacolo per quei piani tariffari a MegaByte limitati. È opportuno intervenire anche su questo.

  1. Ottimizzare gli annunci in base alle metriche standard di viewability e coinvolgimento

Minimizzando i costi si tende a trascurare la qualità del contenuto adv: errore grossolano che induce non solo a skippare la pubblicità, ma anche ad abbandonare i contenuti.

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