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YouTube vieta le challenge: la decisione dopo un caso di cronaca e per rendere più accogliente la piattaforma

YouTube vieta le challenge: perché una decisione simile

YouTube vieta le challenge dopo che fenomeni come la Bird Box Challenge erano diventati virali e causato non pochi problemi.

YouTube vieta le challenge, le sfide come quella delle pastiglie di detersivo da ingoiare o della pinta di birra da mandare giù alla goccia che in questi anni hanno appassionato migliaia di adolescenti e non solo, non senza rischi per la loro incolumità fisica.

L’annuncio è stato dato qualche giorno fa sui canali social ufficiali della piattaforma e aggiornando le linee guida di YouTube.

«Non tolleriamo i contenuti concepiti per incitare alla violenza o incoraggiare attività pericolose o illegali che comportano il rischio di gravi infortuni o di morte», hanno scritto infatti gli sviluppatori di casa Google, riferendosi appunto in particolar modo a «sfide che incoraggiano attività che comportano il rischio di gravi danni fisici; scherzi che inducono chi ne è vittima a temere per la propria incolumità; che causano stress emotivo nei minori».

Youtube vieta le challenge: cosa c’è dietro a una scelta simile

L’intento sembra chiaro: rendere la piattaforma un luogo davvero confortevole e accogliente per i suoi utenti, tutti. Non a caso YouTube vieta le challenge con un occhio di riguardo specialmente nei confronti dei minori – una fetta ormai consistente di pubblico – più vulnerabili davanti a contenuti forti, non perfettamente in grado di distinguere cosa è divertente e privo di rischi da cosa invece può causare danni anche gravi alla propria persona o agli altri, quando non rivelarsi addirittura potenzialmente letale, e senza contare il fantomatico spirito d’imitazione accentuato in questa fetta di utenti.

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A ben guardarle, infatti, tutte le sfide che hanno spopolato in questi anni hanno una caratteristica comune: sono diventate popolari – meglio, virali – grazie a un meccanismo esplicito di imitazione. È difficile sottrarsi al gioco quando si è coinvolti da un amico che lo abbia già provato e che, per di più, sia riuscito nell’impresa, per quanto disperata possa manifestarsi da subito. Non c’è altra ragione, insomma, per ingoiare una dose di detersivo, imitare per minuti e minuti un manichino o seguire alla lettera gli ordini di un curatore anche quando questi ordini hanno a che vedere con l’arrampicarsi all’ultimo piano di un palazzo e altre azioni pericolose simili, se non poter dire l’ho fatto anch’io.

Le challenge sui social, insomma, sembrano portare all’estremo negativo l’idea stessa di gamification.

La #BirdBoxChallenge è la ragione per cui Youtube vieta le challenge?

Non a caso c’è chi sostiene che se YouTube vieta le challenge ora, e con un certo ritardo rispetto a fenomeni popolari come era stata per esempio la Blue Whale Challenge appunto, è in riferimento, non troppo velatamente, alla cronaca più recente. Gli ultimi giorni del 2018 e i primi del 2019 sono stati, infatti, i giorni della Bird Box Challenge. Bastava cercare l’ hashtag su Twitter o Instagram o fare una ricerca su YouTube per imbattersi in video i cui protagonisti provavano a muoversi bendati in casa, tra gli scaffali del supermercato, in strada, nel traffico. Qualcuno addirittura, una diciassettenne dello Utah, ha guidato bendato con un esito tragico, com’è facile immaginare.

La sfida? Era imitare Malorie e i suoi due bambini, i protagonisti di Bird Box, una thriller serie firmata Netflix e interpretata tra gli altri da Sandra Bullock, che a solo una settimana dall’uscita era stata vista da 45 milioni di utenti. Per sopravvivere alle terrificanti creature che popolano la realtà distopica in cui vivono, infatti, i protagonisti della serie sono costretti a indossare una benda: da qui la pericolosa sfida da riprodurre nella vita reale accettata da molti fan, tra cui anche youtuber con grande seguito e piccole star della piattaforma. Il trend aveva destato tanta preoccupazione al punto che, prima ancora dell’intervento di YouTube, anche Netflix aveva messo in guardia i suoi iscritti con un messaggio che suonava come: apprezziamo la passione per i nostri prodotti, ma i nostri protagonisti hanno un solo desiderio per il 2019, che non finiate in ospedale a causa di un meme .

Tutt’altro che un’operazione censoria, insomma: YouTube vieta le challenge come forma estrema di cura verso i suoi iscritti e con buone probabilità per sollevarsi da qualsiasi responsabilità più ampia, anche a livello legale, che potrebbe essergli attribuita per contenuti di questo tipo. Tanto più che, si legge ancora nelle linee guida, alcuni video potrebbero essere comunque accettati e mantenuti sulla piattaforma nonostante mostrino attività pericolose, a patto che ne risulti evidente uno scopo educativo e istruttivo. Il meccanismo di esclusione di questi contenuti pericolosi, per finire, è almeno in parte partecipativo e crowded e richiede agli utenti di segnalare i video che ritengono inadeguati e potenzialmente pericolosi, specie per un pubblico di più piccoli, perché possano essere poi opportunamente valutati dalla piattaforma.

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