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Presidenti e passaggi di consegne: come gestirli in era social?

Presidenti e passaggi di consegne: come gestirli in era social?

Il passaggio di consegne tra Obama e Trump avverrà anche sui social. Ecco come si è già organizzata la Casa Bianca.

Abbiamo amato l’abbraccio con Michelle postato su Twitter dopo la rielezione del 2012, tanto da farlo diventare, per un discreto periodo di tempo, il contenuto più retwittato nella storia della piattaforma; ci siamo stupiti ogni volta che lo abbiamo visto giocare con lenti e filtri di Snapchat, come il più comune degli appassionati al social del fantasmino; ne abbiamo apprezzato, soprattutto, la capacità di mostrare il volto umano oltre la carica istituzionale, anche quando qualche mese fa ha risposto alla curiosità di sapere cosa avrebbe fatto dopo la Casa Bianca con un divertente video condiviso sulla Pagina Facebook. E i politici, nel frattempo, hanno imparato da lui il potere della disintermediazione, andando in onda su Facebook (come in Italia ha tentato di fare Matteo Renzi con #matteorisponde) o rispondendo su YouTube alle domande dei cittadini, per esempio.

Quella di Obama è stata, insomma, la prima presidenza digitale e social degli Stati Uniti d’America. Il ruolo del web, delle reti sociali e di tutto il movimento di idee e fondi nella campagna elettorale del 2008 è caso di studio per chiunque si occupi di comunicazione politica e non è necessario, dunque, approfondirlo qui.

Quello che Obama e il suo team hanno fatto, soprattutto durante la presidenza, è stato provare a raggiungere i cittadini nei posti in cui si trovavano spontaneamente, aprendo account sui principali social media o pensando ad una strategia di comunicazione digital first. Era l’unico modo, scrivono dal Dipartimento Digitale della Casa Bianca, per stare al passo con i grandi cambiamenti che hanno investito il consumo e la produzione di notizie e il modo di restare aggiornati e di discutere dei più importanti temi sociali per coinvolgere i cittadini e, soprattutto, per garantire una partecipazione civica moderna ed efficace.

Una strategia digital first: e ora?

Il risultato? Sono stati oltre 30mila i tweet sul solo profilo ufficiale della Casa Bianca, senza contare i circa trecento di @POTUS e gli oltre quattromila di @FLOTUS (rispettivamente l’account ufficiale del Presidente Obama, aperto nel 2015 e diverso da quello personale, e quello della First Lady, ndr), centinaia le ore di video condivisi sulle diverse piattaforme e oltre 470mila le petizioni lanciate su “We The People” (lo spazio, aperto nel 2011, che rappresenta una linea diretta tra governo e cittadini che vogliono proporre qualcosa, ndr).

Nel giorno della cerimonia di insediamento del governo Trump (20 gennaio 2017) è legittimo chiedersi, allora, cosa ne sarà di questi anni di democrazia digitale, dei suoi prodotti concreti – l’archivio di tweet, post su Facebook, video, etc. – e della strategia digital first della Presidenza americana.

Si tratta di inclinazioni personali e, in questo senso, il neoeletto presidente Trump ha già dimostrato alle primissime battute di avere un approccio completamente diverso, anche e soprattutto in riferimento ai toni, da quello di Obama, ma non solo. Nonostante ci mancherà forse la normalità spontaneamente costruita degli Obama, insomma, la via digitale della Presidenza americana è ormai segnata e nessun nuovo presidente potrà farne a meno. «L’infrastruttura creata fin qui – scrivono, infatti, dalla Casa Bianca – è un asset non solo per il presidente in carica, ma per tutti quelli che verranno». E, cosa ancora più importante, aggiungono, tutto quello che è stato creato fin qua «appartiene al popolo americano».

Da Obama a Trump: il passaggio di consegne sui social

Per questo è già pronto un piano per renderlo un bene comune, accessibile a tutti e in qualsiasi momento. Per prima cosa, i contenuti digitali prodotti in questi anni di amministrazione Obama verranno raccolti e conservati dal neonato “National Archives and Records Amministration – NARA“, esattamente com’è stato fatto fin qui con documenti ufficiali, fax ed e-mail degli altri presidenti. Una soluzione sembra essere stata trovata, però, anche per fare in modo che questi contenuti possano essere fruiti in modo naturale, direttamente nei luoghi per cui erano stati pensati e in qualsiasi momento l’utente ne abbia bisogno.

Dal 20 gennaio 2017, così, l’account ufficiale di @POTUS passerà nelle mani di Trump, conservando i suoi oltre 16 milioni di follower , ma con una timeline azzerata e lo stesso accadrà a @FLOTUS e agli altri account dell’amministrazione. È stato già predisposto, però, un altro account (@POTUS44) che raccoglierà, in ordine cronologico e accessibili pubblicamente, i tweet del Presidente Obama: il riferimento è all’essere cronologicamente il 44esimo Presidente, cosa che fa pensare che lo stesso switch di account potrà esserci con chi verrà dopo Trump.

Il passaggio di consegne avverrà in modo simile anche su Facebook e YouTube: il nuovo Presidente avrà accesso all’intera fanbase costruita in questi anni dal team digitale della Casa Bianca, ma verranno azzerati i contenuti pubblicati fin qui, contenuti che non saranno persi ma ripubblicati su account segnati come appartenenti al 44esimo Presidente USA e sul NARA.

Più tradizionale la soluzione trovata per il sito ufficiale della Casa Bianca. La versione legata alle policy dell’amministrazione Obama verrà congelata al 20 gennaio e trasferita sul dominio obamawhitehouse.gov, in modo che il nuovo inquilino possa utilizzare quello principale.

Solo il destino di “We The People” è più politico a causa della sua natura di facilitatore dei rapporti tra cittadini e amministrazione, costretta a prendere in carico le petizioni con almeno 100mila firme. Potrebbe, però, essere messo in discussione dall’amministrazione Trump, per questo al momento le petizioni già pubblicate, risolte o meno, finiranno negli archivi nel NARA, in attesa di indicazioni da parte del nuovo presidente.

Per rispondere fino alla fine alla vocazione partecipativa, infine, i responsabili della strategia digitale di Barack Obama hanno chiesto al popolo americano di aiutarli a gestire la transizione social da un presidente all’altro, mettendo l’intero archivio dei contenuti digitali prodotti in questi otto anni a disposizione di studenti, ricercatori, data engineer e chiunque altro voglia provarne un uso alternativo, di pubblica utilità o persino creativo.

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