- Macroambiente
- 3' di lettura
Presidenziali americane 2016: i consumi degli elettori

Uno studio Digilant mostra le principali differenze, quanto ad abitudini di consumo, degli elettori di Hillary Clinton e Donald Trump.
Non importa il risultato delle urne, la battaglia per le presidenziali americane 2016 si è già giocata anche nel campo dell’advertising. I mesi di campagna elettorale sono stati, del resto, un’occasione d’oro per marketer e professionisti della programmatic advertising : tanto che si trattasse di brand determinati a offrire messaggi “sartoriali” a ogni segmento di consumatori quanto che fossero soggetti politici intenzionati a orientare le scelte di voto, infatti, chi ha investito in pubblicità lo ha fatto provando a sfruttare a proprio vantaggio pattern di valori, credenze, comportamenti e abitudini di consumo specifici di ciascuna sponda dell’elettorato. Un valido aiuto? Sicuramente gli insight di Digilant, azienda specializzata in programmatic media che ha analizzato interessi, preferenze, comportamenti (d’acquisto e non) tipici degli elettori di Hillary Clinton e Donald Trump. Il risultato è lo “US Voter Persona Study”: uno studio trasversale condotto sull’elettorato del candidato democratico e di quello repubblicano, suddiviso per fasce d’età – le tre principali, quindi Millennial, generazione x e Baby Boomer – e che segna le più evidenti similitudini e divergenze tra i diversi tipi di elettori.
Realizzato analizzando set di dati tra cui età, appartenenza sociale, affinità con i programmi politici, dichiarazioni di voto, lo studio ha mostrato a livello macroscopico una certa somiglianza tra le abitudini di consumo dei sostenitori della Clinton e di quelli di Trump. Un’analisi più sottile, però, ha evidenziato interessi e comportamenti tipici molto differenti, non solo tra elettori di età diversa ma, anche e soprattutto, tra i sostenitori dell’una e dell’altra fazione politica.
I Millennial
Nello specifico? Secondo Digilant, i Millennial (cioè gli elettori nati tra gli anni ‘80 e la fine degli anni ‘90) avrebbero in comune una forte predisposizione per gli acquisti. A guardarli bene, però, quelli che supportano Donald Trump sono più propensi a comprare online al dettaglio e in qualsiasi giorno dell’anno. Acquistano vestiti, scarpe, accessori, ma sono anche i più propensi a spendere per l’intrattenimento, soprattutto sportivo, e investono già in mutui e fondi pensionistici. I Millennial democratici, invece, tendono ad acquistare solo in occasioni specifiche come il black friday o il cyber monday e hanno una particolare predilezione per gli acquisti nel campo del food o dell’IT, dove lavorano.
La Generazione X
Gli elettori della Generazione X, quelli nati tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80, sono accomunati da un certo interesse per i consumi nel campo dell’entertainment. Molto diverse risultano, però, le scelte in questo senso: gli elettori di Hillary Clinton sono i più salutisti, spendono in attività sportive e in prodotti della cura del corpo, amano viaggiare e concedersi sfizi enogastronomici e non a caso sono anche i maggiori spender nel settore del luxury. Quanto ai consumi culturali, invece, non disdegnano film d’animazione e reality o celebrity show. Chi vota Trump, invece, è più interessato ad attività come il gamig, online o su supporti fisici, oppure all’ascolto di musica in streaming anche a pagamento. E, soprattutto, è un assiduo frequentatore delle grandi catene commerciali.
I Baby Boomer
Gli elettori più anziani, quelli nati a cavallo tra gli anni ‘40 e gli anno ‘60 (i cosiddetti Baby Boomer) condividono, infine, una passione per gli acquisti di pezzi di antiquariato o da collezione. Gli elettori di Trump, però, sembrano essere più “tecno-entusiasti” di quelli della Clinton: acquistano online gadget hi-tech, sono affezionati al download anche di prodotti culturali ma non dimenticano anche il “vecchio” ordine tramite mail. I Baby Boomer democratici, invece, sono ancora sostenitori della “carta”, quanto alle abitudini culturali e di lettura, amano andare al cinema e hanno un animo più propenso alla filantropia.
L’importanza della programmatic advertising
Lo studio Digilant dimostra, insomma, com’è importante per un marketer conoscere la propria “audience” e i suoi gusti, in questo caso politico-elettorali. Solo in questo modo è possibile, infatti, ottimizzare gli investimenti: la sfida della programmatic advertising, del resto, è usare quanti più dati possibili per migliorare non solo la propria reach, ma soprattutto la qualità dell’ engagement con gli utenti.
Notizie correlate

Perché (e come) investire in programmatic video advertising?

Fashion e programmatic advertising full-funnel: una case history

Programmatic advertising: come valutare l’efficacia di una campagna?

Programmatic advertising: alcuni trend per il 2017

Programmatic native advertising: stato dell’arte e prospettive
