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Professioni più richieste: la situazione in Italia dal 2014 al 2016

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Quali sono stati dal 2014 al 2016 le professioni più richieste e i settori lavorativi più apprezzati soprattutto in Italia?

Comprendere quali siano le professioni più richieste è il lavoro di molte aziende che, ogni anno, si dedicano all’offerta dei migliori servizi in funzione proprio delle reali necessità. Una tra le analisi più attendibili è quella svolta dalla multinazionale britannica Page Personnel che offre una stima delle professioni più quotate nel 2016. L’azienda si occupa, nel particolare, della ricerca di figure professionali talentuose e aggiornate su tutti i nuovi trend su campo italiano e internazionale. Secondo la ricerca, per questi impieghi è previsto un tasso di disoccupazione prossimo allo zero, assunzioni a tempo indeterminato e retribuzioni fino a 27mila euro lordi per i primi 18 mesi.

La lista stilata dall’azienda inglese vede ai primi sei posti:

  • i digital marketing & communication manager, senza dubbio le professioni più richieste perché si occupano di strategie di business e comunicazione online, dell’acquisizione di prospect , della fidelizzazione dei clienti e di aumentare, soprattutto, la visibilità dell’azienda;
  • più difficili da trovare, i programmating specialist: si occupano dell’analisi delle inventory e della tutela dei clienti nelle strategie di marketing, prima di qualsiasi altra cosa;
  • l’ ecommerce manager, invece, è una professione che si è già diffusa da qualche anno, ma che continua a risultare richiesta e necessaria per il mantenimento di un canale online di un negozio fisico;
  • i programmatori per l’automazione industriale (PLC) responsabili dello sviluppo delle macchine e della creazione di innovazioni sul campo;
  • il personale per il customer service con adeguata conoscenza delle lingue straniere (specialmente tedesco e inglese) è sempre ricercato, così come gli operativi import/export che si occupano di prendere gli ordini online e sono esperti in pratiche e diritti doganali e nella creazione di bolle Ddt;
  • l’IT support telefonico o online che offre, appunto, supporto anche nelle reti e nelle infrastrutture aziendali.

Vi sono, poi, anche altre figure professionali, ugualmente molto richieste in questo lasso temporale, che richiedono grande competenza. Secondo il Corriere Comunicazioni, ambire al ruolo di ingegnere energetico, ad esempio, prevede una formazione altamente scientifica e professionalizzante che nel 2016 ha meritato più che mai la passione e l’energia impiegate. Tale figura è richiesta dalle aziende per la realizzazione di sistemi di gestione efficiente dell’energia e per la conoscenza nell’ambito della produzione energetica basata su fonti rinnovabili e non. Un’altra figura ampiamente ricercata è l’esperto della finanza e della contabilità, profilo utile alle aziende per la redazione dei bilanci, per adempimenti in materia fiscale, per attività di consulenza e di controllo di gestione. Un’altra professione ancora molto richiesta nel mercato del lavoro è quella dell’analista e sviluppatore di software che si occupa di progettazione di programmi per computer, a cui seguono quella dell’infermiere professionale e dello chef.

Professioni più richieste nel settore digitale: dove si colloca l’Italia?

Quelli citati finora sono per lo più professioni che negli ultimi ultimi anni hanno trovato la propria dimensione sfruttando un canale – il digitale – che ha dimostrato di possedere in fieri un grandissimo numero di potenzialità. Nonostante le brillanti premesse l’Italia sembra essersi collocata come ultima sul mercato delle nuove professioni digitali. Secondo una rilevazione di Adecco, infatti, nel nostro Paese almeno il 22% delle posizioni aperte nel campo delle nuove professioni digitali è rimasto vacante, mancando ai potenziali lavoratori formazione, curriculum ed esperienze adeguate al ruolo. Il risultato? I giovani italiani che nel 2016 hanno lavorato nel digitale sono appena il 12%, contro una media europea del 16%.

Secondo la Relazione sui progressi del settore digitale in Europa (EDPR) 2016″, infatti, appena il 43% degli italiani avrebbe avuto competenze digitali di base, mentre i professionisti dell’ICT rappresentavano una percentuale di poco superiore al 2% degli italiani occupati nel 2015. Il ritardo italiano nel mercato delle nuove professioni digitali potrebbe essere da attribuire (allora come oggi) almeno in parte alle carenze del sistema educativo italiano, prendendo in considerazione un’Università, che non sembra stare al passo con i bisogni del mondo del lavoro. Queste nuove occupazioni digitali, al contempo, avrebbero richiesto uno sforzo d’investimento notevole, dove solo ora sembrano cominciare a muoversi sia istituzioni che soggetti privati.

Dal 2015 esiste, per esempio, la Coalizione Nazionale per le Competenze Digitali che fa parte di un progetto più ampio della Commissione Europea per lo sviluppo e l’integrazione delle professioni digitali. O anche il Piano Nazionale per la Scuola Digitale, una serie di investimenti finalizzati al miglioramento delle infrastrutture per l’ICT nelle scuole pubbliche, la formazione degli insegnanti e l’aggiornamento dei programmi di studio scolastici con specifici slot dedicati allo sviluppo di e-skill.

Ultimo, ma non meno importante, è il Piano Imprenditoria 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico, che prevede un investimento per l’Italia, entro il 2020, di almeno 13 miliardi (per lo più di investimenti privati) in ricerca e sviluppo.

Marketing e Comunicazione tra i settori più apprezzati dal 2014 in Italia

Per guardare al 2016 con occhio più critico è necessario fare un passo indietro e analizzare l’andamento dell’occupazione degli anni precedenti. Il 2014 sembra infatti essere l’anno in cui sono decisamente aumentate le offerte di lavoro rivolte ai professionisti del Marketing e della Comunicazione.

InfoJobs, portale di recruitment online, ha registrato una crescita del 160% nel “Rapporto annuale sul Mercato del Lavoro in Italia“. I settori più proficui si mostrarono essere Eventi e pr e Marketing e Pubblicità si confermano nelle prime posizioni della classifica stilata, salendo di un gradino rispetto al 2013, con il 9,8% (1,1% nel 2013) del totale delle offerte di lavoro pubblicate sulla piattaforma. A seguire, Marketing e Pubblicità con un valore pari al 7,5% (0,8% nel 2013).

La ricerca, estremamente dettagliata, si è concentrata anche nell’individuare le regioni che si sono, in senso figurato, aggiudicate posti di merito sul podio per il maggior tasso di offerta lavorativa in ambito Marketing e Comunicazione: al primo posto il Lazio, con il 23,0% dell’offerta nazionale, al secondo la Lombardia, con il 22,5%, e all’ultimo il Veneto con 8,3%.

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