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Quando si può richiedere la cessione del quinto

La cessione del quinto è ritenuto un finanziamento sicuro nell’ambito del credito al consumo, ma è necessario che si abbiano i requisiti giusti

La cessione del quinto è ritenuto un finanziamento sicuro nell’ambito del credito al consumo. È necessario, però, che da lavoratori si abbiano i requisiti giusti.

La cessione del quinto è ritenuto un finanziamento sicuro nell’ambito del credito al consumo. Si tratta, infatti, di una modalità “rassicurante” sia per il creditore che per il debitore purché si abbiano i requisiti giusti, in particolare avere un contratto a tempo indeterminato o una pensione e quindi una busta paga o cedolino su cui poter addebitare la rata pari a un quinto della retribuzione mensile per saldare il finanziamento erogato a favore del richiedente. È possibile apprendere ulteriori informazioni sulla cessione del quinto su Facile.it.

L’accesso a questa tipologia di credito non è per tutti e in tutti i casi. A volte, le banche, gli istituti di credito, le finanziarie o le società di mediazione creditizia rifiutano di concedere il finanziamento tramite la formula della cessione del quinto se ritengono che non vi siano le sufficienti condizioni di liquidità da parte del soggetto richiedente. Quando è, dunque, possibile richiedere la cessione del quinto?

Dopo quanto tempo si può richiedere la cessione del quinto

Non tutti possono richiedere la cessione del quinto. Un consumatore che desidera attivare questa formula per saldare un debito deve essere in possesso di un contratto a tempo indeterminato o pensione (esclusa la pensione minima, INPS) con relativo cedolino o busta paga e un TFR maturato. È raro che possano richiederlo anche i dipendenti con contratto a tempo determinato. La cessione del quinto non può essere richiesta da:

  • lavoratori di aziende private con meno di 16 dipendenti o cooperative;
  • aziende private non S.p.A. o S.r.l.

Un neoassunto è soggetto a verifica dell’entità dello stipendio, mentre un lavoratore con anzianità di servizio ha maggiori possibilità di accedere a questa formula di finanziamento. I neoassunti, infatti, hanno la possibilità di accedere alla cessione del quinto dopo aver accumulato il TFR – trattamento di fine rapporto – congruo, solitamente dopo un periodo di lavoro compreso tra uno e due anni.

Relativamente ai dipendenti di aziende private, questi devono aver maturato tra 1500 e 2000 € lordi di TFR. I dipendenti statali e nelle amministrazioni pubbliche solitamente maturano i requisiti necessari prima dei dipendenti privati, perché il dipendente pubblico ha una posizione più consolidata e sicura o comunque ritenuta tale da parte degli enti erogatori dei finanziamenti come le banche, gli istituti di credito, le finanziarie e le società di mediazione creditizia.

Gli enti creditori ritengono il dipendente pubblico un “pagatore” migliore perché l’ipotesi di perdita del posto di lavoro è un’eventualità rara rispetto ai lavoratori di aziende private in cui il turnover è più alto e gli sbalzi di mercato rendono più fragili le dinamiche del mercato di lavoro nel settore privato.

La cessione del quinto conviene anche al dipendente privato

È tuttavia evidente che nelle condizioni ideali la possibilità di attivare la cessione del quinto in busta paga è un vantaggio anche per il dipendente di un’azienda privata, soprattutto se la liquidità è accertata. I vantaggi per un dipendente privato sono rappresentati dal fatto che grazie alla cessione del quinto si risparmia molto durante il periodo di ammortamento, che è compreso tra un minimo di 60 mesi e un massimo di 120 mesi, e contestualmente è possibile riuscire a mettere da parte dei risparmi.

Inoltre, la cessione del quinto, come qualsiasi altra forma di finanziamento, è coperta da assicurazione obbligatoria con la polizza “rischio vita” la quale, nello specifico, esonera i familiari e gli eredi dal pagamento del debito in caso di decesso da parte del lavoratore indebitato (come accade per il mutuo). Inoltre, è prevista anche un’assicurazione sul rischio di impiego che prevede la “sospensione” delle rate di ammortamento nel caso di perdita del lavoro e il pagamento della rata viene attinta dal TFR maturato.

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