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Il viaggio di Alex Bellini contro la plastica: come comunicare temi come la salvaguardia del pianeta, motivando altri a prendere parte alla causa

Il viaggio di Alex Bellini contro la plastica mostra come affrontare temi come l'inquinamento, motivando le persone al cambiamento.
«Il 90% della plastica presente in mare deriva da soltanto dieci fiumi. Sono i più inquinati al mondo». Proprio attraverso questi fiumi, Alex Bellini ha deciso di intraprendere il viaggio «che ogni anno compiono milioni di pezzi di plastica», unendosi come loro al Great Pacific Garbage Patch – anche noto come l’Isola di Plastica – nell’Oceano Pacifico, come spiegato nel trailer di presentazione del progetto “10 rivers 1 ocean“. Il viaggio di Alex Bellini contro la plastica ha uno scopo ben preciso, ovvero aumentare la consapevolezza circa la problematica situazione dell’inquinamento dei corsi d’acqua, provando a stimolare le persone, attraverso il suo racconto, a compiere delle scelte più consapevoli e sostenibili.
In un’intervista ai nostri microfoni, l’esploratore ha illustrato questa missione, fornendo inoltre diversi consigli utili per la divulgazione e la promozione di cause rilevanti come quella della sostenibilità ambientale.

Il viaggio di alex bellini contro la plastica e il ruolo dell’informazione nella promozione di cause ambientali
«Non è solo un problema ecologico o economico, è un problema di salute, della salute di tutti», ha spiegato nel video di presentazione. Come incentivare, quindi, altri individui a prendere parte a una causa come questa? «Secondo me tutto deve partire dal creare informazione, conoscenza», ha affermato Alex Bellini in un’intervista nel corso del Marketers World 2019.

Il viaggio di Alex Bellini contro la plastica e la sua narrazione hanno lo scopo di educare le persone, mostrando loro la realtà in maniera più concreta, attraverso immagini e video che evidenziano il problema dell’inquinamento e diversi contenuti di carattere informativo pubblicati sul sito del progetto, dove grafici e dati più dettagliati sottolineano lo spaventoso scenario dello stato di salute di fiumi e oceani.
L’enfasi sul ruolo dell’informazione parte da un presupposto molto semplice: «non possiamo prenderci cura di qualcosa che non conosciamo, non possiamo amare qualcosa che non frequentiamo», ha spiegato il mental coach, sottolineando l’importanza di entrare in contatto con la natura, di stabilire un legame con essa e di conoscerla, appunto, per poterla amare e proteggere.
«Lo dico perché la mia vita è questa, è questa la storia: un giorno mi sono fatto affascinare dal bosco e oggi quell’ambiente, che poi ha preso mille forme, lo difendo perché lo conosco. Lo conosco e me ne voglio prendere cura perché lo amo e voglio proteggerlo.»
Storie di avventura, emozione ma anche umanità, vulnerabilità e realismo
Alex Bellini utilizza lo storytelling per raccontare delle storie che, come ha spiegato nel suo intervento al Marketers World 2019, riguardano non solo lui ma tutte le persone: «mi servo però dell’avventura, dell’esplorazione» per mettere in mostra gli enormi ostacoli che spesso devono affrontare le persone che hanno degli obiettivi ambiziosi. I racconti di questo mental coach sono così impregnati di entusiasmo e di emozione, ma non manca una buona dose di vulnerabilità e realismo. Infatti, uno dei primi episodi raccontati nel corso del suo intervento all’evento menzionato è quello relativo al suo fallimentare tentativo, nel 2004, di attraversare l’Atlantico in barca a remi per la prima volta. Sei ore dopo il saluto a circa un migliaio di persone che assistevano alla sua partenza da Genova, Alex si è arreso alla forza del mare e del vento che, poiché aveva cambiato direzione, non gli hanno permesso neanche di uscire dal porto italiano, motivo per cui ha dovuto chiedere aiuto e tornare indietro.
Attraverso un mix di speranza e realismo, allora, il mental coach cerca con i propri racconti di trasmettere coraggio e di motivare le persone a lottare per i loro obiettivi, cercando di superare i limiti e di uscire dalla comfort zone. E lo fa sfruttando la tecnologia in maniera ottimale ma anche molto semplice, riprendendo alcuni dei momenti che segnano i suoi viaggi, che poi condivide pubblicamente.
Con il suo ultimo libro Alex Bellini ha cercato di spingere i lettori a «pensare da campioni per esprimersi al massimo» (è proprio questo il titolo del testo, ndr), pur non risparmiando ai suoi seguaci i momenti di crisi, le disavventure e i suoi periodi di maggiore vulnerabilità. In uno dei suoi video – della durata di un minuto e mezzo –, per esempio, ha ripreso un momento di debolezza e di esasperazione, emerso per le circostanze non favorevoli in cui si trovava durante il suo viaggio nel Pacifico: sentendosi isolato nell’oceano e non riuscendo, nonostante tutti gli sforzi, ad avanzare «nemmeno di un metro» verso la sua destinazione, è scoppiato a piangere, mostrando così la disperazione che la solitudine e la lontananza da casa (che durava da diversi mesi) possono provocare.

L’esploratore è ben consapevole della sfida che rappresenta il suo recente progetto “10 Rivers 1 Ocean” e infatti ricorda che spesso «volere non è potere», perché, nonostante tutto l’impegno per raggiungere i propri obiettivi, «l’esito finale è totalmente fuori dal nostro controllo», come ha sottolineato nel corso del suo speech all’evento.
Il viaggio di Alex Bellini contro la plastica, però, è anche una scelta comunicativa originale, creativa e, potremmo dire, ben riuscita. Questi momenti di disperazione e di disavventura non fanno altro che ricordare ai pubblici che quella che ascoltano è una storia vera, autentica e che riguarda anche loro, poiché in quanto esseri umani sono soggetti alle sfide e agli ostacoli che la vita ci pone davanti.
Creare un senso di COLLETTIVITÀ perché, sì, “siamo tutti sulla stessa barca”
Se il discorso può sembrare, a volte, un po’ pessimista, la verità è che il suo messaggio – volto ad aumentare la consapevolezza sul tema dell’inquinamento causato dalla plastica – è molto serio, chiaramente, e lo scopo di Alex Bellini è raccontarlo per quello che è: si tratta di «salvare noi stessi dall’estinzione su questo pianeta», come ha dichiarato nell’intervista ai nostri microfoni. Come si possono, allora, sensibilizzare le persone su questo stato di emergenza e invogliarle a prendere parte a questa causa?
«Partendo dall’essere consapevoli della forza che le nostre singole azioni possono generare. [Siamo tutti] punti di riferimento per qualcuno e se usiamo la nostra piattaforma di seguaci per educare e per sensibilizzare le persone allora sì che la nostra vita inizia ad assumere senso [al di là del semplice] portare traffico ai nostri canali».
Sui suoi profili social, infatti, l’esploratore mostra ai follower il modo in cui cerca di mettere in pratica questa “filosofia” anche nella vita privata, stimolando la sua famiglia (o, come gli piace chiamarla, “la sua squadra”) a entrare in contatto con la natura e cercando di insegnare ai figli, sin da piccoli, a conoscerla, ad amarla e a rispettarla.
«Ricordiamo di essere immersi in un ambiente mutevole, anche talvolta estremo, quando ci sono eventi naturali catastrofici, incendi indomabili, cataclismi naturali. Altrimenti il mondo è quella cosa che ci si sta in mezzo ma con cui non abbiamo una grande relazione».
Per questa ragione, come ha spiegato, bisogna «cercare in tutti i modi di creare un senso di collettività e un senso di inclusività», partendo dal fatto che «siamo tutti sulla stessa barca» e, quindi, «diamoci una mano». La situazione in cui ci troviamo è davvero molto seria, poiché il nostro pianeta è in questo momento una sorta di «bomba a orologeria», come lo ha descritto l’esploratore. Il viaggio di Alex Bellini contro la plastica allora vuole ricordarci che «con le nostre azioni, con delle buone pratiche e con delle nuove buone abitudini» possiamo contribuire a ridurre l’inquinamento e a mitigarne i danni.
Il consiglio dell’esploratore e divulgatore è cercare di promuovere «questo senso di comunione con la natura, frequentiamo l’ambiente naturale, meravigliamoci dei colori, di quello che abbiamo attorno. Questo è l’unico modo per creare nei nostri figli o in chi verrà dopo di noi un attaccamento emotivo che ci servirà poi per difendere questo ambiente, perché avremo un ricordo di un’esperienza che abbiamo vissuto “quel giorno che il mio papà mi ha portato nel bosco”».
“coerenza” deve essere LA parola d’ordine
Chiunque abbia un messaggio da comunicare deve tener conto di un elemento fondamentale affinché esso possa essere davvero considerato e recepito dal pubblico, ovvero la coerenza. Non si tratta però solo di coerenza del messaggio in sé, ma di coerenza che si ottiene attraverso le azioni e l’esperienza di chi lo comunica, come ha voluto precisare Alex Bellini.
In merito all’importante ruolo dei social network per la diffusione di messaggi rilevanti come quello dell’inquinamento delle acque, Alex Bellini ha proposto l’esempio di Greta Thunberg, sottolineando come i social siano stati fondamentali nella promozione di un movimento simile, in diversi paesi nel mondo. Tuttavia, l’esperto ha voluto consigliare un loro saggio utilizzo. Difatti, è necessario
«servirsi in maniera intelligente di questi strumenti […] mantenere un’identità e, anche e soprattutto, una coerenza, perché, quello che noto dal mio punto di vista, è che le persone vogliono coerenza, vogliono che chi dice una cosa sia il primo a farla. E nel momento in cui manca la coerenza viene a perdersi tutta questa magia attorno a un argomento a cui siamo sempre più sensibili».
Talvolta, però, anche se la volontà c’è «non sappiamo da dove cominciare e quindi se qualcuno ci può aiutare a tracciare una via questo è assolutamente molto gradito»: è questo, alla fine, uno degli obiettivi del suo racconto; l’attivista vuole «contribuire a smuovere le coscienze» e per questo ha deciso di mettersi all’opera navigando in una zattera (costruita con materiali riciclati) e ricordando alle persone in che modo possono contribuire a ridurre i danni.
Il viaggio di Alex Bellini contro la plastica gli consente di trasmettere un messaggio molto chiaro e realistico: citando lo slogan del progetto, «siamo tutti sulla stessa barca», siamo tutti abitanti di un pianeta che ha bisogno di aiuto e «noi siamo gli unici che possiamo fare qualcosa».
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