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Le lavoratrici italiane continuano a essere poco soddisfatte della propria carriera, secondo Amazon

lavoratrici donne

In occasione della Festa della donna 2023, Amazon ha commissionato a SWG la ricerca "Donne e mondo del lavoro" da cui è venuto fuori che c'è ancora molto da fare in Italia per migliorare la condizione lavorativa femminile.

Quasi una donna che lavora su due sarebbe meno soddisfatta rispetto ai colleghi uomini della propria posizione professionale, della corrispondenza tra il ruolo ricoperto in azienda e le proprie competenze e più in generale di quanto le ultime sono valorizzate. A dirlo è la ricercaDonne e mondo del lavoro”, commissionata da Amazon a SWG in occasione della Giornata internazionale della donna 2023.

Quando è stato chiesto loro di valutare qual era, su una scala da 1 a 10, il grado di soddisfazione nei confronti della propria carriera e, in particolare, della posizione che ricoprivano in azienda e di quanto questa “matchasse” con le competenze tecniche e professionali di cui erano in possesso le lavoratrici intervistate da Amazon e SWG hanno espresso un voto di 5.7, più basso della media maschile di 6.

In Italia cresce la fiducia per le lavoratrici donne in ruoli apicali

È un dato che dalla compagnia definiscono «paradossale», tanto più che come altri studi di settore è la stessa ricerca “Donne e mondo del lavoro” a confermare una fiducia diffusa nella leadership femminile.

Il 65% delle donne e il 47% degli uomini del campione si dice convinto, infatti, che per molte aziende avere un capo donna porti a risultati migliori.

Nonostante attualmente appena un intervistato su quattro abbia un capo donna, almeno uno sue due preferirebbe far riferimento a una responsabile di sesso femminile.

Quando il capo è donna in azienda non mancano empatia e gentilezza (sono queste le caratteristiche che il 78% degli intervistati cita come tipiche di una leadership al femminile), una comunicazione efficace (67%), maggiore capacità di incentivare e stimolare il cambiamento (67%) e maggiore attitudine al problem solving (66%), oltre che a stimolare fiducia e positività all’interno del team (65%).

Ciò fa sì che, interrogati su chi sarebbe il capo ideale, sia le lavoratrici donne e sia i lavoratori uomini citano sempre più spesso imprenditrici donne tra le più note e di successo in Italia come Mariangela Marseglia, AD di Amazon Italia, nominata da un’intervistata su cinque, o la presidente di Fininvest, Marina Berlusconi, e quella del Gruppo Marcegaglia Holding S.p.A., Emma Marcegaglia, entrambe nominate da una percentuale simile di intervistati uomini.

Con la ricerca “Donne e mondo nel lavoro” Amazon e SWG inquadrano bisogni e priorità delle donne che lavorano

Due sono i principali fattori che impediscono di passare dalla teoria alla pratica, rompendo quel soffitto di cristallo (o glass ceiling ) che fa sì che ci siano ancora troppe poche donne in posizioni apicali, manageriali o dirigenziali e troppe poche donne soprattutto pienamente soddisfatte dei propri traguardi professionali.

Il primo ha a che vedere con il fatto che alla donna continua a essere associato in maniera automatica e inconscia più il ruolo di caregiver familiare (madre addetta alla cura dei figli, figlia o nuora che deve badare a genitori o suoceri ormai anziani, eccetera) che quello di lavoratrice.
Basti pensare che, ancora secondo la ricerca “Donne e mondo del lavoro”, a tre donne su cinque è stato chiesto già in fase di colloquio se avessero figli o intendessero averne: la percentuale è per gli uomini di appena un intervistato su quattro.

A questo si aggiunge che non tutte le aziende italiane hanno sviluppato programmi di welfare aziendale o piani di diversity e inclusione che permettano di colmare il gender gap o di raggiungere un migliore work life balance da parte delle lavoratrici donne.
Il 38% degli intervistati da Amazon e SWG riferisce, per esempio, che non ci sono né sono previste per il futuro nelle aziende in cui lavorano iniziative finalizzate alla formazione, l’aggiornamento e la crescita professionale delle lavoratrici donne. In poco più di un’azienda su cinque ci sono nidi aziendali, servizi di baby-sitting o altre convenzioni simili di supporto alle madri che lavorano. Solo un’azienda su quattro starebbe valutando l’opportunità di implementare simili servizi a sostegno della genitorialità e per una maggiore inclusione delle lavoratrici donne. Le ultime, va da sé, la reputano una priorità più di quanto facciano i loro colleghi uomini, tendenzialmente meno consapevoli e per questo più positivi nei giudizi per quanto riguarda servizi e opportunità già pensati in azienda per una migliore inclusività di genere.

Inclusività di genere in azienda: la versione di Amazon Italia

Un po’ come anche per altre imprese (si pensi alla campagna Treedom per la Festa della donna 2023, per esempio), la divulgazione di iniziative, come appunto di una ricerca nel caso di Amazon, per la ricorrenza dell’8 marzo diventa occasione per mettere in luce quali sono gli obiettivi intrapresi dalla compagnia stessa per raggiungere la parità di genere all’interno dell’ambiente lavorativo e quali i risultati raggiunti in tal senso.

Realtà come quella di Amazon Italia, dove le donne rappresentano il 53% dei dipendenti presso gli uffici corporate di Milano, Torino, Roma e del customer service di Cagliari e il 35% all’interno della rete logistica – una percentuale superiore rispetto alla media nazionale del settore, pari al 21,8% – auspicano infatti di essere considerate un modello di riferimento.

In Amazon sempre più donne ricoprono tra l’altro ruoli tecnologici, a dispetto del divario di genere tendenzialmente più forte quando si tratta di professioni STEM.

Un DEI manager (ossia, un diversity and inclusion manager) ha all’interno della compagnia il compito di promuovere, per ogni linea di business, attività e iniziative finalizzate alla diffusione e all’affermazione di una cultura inclusiva e monitorarle nella loro buona rendita.

Altri aspetti chiave della cultura aziendale, dall’adozione di un linguaggio inclusivo a pari opportunità di crescita garantite a tutti i dipendenti, passando per l’equità retributiva di genere e la tutela della genitorialità, hanno consentito ad Amazon di essere la prima azienda del settore ecommerce a ottenere la Certificazione per la Parità di Genere prevista dal PNRR in Italia.

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