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Ristorazione e coronavirus: soluzioni innovative per la ripartenza, dai menu digitali alla misurazione della temperatura dei clienti

ristorazione e coronavirus

Il connubio ristorazione e coronavirus stona, ma ha dato origine a soluzioni innovative per affrontare nuove sfide legate all'emergenza.

Il cibo ha una dimensione sociale per l’uomo: un pasto insieme ad amici o parenti è anche la condivisione di un’esperienza che ricorda quanto il cibo sia collegato non solo all’alimentazione ma anche allo sviluppo e al mantenimento di un legame con gli altri. È per questo che il connubio ristorazione e coronavirus stona così tanto: il settore in questione non ha solo a che fare con la preparazione di alimenti ma anche con la creazione di esperienze condivise e di contatto tra le persone, una cosa fortemente limitata dalle misure di confinamento messe in atto negli ultimi mesi.

Oltre alla consegna di cibo a domicilio, con l’avvio della fase 2 i ristoranti possono procedere alle attività da asporto, tuttavia restano vietati gli assembramenti e quindi i clienti dovranno entrare singolarmente e il cibo non potrà essere consumato davanti ai luoghi di ristoro, come annunciato dal Premier Conte. Anche se l’apertura vera e propria di bar e ristoranti non è ancora possibile, molti operatori si stanno già attrezzando per la futura riapertura, puntando su una “nuova normalità” che garantisca la sicurezza di tutti.

Ristorazione e coronavirus: Soluzioni adatte a una “nuova normalità”

Così, anche se i ristoranti non rientrano tra le attività contemplate dalla prima riapertura (almeno non intesa come una regolare riapertura al pubblico), molti ristoratori stanno già guardando avanti, riflettendo e identificando le misure e le soluzioni più adatte alla fase successiva, ossia a quando potranno accogliere e servire i propri clienti di nuovo al tavolo, ma con le necessarie precauzioni: dalle regole di igienizzazione e di ingresso dei clienti alla misurazione della temperatura corporea, sono davvero tante le problematiche da considerare e i cambiamenti da definire per poter pensare alla riapertura.

Per orientare gli operatori italiani del settore enogastronomico in questo senso, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, la Federcuochi e l’Università San Raffaele di Roma hanno pubblicato il “Manifesto orizzontale dell’ospitalità e della tavola“che, tra le varie indicazioni fornite per la riapertura, menziona, per esempio, la digitalizzazione dei menu.

menU digitale “contactless” e gestione degli ingressi

Per evitare dunque il passaggio di menu cartacei di mano in mano, l’azienda italiana HealthyFood di Pietro Ruffoni, creatore della piattaforma Mycia, ha messo a disposizione dei ristoratori un «menu contactless» o «a zero-contatti»: questo strumento offre la possibilità di sostituire i menu cartacei con dei menu digitali che saranno accessibili ai clienti attraverso la scansione (via smartphone) di un qr code posizionato sul tavolo del ristorante.

Qualora fosse possibile ai clienti pranzare o cenare nei locali, Mycia consentirà di superare un’altra problematica collegata alla riapertura dei ristoranti che riguarda la gestione ottimale (e scaglionata) degli ingressi, poiché  la piattaforma consente di effettuare la prenotazione del proprio tavolo online, direttamente dall’app, riducendo anche i tempi di attesa. Con la stessa app, poi, è possibile effettuare gli ordini direttamente dal menu digitale, ricevere il conto in formato digitale e pagarlo online, evitando così lo scambio di contanti e carte e riducendo al minino il contatto tra clienti e staff.

Questa tecnologia consente ai ristoratori di risparmiare del tempo e delle risorse, perché possono modificare continuamente il menu sulla piattaforma di MyCIA, in base ai pasti da proporre ogni giorno, aggiornando in maniera automatica anche i menu che vengono resi accessibili agli utenti tramite la scansione del QRcode.

Si tratta di una soluzione particolarmente utile per gli imprenditori che possiedono diversi punti vendita e che hanno bisogno non solo di digitalizzare, ma anche di aggiornare ogni giorno o settimana un gran numero di menu, grazie a un sistema che assicura la relativa traduzione automatica in 60 lingue diverse (un vantaggio per rispondere alle esigenze dei clienti stranieri) e che consente anche la condivisione tramite WhatsApp e Facebook.

Infine, questa soluzione consente anche di far conoscere la lista di allergeni e valori nutrizionali e calorie dei piatti scelti, dati che vengono calcolati in maniera automatica da un algoritmo e che possono diventare accessibili ai consumatori grazie a questa app.

Un altro esempio di questo tipo è quello relativo all’app Myselforder, ideata qualche anno fa dall’azienda riminese Lasersoft e che ora ha ricevuto l’attenzione di diversi operatori, desiderosi di aprire le porte ma nel rispetto delle misure di sicurezza necessarie al contenimento dei contagi.

Come ha ricordato uno dei titolari dell’azienda, Antonio Piolanti, «all’epoca ci dicevano: perché i ristoranti dovrebbero togliere i menu e sostituirli con un’app sul telefonino?», ma di fronte all’attuale situazione, l’intuizione dell’azienda sembra ora adatta ad affrontare le nuove sfide del mondo della ristorazione.

Misurare la temperatura prima di entrare

Partendo dal presupposto che la febbre è uno dei sintomi più comuni legati al coronavirus, Gimmi Bodigoi e Marco Zorzettig hanno ideato TAACfatto: una colonnina dotata di un software in grado di misurare la temperatura dei clienti, all’ingresso del locale, senza l’intervento di alcun dipendente.

I clienti devono solo guardare il display e la temperatura corporea viene automaticamente rilevata: se non supera la soglia di 37,5° C, compare un “semaforo verde”, che dà loro il via libera per accedere. Nel caso in cui la temperatura rilevata superi questa soglia, l’accesso viene bloccato. Si tratta di un’idea semplice ma che potrebbe rivelarsi utile nella fase di ripartenza di ristoranti, bar e altre attività del genere.

una Customer experience insolita (e una distrazione) in un momento di crisi

In un momento in cui gli operatori del settore non possono ancora lavorare a pieno ritmo e in cui cercano di immaginare un ritorno a una normalità ben diversa” rispetto a quella di prima, servono delle soluzioni diverse da quelle usate finora e uno spirito di adattamento non indifferente. Per questo sono nate varie iniziative digitali e proposte come quelle menzionate in precedenza, che vogliono offrire ai ristoratori la possibilità di rimettersi all’opera ma con le dovute accortezze.

 ristorazione e coronavirus

Fonte: Insider

Le restrizioni imposte per contenere il nuovo coronavirus possono durare diversi mesi, rendendo impossibile per gli operatori offrire normalmente i loro servizi ai clienti che si recano al locale. Nel tentativo di garantire comunque una customer experience davvero unica, la coppia svedese Linda Karlsson e il compagno ex-chef Rasmus Persson hanno ideato il concept Bord för En, che letteralmente significa “tavolo per uno.

Si tratta di un ristorante all’aria aperta con un solo tavolo e una sola sedia al centro di un prato in Svezia, che ospiterà soltanto un cliente al giorno: una volta seduto, un cestino appeso a un cavo dalla finestra della cucina raggiunge il tavolo portando il pasto al cliente.

Il Bord för En, almeno per com’è attualmente impostato, non aspira a essere un business particolarmente redditizio anche perché, come riportato in un’intervista rilasciata da Karlsson a Insider, ogni cliente può decidere quanto pagare per il pasto: «siamo affrontando dei tempi difficili e ci sono delle persone che hanno perso il lavoro, i propri cari e persino la testa. Noi accogliamo tutti, indipendentemente dalla situazione finanziaria in cui ti trovi […] vogliamo incoraggiare le persone a sedersi e a trascorrere un tempo di qualità».

Una soluzione, questa, che più che pensare a una ripartenza economica vera e propria vuole offrire, in un momento di dure sfide (sanitarie, economiche e sociali) un’esperienza insolita e un momento di distrazione e di svago.

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