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Lo spot offensivo di Burger King: la storia si ripete, tra accuse di razzismo e pregiudizi

Spot offensivo di Burger King tra razzismo e pregiudizi

Le accuse allo spot offensivo di Burger King: un'altra banalizzazione della cultura asiatica per promuovere un panino dal "sapore vietnamita".

Dalla modella cinese che cerca di mangiare una pizza con le bacchette alla modella occidentale che prova invece a mangiare un hamburger dal “sapore vietnamita” (sempre con le bacchette): così a distanza di pochi mesi si è passati dal polemico spot di Dolce & Gabbana allo spot offensivo di Burger King, in cui vi è una nuova banalizzazione della cultura asiatica e per questo motivo la pubblicità è stata oggetto di moltissime critiche, portando poi alla sua rimozione da parte del brand .

Lo spot offensivo di burger king, ovvero come non imparare dagli errori altrui

Difficile non provare una sensazione di dejà-vu nel guardare lo spot offensivo di Burger King che, difatti, è facilmente ricollegabile a quello di Dolce & Gabbana, rilasciato lo scorso anno e aspramente criticato in rete per la medesima ragione, cioè per la rappresentazione di stereotipi associati alla cultura asiatica. La pubblicità in questione doveva promuovere in Nuova Zelanda un nuovo hamburger di Burger King dal “sapore vietnamita”; il video presentava diversi consumatori occidentali che cercavano, con difficoltà, di mangiare un panino con le bacchette.

Burger King in New Zealand removes ‘racist’ ad amid huge online debate
Burger King in New Zealand removes ‘racist’ ad amid huge online debate

Non è quindi la prima volta che una multinazionale occidentale viene accusata di razzismo nei confronti di questa cultura e nel caso specifico di Dolce&Gabbana la polemica ha avuto gravi ripercussioni economiche sull’azienda, a causa della rimozione da diversi ecommerce cinesi dei capi della maison.

Considerato l’impatto negativo che un tale episodio ha avuto sulla brand image, ci si potrebbe aspettare maggiore attenzione da parte delle altre aziende nei confronti del mercato asiatico (ma anche arabo o africano), così come maggiore sensibilità. Invece la storia si ripete e si ripetono anche le scuse da parte di una multinazionale occidentale che non ha saputo andare incontro alle esigenze di consumatori sempre più attenti al tema della diversità.

L’errore dell’azienda diventa ancora più evidente se si tiene conto dei piani di espansione del brand nel mercato asiatico, specialmente in Cina, dove Burger King ha aperto circa 100 nuovi punti vendita nel 2018.

la polemica sui social: niente di nuovo per burger king

In risposta alla polemica generata sui social, Burger King ha cancellato i contenuti in questione, spiegando che non erano rappresentativi del brand: «ci dispiace molto che la nostra comunità abbia ritenuto l’annuncio insensibile», ha dichiarato James Woodbridge, general manager for marketing di Burger King, all’agenzia di notizie neozelandese Stuff. Inoltre, ha precisato che il contenuto è stato «rimosso e certamente non rispecchia i valori del nostro brand per quanto riguarda diversità e inclusione».

È opportuno sottolineare che l’azienda è stata già precedentemente accusata di “insensibilità culturale” ed è stata al centro di polemiche per il lancio di pubblicità ritenute offensive per le donne. Oggetto di molte critiche è stata per esempio la pubblicità lanciata in occasione dei Mondiali di calcio in Russia: Burger King Russia offriva soldi e hamburger alle donne russe che durante la competizione avessero rapporti con calciatori e poi avessero una gravidanza. Dopo l’ovvio scandalo, anche in quel caso l’azienda ha risposto con delle scuse e ha rimosso l’annuncio pubblicitario.

Nonostante lo storico di incidenti del brand (e le recenti polemiche che hanno coinvolto altre aziende), nell’aprile 2019 sembra che non abbia ancora imparato la lezione. Riguardo allo spot offensivo di Burger King, comunque, in realtà le opinioni sono divise, anche se c’è un’idea che più di tutte potrebbe mettere d’accordo tutti: per una multinazionale come Burger King sapere e riuscire ad adattare la propria brand identity ai cambiamenti sociali e alle richieste del consumatore risulta fondamentale. Del resto, essere un brand globale e ignorare la crescente sensibilità dei consumatori nei confronti della diversità e dell’inclusione non può che danneggiare l’immagine della marca .

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