Se tutti gli elettori sono micro-influencer politici: la campagna istituzionale per le europee 2019
"Stavolta voto" è la campagna istituzionale per le europee del 2019 che prova a sfruttare il potere dei micro-influencer politici.

Come ideare una campagna a favore del voto se sei un organo istituzionale e super partes come il Parlamento Europeo? Con una strategia che, per la prima volta, prova a coinvolgere in prima persona gli elettori e, a ben guardare, li invita a farsi micro- influencer politici. “Stavolta voto” è, infatti, il titolo della campagna di comunicazione istituzionale per le elezioni europee del 2019, con cui da Bruxelles intendono invogliare i cittadini a recarsi alle urne.
La narrativa dell’iniziativa è quella tipica – e paradossalmente un po’ ingessata – delle più tradizionali campagne di promozione del voto: «responsabilità», «scelta» sono termini che ricorrono con una certa frequenza; c’è un riferimento velato alla questione dell’astensionismo particolarmente sensibile quando si tratta di elezioni europee, ma c’è uno slogan – «Se votiamo tutti, vinciamo tutti» – che è il vero trait d’union con la natura e la vocazione più moderna della campagna. Come a dire: il voto è una vittoria di tutti, ma perché lo possa essere tutti devono collaborare.
Micro-influencer maketing e politica: un matrimonio possibile?
In quest’ottica “Stavolta voto” si rivolge non agli elettori ma alla community di elettori e lo fa persino con strumenti zero del community management come uno spazio, una piattaforma propri intorno a cui aggregare gli utenti.
L’idea alla base sembra essere che i meccanismi fiduciari siano oggi decisamente più paritari di un tempo: ci si fida degli amici e delle cerchie sui social più di quanto lo si faccia di istituzioni e grandi narrazioni come i media tradizionali ed è da amici, contatti sui social che ci si lascia guidare anche quando si tratta di prendere decisioni come le decisioni d’acquisto.
C’entra, almeno in parte, la tanto discussa omofilia degli ambienti digitali: sui social (e non solo) si tende a interagire con persone che si pensa abbiano gli stessi gusti, le stesse opinioni, le stesse propensioni ed è proprio per questo motivo che ci si fida di loro e delle loro scelte. Il principio, certo semplificato, è alla base stessa dell’influencer marketing e, nel caso specifico della campagna istituzionale per le europee 2019, avrebbe a che vedere con la capacità che ogni elettore ha di convincere, con il proprio buon esempio, altri elettori ad andare a votare.
Se influencer e micro-influencer sono ormai fidi alleati dei brand di settori più diversi, qualche dubbio sulla reale efficacia dei micro-influencer politici comunque è legittimo. Secondo degli studi, infatti, parlare di politica sui social negli ambienti digitali annoierebbe i propri contatti.
Non si può non considerare, però, che tradizionalmente l’orientamento politico di un individuo è tra quegli aspetti che dipendono dai gruppi a cui l’individuo appartiene e con cui interagisce e non c’è niente di strano, in questo senso, a immaginare un ruolo guida assunto da amici più informati e che più seguono la politica, responsabili di zona di partiti, liste pubbliche o altre realtà simili, attivisti, ecc. In altre parole? Un micro-influencer politico è l’elettore della porta accanto: non importa che abbia o meno una precisa expertise in materia, conta che abbia una certa popolarità e credibilità nelle cerchie di riferimento e che, in buona sostanza, eserciti una certa influenza su chi gli sta intorno e, ancora, che sia percepito, dal suo target almeno e per vicinanza di idee e posizioni, come un buon esempio da seguire.
Anche se erano chiamati ancora solo volontari, furono questi stessi elettori della porta accanto a contribuire alla prima vittoria di Obama.
Con “Stavolta voto” l’operazione può apparire più complessa da un lato, quanto più genuina dall’altro: non c’è da far leva su una posizione, una preferenza politica ben precisa – proprio perché quella del Parlamento Europeo è «imparziale», ci tengono a precisare – tanto quanto sul senso di dovere civico ad andare a votare e davvero ogni cittadino coscienzioso che abbia a cuore il processo democratico, così, può trasformarsi in micro-influencer.
Per partecipare, del resto, basta iscriversi al sito dedicato e, contemporaneamente, indicare in che modo si può contribuire alla causa: si può scegliere di partecipare solo online o di trasformare questa partecipazione virtuale – da slactivist per usare il gergo del campo – in un impegno concreto, collaborando all’organizzazione di eventi, distribuendo materiale informativo da stampare direttamente dal sito, ecc. Soprattutto chi decide di prendere parte all’iniziativa è chiamato a far sapere ai suoi amici che con “Stavolta voto” può farlo direttamente, con un’azione a sforzo (quasi) zero come condividere sui principali canali social i link dell’iniziativa del Parlamento Europeo oppure può scegliere di creare un’immagine o un video significativo, che spieghino le ragioni del suo impegno diretto e condividerlo, sempre attraverso i propri profili social, nel flusso di contenuti taggati #thistimeimvoting. Un’opzione, la seconda, che dimostra tra l’altro come questa campagna abbia imparato la lezione dai tanti top e flop delle campagne di comunicazione politica più recenti: tanto content marketing, anche e soprattutto se fatto grazie all’uso di user generated content gratuiti, genuini, coinvolgenti; una buona gestione della community e quel che basta di hashtag activism aiutano a disintermediare il messaggio politico e farlo emergere dall’indifferenza e dalla mancanza di attenzione in cui il web confina molte questioni, anche se rilevanti per la cosa pubblica.
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