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Storytelling e sorrisi per la pubblicità progresso: uno spot vero

Storytelling e sorrisi: una storia vera

Lo storytelling è diventato uno strumento di impeccabile successo e, a dimostralo, è ancora una volta una pubblicità progresso.

Lo storytelling – tecnica con la quale si narra una storia – è diventato, negli anni più recenti, uno strumento davvero utile in tutti i settori in cui viene utilizzato. Il perché del successo di questo mezzo è spiegabile dal suo potenziale comunicativo, basti pensare alle infinite forme che la narrazione di una storia ha assunto dai tempi dell’antica Grecia all’età contemporanea: dai tragici drammi alle commedie, dalle novelle popolari ai fumetti, per non parlare della costante conversazione umana. Lo storytelling ha, dunque, egregiamente rappresentato lo sfondo delle relazioni umane.

Riprendendo le parole di Bruner secondo cui “ la vita stessa è narrazione in quanto storia”, si capisce il potere catartico e curativo del raccontarsi. Difatti, da sempre si rivelano storie, si narrano vicende spettacolari, ci si emoziona  descrivendosi. Del resto, narrare è l’unico modo per l’uomo di comunicare un accaduto o la propria storia. Inoltre, la narrazione di sé è funzionale all’attribuzione di senso alla propria vita, garantendo una maggiore consapevolezza. Da qui, la forza della narrazione in generale e dello storytelling, come strumento che racchiude in sé tutti gli aspetti comunicativi della semplice narrazione arricchendoli grazie ad una sottile e al contempo persuasiva esortazione all’azione.

In questo modo lo storytelling riesce a equilibrare il bisogno umano e catartico di comunicazione con quello più consumistico e di mercato di persuadere l’altro verso un qualcosa, con lo scopo di coinvolgere attivamente l’interlocutore per spingerlo all’azione (diversa a seconda del contesto di applicazione).

I punti di forza dello storytelling?

  • Dare vita a un personaggio con cui l’interlocutore possa identificarsi;
  • puntare sulle emozioni, coinvolgendo il pubblico attraverso storie che esprimano sensazioni appassionanti;
  • diffondere un messaggio per sensibilizzare l’altro;
  • raccontare accadimenti reali, aumentando così la persuasione e l’efficacia della storia stessa.

Date queste caratteristiche basilari ma estremamente efficaci, lo storytelling ha riscosso sempre più consensi, spingendo i più ad affidarsi ad esso per molteplici scopi che vanno dalla promozione di un brand o di se stessi, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su temi importanti e attuali come l’atteggiamento verso le disabilità.

Ed è proprio su questa scia che si inserisce il lavoro sull’atteggiamento verso i diversamente abili della Casta Diva Group (multinazionale tascabile della comunicazione che produce in tutto il mondo branded content , eventi di live communication e contenuti digitali, virali e social video). Nello specifico il lavoro in questione è un video realizzato per EÇADEM, un’organizzazione non governativa turca che fornisce assistenza ai bambini disabili, un video che mette in luce la forza dello storytelling.

Lo storytelling nello spot per EÇADEM

Il video promozionale, che si inquadra come un ulteriore esempio del successo contemporaneo delle pubblicità progresso – basti pensare allo spot realizzato dalla Rai per la giornata mondiale sulla consapevolezza dell’autismo 2016 –,  è stato interamente girato a telecamere nascoste e senza attori, ma grazie alla partecipazione dei volontari di EÇADEM e dei familiari dei bimbi disabili. Lo spot si inserisce nel progetto “One smile is enough to change our world” (“un sorriso è sufficiente a cambiare il nostro mondo”, ndr) ed è stato realizzato in tre settimane.

Gli elementi costitutivi indispensabili alla realizzazione sono stati i seguenti:

  • La regia dello scrittore e regista Kuntay Alpman;
  • la voce fuoricampo dell’attrice turca Özge Borak;
  • la musica realizzata per l’occasione da Burak Ekinil;
  • il parco che ha funto da perfetta scenografia;
  • un’emozionante storia narrata.

Il cuore della pubblicità è infatti lo storytelling di una lettera scritta dalla mamma di Tufan, ragazzo disabile di 14 anni protagonista del video, che, nel corso dello spot, viene consegnata a tutti coloro presenti nel parco. Al centro della lettera una considerazione tanto semplice quanto realmente sconvolgente e amara: la mancanza di sorrisi rivolti ai disabili a discapito di una sostanziale e disarmante indifferenza, nonché di insensibilità verso l’altra faccia della realtà: la diversità. Per cui, lo scopo principale della lettera è proprio quello di informare i passanti e indurli a riflettere sul proprio comportamento e, in ultima analisi, spingerli a modificare il loro inconsapevole atteggiamento attraverso uno dei gesti più semplici, efficaci e naturalmente umani: il sorriso.

Infine, lo spot si conclude con le emozionanti reazioni dei destinatari che, commossi dalla lettera e in preda alle emozioni di empatia e tenerezza suscitate in loro da quelle righe colme di amore materno, dimostrano che la lettera ha sortito l’effetto sperato: accorgersi degli altri e finalmente sorridere al piccolo Tufan e alla diversità.

Per quel che concerne la diffusione in rete, come era facilmente intuibile, lo spot ha in breve conquistato e commosso tutto il mondo, superando tutte le aspettative in pochissimi giorni, poiché ha portato a oltre 8,5 milioni di visualizzazioni su Facebook, 215.000 condivisioni, ha aumentato sia il numero dei volontari di EÇADEM del 150% sia le visite sul loro sito web del 1600%.

Date le caratteristiche e la natura dello spot, lo strumento ideale al raggiungimento degli scopi previsti non poteva che essere lo storytelling, confermando ancora una volta  quella che è diventata una consuetudine nel mondo comunicativo: puntare su storie vere ed emozionanti.

Un’ultima considerazione da fare risiede nel potere sempre più efficace della tecnologia, sia in termini di produzione e realizzazione di strumenti adeguati per i messaggi socialmente impegnati sia in termini di diffusione di tali messaggi.

Concludendo, si auspica di continuare a usare la tecnologia come canale preferenziale per la sensibilizzazione anche dei più restii al mondo del sociale/social in tutte le sue necessità e sfaccettature.

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