- Comunicazione
- 12' di lettura
Perché la strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez è una lezione di comunicazione politica (e non solo)

Una community affezionata ma non solo: la strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez è una (bella) lezione di comunicazione politica.
Avere ventinove anni ed essere la più giovane parlamentare mai eletta al Congresso: già questo sarebbe bastato a far parlare di sé. La strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez, il lavoro costante sul brand personale e – è proprio il caso di dirlo – sulla propria immagine, le posizioni politiche nette e nettamente anti-Trump, le svariate polemiche a cui la democratica, piuttosto che sottrarsi, preferisce rispondere sempre con sagacia, però, sembrano aver fatto il resto.
oltre la strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez: la costruzione di un brand
Dopo appena pochi mesi di carriera (Ocasio-Cortez è arrivata al Campidoglio, infatti, dopo le elezioni di midterm del novembre 2018, ndr) del resto c’è già un acronimo – AOC – con cui i media, i colleghi, gli oppositori, l’elettorato, tutti riconoscono la giovane democratica. Può sembrare un dettaglio di poco conto: non lo è se si considera che uno degli obiettivi fondamentali, fin dal momento delle primarie, è stato per Ocasio e il suo staff avvicinare anche le persone più comuni alla politica.
Ora c’è chi ha già definito il suo approccio come qualcosa di molto simile a una politica fatta di «kitchen table issue»: non c’è niente del resto che non possa essere ridotto alla semplicità, alla chiarezza, persino alla familiarità, delle conversazioni fatte a cena attorno a un tavolo. Basti pensare a due dei temi fondanti della proposta politica dei progressisti alla Sanders, il Medicare e il Green New Deal: ci sono post su Instagram, tweet dettagliati – e ben meno stringati dei classici 140 caratteri – brevi video e dirette in cui la consigliera spiega, punto per punto, con un linguaggio semplice e diretto e senza rinunciare qualche volta a motti di spirito e ironia, gli obiettivi che si intendono raggiungere quanto ad assistenza sanitaria ed economia ecosostenibile.
Cocktails for the Revolution:
– World w/o a #GreenNewDeal: a Bitter Dark n’ Stormy
– Clean transport: an Aviation, but hold the crème de violette
– Bridges, Not Walls: a Mezcal Greyhound
– Paid Parental Leave: Mocktail margarita
– Policy Failure: anything w/ Goldschläger— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) February 11, 2019
Il giusto mix di numeri, dati verificabili e verificati e human interest sembra essere, del resto, ciò che ha reso vincente non solo la strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez, quanto l’intera costruzione – e la narrazione – del suo brand personale.
Da un lato ci sono dinamiche ormai consolidate nell’ambito di un dibattito politico piuttosto polarizzato: bufale, fake news , notizie e numeri manipolati ad arte, per esempio, sono mezzi giustificati se il fine è tenersi stretto il proprio elettorato; la vera sfida è imparare a fronteggiarle e, in questo senso, la proposta di Ocasio-Cortez è un fact-checking puntuale, trasparente e a tratti persino divertente, ma che non lasci dubbi di alcun tipo al lettore-elettore.
Not sure how many pundits talking about Amazon even read the deal or where it was going.
$500+ million of the deal was *capital grants.*
$2.5 billion in tax breaks.
It’s fair to ask why we don’t invest the capital for public use, + why we don’t give working people a tax break. https://t.co/jUqaugUHYP
— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) February 19, 2019
Dall’altro lato, anche a prescindere dalle proposte politiche concrete, quella della giovane laureata eccellente, con un curriculum di occupazioni umili, compresa quella di cameriera in una taqueria, che riesce a varcare le porte del Campidoglio per portare in prima persona la voce degli abitanti di quartieri critici come il Queens e il Bronx è senza dubbio una storia che incanta (per parafrasare il quasi omonimo saggio di Andrea Fontana). Ogni proposta politica non può che intercettare e proporsi come antidoto a una paura e nel caso della giovane democratica le paure in gioco sembrano essere tante: la spirale di silenzio che rischia di avvolgere contesti e situazioni tipici delle città americane, l’immobilismo percepito di una certa sinistra, solo per fare qualche esempio.
Tutto, così, nella campagna elettorale e nella strategia di branding sembra aver puntato sul fattore novità. Chi ha curato l’identità visiva di Ocasio-Cortez, per esempio, ha spesso sottolineato come la scelta di non utilizzare colori come il rosso o il blu (il viola è il colore sociale utilizzato per manifesti e merchandising della democratica, ndr), così intimamente legati alla storia e alla politica americana, abbia rappresentato di per sé una ventata di aria fresca e un elemento distintivo.

Il viola è il colore scelto per l’identità visiva della giovane candidata democratica. Insieme a una font snella e smart suggerisce subito un’idea di “novità”.
Più pragmaticamente? Significa che anche se si è solo visto distrattamente, per strada, un manifesto o qualcuno indossare una maglia della campagna è difficile confondersi: si potrà certo non sapere, chiedersi di cosa si tratti, ma è difficile avere l’impressione di essere davanti a qualcosa di visto e rivisto.
Del resto, come già si accennava, e oltre al fattore anagrafico, di visto e rivisto nella storia personale e politica di Ocasio-Cortez c’è poco. La parlamentare e il suo staff lo sanno bene, tanto che la narrativa costruita fin qua ha come storyline preferita quello straniamento, così intimamente legato al senso di novità di cui già si diceva, di una quasi trentenne che arriva per la prima volta al Campidoglio. In qualche caso ciò significa raccontare come si consumino le suole delle scarpe quando non si può contare su lobby o interessi atavici di partito e il consenso lo si deve guadagnare porta a porta. In qualche altro caso addirittura di come non si riesca a pagare l’affitto in attesa del primo stipendio da parlamentare o di come, mentre solo qualche mese prima si avevano difficoltà nel riuscire a prenotare una visita medica, ora si gode improvvisamente di assicurazioni ad hoc.
Some folks are saying I won for “demographic” reasons.
1st of all, that’s false. We won w/voters of all kinds.
2nd, here’s my 1st pair of campaign shoes. I knocked doors until rainwater came through my soles.
Respect the hustle. We won bc we out-worked the competition. Period. pic.twitter.com/RbpQMYTiWY
— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) June 29, 2018
Così la strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez si è dimostrata vincente
Racconti intimi – meglio, di una studiata intimità – che non possono non essere coinvolgenti. Tanto che, secondo uno studio di CrowdTangle, i contenuti social di Ocasio-Cortez su Twitter raggiungono in un mese più interazioni di quante ne raggiungano, insieme, grandi media come la CNN, la ABC, il New York Times e via di questo passo. La giovane democratica farebbe meglio persino di Barack Obama.

Alexandria Ocasio-Cortez: il suo profilo Twitter è campione di interazioni e coinvolgimento. Fonte: Axios
Un account Twitter da oltre tre milioni di follower e uno Instagram da due e mezzo (i dati sono riferiti al febbraio 2019, ndr), del resto, sembrano avere tutte le carte in regola per generare coinvolgimento e viralità. Anche in questo caso, però, come in quello di molti personaggi famosi e altri politici che utilizzano i social c’è poco spazio per l’improvvisazione. Nonostante le voci secondo cui la politica gestirebbe direttamente almeno i profili Twitter e Instagram, mentre si farebbe aiutare da un team dedicato per quanto riguarda la pagina Facebook, insomma, anche la strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez è studiata ad arte e per risultare d’appeal per un target piuttosto definito. Quello di chi già ne seguiva l’operato a livello territoriale, certo, e che ora vede finalmente rappresentati valori, cause, interessi in cui crede anche al governo centrale.
Ocasio-Cortez e la sua strategia di comunicazione, però, sarebbero secondo qualcuno lo strumento migliore per (ri)avvicinare i Millennial – di qualsiasi distretto, persino non soltanto americani – alla politica. Diverse scelte nella presenza digitale della democratica – dai canali, ai contenuti, alla grammatica, all’estetica e persino al frequente uso connotativo di faccine ed emoji – sembrano pensate apposta per soddisfare abitudini e aspettative degli elettori più giovani. Instagram, per esempio, è il protagonista quasi indiscusso della strategia social di Alexandria Ocasio Cortez e, più ancora, che i tradizionali post sul feed lo sono i contenuti temporanei come le Storie o le dirette.
Questi servono alla parlamentare per raccontare le sue giornate, tanto che si tratti di spiegare una votazione o un provvedimento preso in Congresso, quanto che si tratti invece di raccontare di un sabato sera passato a fare il bucato per non aver avuto altro tempo durante la settimana.

Su Instagram la parlamentare democratica alterna il racconto della sua vita politica con quello della quotidianità di una (quasi) trentenne.
Lo stesso grado di attesa, del resto, sembra essere riservato dalla community ai contenuti che hanno a che vedere più strettamente con la carriera politica di Ocasio-Cortez, quanto ai contenuti più leggeri e che riguardano invece la vita di tutti i giorni della ventinovenne. Il tutto senza contare le occasioni in cui in cui questi stessi contenuti si uniscono, diventano un pastiche: se la domanda, infatti, è se si può mangiare un piatto di maccheroni cheese o tagliare le verdure per la cena mentre si discute dell’agenda politica del giorno, la risposta è sì, nel caso di Ocasio-Cortez, sì.
.@Ocasio2018 is talking about the problem with cash bail while cutting chipotle chilis and making dinner. 👏🏽👏🏽👏🏽👏🏽👏🏽👏🏽👏🏽
This is how you talk politics at the dinner table. I wish more politicians were real like this. pic.twitter.com/vlxoKAAKse
— Renee Bracey Sherman (@RBraceySherman) November 19, 2018
Dai brand di riferimento alle inspiring people, del resto, sembra proprio questo quello che le generazioni più giovani stanno chiedendo: intimità e una coerenza versatile.
Quando il politico si trasforma in un’icona di bellezza e stile
Nell’ultimo senso si tratta di ammettere che non ci sia niente di strano persino nell’accettare che un politico possa dare suggerimenti sulla beauty routine per esempio. È quello che Ocasio-Cortez ha fatto, sempre via Storie su Instagram, in risposta a qualcuno tra i follower che le chiedeva come facesse ad avere una così pelle perfetta, per altro, in un’altrettanto perfetta operazione di community management.

Con delle storie su Instagram, e come una perfetta beauty influencer, Ocasio-Cortez ha descritto nel dettaglio ai suoi follower la sua routine di bellezza. Fonte: TheCut
Non è un episodio isolato: tutti amarono il rossetto amaranto sfoggiato nello spot che annunciava la sua ospitata al late show Desus&Mero, tanto che qualcuno cominciò a vedere Ocasio come una sorta di nuova beauty icon, destino toccato prima di lei a molte altre figure politiche soprattutto femminili; in realtà la citazione, se c’era, era al gesto di Sonia Sotomayor che, riconfermata al Congresso, aveva celebrato la sua vittoria indossando uno smalto rosso che in non poche occasioni era stato motivo di tensione con chi le consigliava look più sobri.
Separare vita personale e politica? Non sempre è possibile
Ocasio-Cortez non è il solo politico, comunque, che sembra provarsi in questo continuo live streaming della vita di tutti i giorni: nella cornice di un Congresso sempre più giovane c’è addirittura chi, come Beto O’Rourke, ha mandato in diretta una seduta dal dentista. Per questo l’approccio delle istituzioni sembra farsi, rispetto a qualche anno fa, sempre meno blando e sempre più normativo: il Members’ Congressional Handbook, per esempio, pare abbia imposto la creazione di account istituzionali separati da quelli personali ed eventualmente utilizzati durante le campagne elettorali, da cui pubblicare solo contenuti che abbiano a che vedere con impegni e attività ufficiali. Una separazione però che non sempre è possibile, come dimostrano quanto detto fin qua e i numeri bassi e tutt’altro che competitivi raggiunti finora da questi stessi account ufficiali (@repocasiocortez, l’account istituzione di Alexandria Ocasio-Cortez, non ha mai superato per esempio i poco più di 400mila follower, contro gli oltre due milioni dell’account personale della democratica, e risulta non più attivo a febbraio 2020 ndr).
La strategia social di Alexandria Ocasio Cortez e le lezioni per i politici (e non solo)
Più volte sorpresa a dare lezioni di social a colleghi più anziani e chiamata addirittura dal comitato democratico a condividere le sue best pratice quanto a presenza sui social, Ocasio-Cortez del resto sembra avere le idee chiare su cosa significhi essere un personaggio pubblico e gestire la propria presenza su piattaforme come queste.
Class was in session this morning! I was thrilled to offer some insights on Twitter and social media to my. colleagues this morning.
Now Majority @WhipClyburn is teaching me what all the bells mean in the Capitol 😂 https://t.co/pEGVZqqn2g
— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) January 17, 2019
Idee tanto chiare che di fronte ad alcune minacce che le sono arrivate in Rete appunto, piuttosto che continuare a trollare gli haters come avrebbe fatto da ventinovenne qualsiasi e senza un ruolo pubblico, non ha avuto remore a procedere per vie legali e che, su esplicita richiesta dell’ABC, avrebbe consigliato ai suoi colleghi di «non provare mai a essere qualcuno che non si è», «parlare come una donna anziana, se si è una donna anziana», «non postare un meme se non sai che cos’è un meme», «silenziare le persone, non bloccarle» e via di questo passo.
Se il primo dei consigli di Ocasio-Cortez per i politici che vogliono avvicinarsi ai social sembra, così, un inno alla spontaneità, l’ultimo riecheggia le tante polemiche in cui la politica si è trovata coinvolta in questi mesi.
Da un lato, infatti, il continuare a fare – nella vita, come in Rete – quello che stava già facendo ha significato aggiungere al naturale impegno verso le issue politiche di cui è promotrice un forte commitment verso temi d’attualità e a cui l’opinione pubblica si dimostra sensibile, per esempio. Per restare alle Storie su Instagram della parlamentare, se tutte hanno almeno una didascalia quando non addirittura dei sottotitoli, è per renderle davvero accessibili anche agli utenti con disabilità uditive.
Advocates for the deaf community hit me up to connect me with tools (i.e. Clipomatic) to better serve all of us.
Thanks to them, I now caption all my IG stories so our deaf brothers and sisters can follow along too. https://t.co/WhwNNgSeHy
— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) November 16, 2018
Allo stesso modo, in diverse occasioni, la democratica ha mostrato aperto sostegno alla causa LGTB o per le questioni di genere.
Comunità insomma potrebbe ben essere, e non a caso, una delle parole chiave della strategia social di Alexandria Ocasio Cortez. Lo si nota, e ancora una volta è tutto tranne che un dettaglio, soprattutto nelle scelte visive: nelle foto ufficiali o utilizzate per i canali social la parlamentare è raramente sola, quasi sempre piuttosto è in compagnia di altre donne forti o di un elettorato affezionato e partecipe.
Quando attrarre e gestire le polemiche fa parte della propria strategia on e offline
Se si è accennato anche alle polemiche, infine, è perché in certa misura non possono che far parte oggi della strategia per la visibilità e di newsjacking di un politico.
Non stupisce così che i media, soprattutto i media internazionali, conoscano Ocasio-Cortez per lo più per le tante querelle sul vestiario che l’hanno vista coinvolta ma che, denuncia la parlamentare, sono cartina al tornasole di un certo maschilismo insito negli ambienti politici americani. Commentando una sua foto di spalle al Congresso, Eddie Scarry del Washington Examiner aveva ipotizzato che gonna e giacca indossate dalla parlamentare fossero «un po’ troppo» per una «ragazza» con problemi economici come quelli di cui Ocasio-Cortez aveva parlato più volte. La risposta della politica? Sagace e perfettamente consapevole di come funzionano i social: ci sarà sempre qualcuno che si lamenterà, se andrai a una seduta «con un sacco addosso», tanto quanto se ci andrai con dei vestiti a buon mercato. Decisamente di meno savoir faire la reazione del giornalista che ha cancellato il post e dimostrato automaticamente la poca propensione al dialogo di una certa area, decisamente conservatrice, politica e di pensiero.
Oh, does @eScarry think he can delete his misogyny without an apology?
I don’t think so. You’re a journalist – readers should know your bias. pic.twitter.com/2KJuiPsUR2
— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) November 16, 2018
Tanto più che, in quell’occasione, persino Dictionary.com era sceso in campo a difesa della parlamentare: continuare a parlare di lei come di una «ragazza» è erroneo, controproducente e riflesso di un pregiudizio; come a dire che le parole sono importanti tanto quanto lo sono le narrazioni a cui si dà forma.
Girl. Noun. A female child, from birth to full growth.
E.g. Alexandria Ocasio-Cortez is not a girl.https://t.co/ASRDezVivT https://t.co/4nnYMLk1fz
— Dictionary.com (@Dictionarycom) November 15, 2018
Non meno polemiche aveva generato il servizio su Interview per cui Ocasio-Cortez aveva posato con un paio di Manolo Blahnik ai piedi e in un abito di velluto color ottanio che le erano costato subito il titolo di «fashionista socialista», poco attenta alla coerenza dei suoi programmi con quello che sceglieva di mettere addosso.
Non è servito molto, però, alla politica per spiegare che non solo i vestiti erano prestati, ma il tailleur incriminato era stato disegnato da una designer uruguaiana sensibile al tema dell’ecosostenibilità. Come a dire che anche per rigirare a proprio favore – quando non volutamente attrarre – le polemiche più sui generis può far parte integrante di un’oculata strategia di comunicazione. È quello che è successo, più di recente, quando Ocasio-Cortez ha accusato di razzismo gli algoritmi di riconoscimento facciale o quando si è scagliata contro Amazon sostenendo che gli sgravi fiscali concessi a una big del digitale fossero uno spreco davanti a condizioni precarie come quelle del Queens, dove pure si progettava l’apertura del nuovo quartier generale.
Se è presto insomma per dire che la strategia social di Alexandria Ocasio-Cortez e, più in generale, il suo stile di comunicazione influiranno sulla presenza digitale dei politici, non si può certo negare che la giovane politica abbia appreso le lezioni giuste su cosa fare e cosa non fare quando si vuole ottimizzare e rendere efficace la propria comunicazione politica online.
Notizie correlate

I social sono ancora importanti per i partiti italiani? La risposta in uno studio di arcadia

Come i social hanno reagito alla morte di Silvio Berlusconi

Lombardia, Puglia e Liguria sono le Regioni che vanno meglio sui social secondo DeRev

I politici italiani scoprono LinkedIn

Capi di governo: chi ha più seguito e genera più interazioni sui social
