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Studio sull'Infosfera italiana 2016: come gli utenti si rapportano alle fonti

Dallo studio sull'Infosfera italiana 2016 emerge una predominanza dei media digitali tra le fonti di informazione: come si rapporta con esse l'utente?
Dallo studio sull’Infosfera italiana 2016 ideato e promosso dalle cattedre e dagli studenti di Teoria e tecniche delle analisi di mercato e di Comunicazione e innovazione nelle pubbliche amministrazioni dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli è emersa non solo un’acuta indagine teorica e sociologica sul mondo dell’informazione, ma anche un’attenta analisi del consumo mediale degli utenti italiani e del loro rapporto con le fonti, attraverso l’utilizzo di grafici e infografiche che sintetizzano al meglio l’aspetto quantitativo e numerico della ricerca.
La rilevazione dei dati è stata effettuata con intervista diretta tramite questionari – 1157 sono quelli validati – somministrati dal 18.12.2015 al 21.01.2016 su tutto il territorio nazionale.
Il campione era così composto:
Da un primo grafico si rileva che i telegiornali – si fa riferimento, dunque, a media tradizionali – rappresentano per gli utenti italiani una delle fonti primarie da cui attingere informazioni: sono secondi, infatti, soltanto ai motori di ricerca in Rete. Di 24 media indicati ben 14 sono online (8 nelle prime 12 posizioni), mentre i restanti 10 sono media/fonti offline.
I nuovi media o media digitali vengono utilizzati – come si evince dal report – principalmente per ricerca informazioni circa cultura e tempo libero, meteo, lavoro e salute su tutti; meno invece, tra gli altri, per sport e religione.
Per quanto riguarda, invece, la frequenza media nell’utilizzo di Internet, il 33,45% del campione dichiara di utilizzarlo quotidianamente più di 5h – dati che ci aiutano a comprendere quanto il mezzo sia ormai pervasivo –, mentre l’1,99% dichiara di non utilizzarlo mai, l’1,30% due o tre volte a settimana, lo 0,26% una volta a settimana.
Tra le principali fonti di informazioni consultate in rete spicca su tutte il social network per eccellenza, Facebook, con il 62,67%, mentre Twitter, registra soltanto il 23,68%, nonostante la matrice inizialmente fosse prettamente giornalistica e, appunto, d’informazione. Probabile che questo social sia utilizzato soltanto da una determinata fetta di utenti che verosimilmente ne usufruisce per motivi lavorativi o che stia andando sempre più verso una direzione non prevista.
È utile indagare, quindi, più nel dettaglio l’utilizzo di Facebook da parte di quel 75,98% degli utenti che dichiara di utilizzare principalmente questo social. Il 43,39% lo utilizza quasi sempre, nello specifico più donne (48,63%) che uomini (39,59%), la cui percentuale resta comunque abbastanza alta; il picco di utilizzo di questo 43,39% è tra i 21 e i 25 anni (55,78%).
Interessante è anche comprendere la credibilità che secondo gli intervistati hanno determinate fonti:
Per quanto riguarda i social network, la credibilità della fonte dipende per Facebook principalmente dalla presenza nel profilo di un’immagine personale dell’autore (37,86%), nonché dalla notorietà del soggetto come reale esperto in materia (37,86%). Per Twitter le percentuali relative ai principali fattori che condizionano la credibilità della fonte risultano essere all’incirca sullo stesso piano, a dimostrazione probabilmente di un maggior grado di frazionamento nell’individuazione di fattori che incidono positivamente sulla variabile in esame. Il medesimo discorso vale anche per quanto attiene al giudizio di credibilità del tweet, mentre per i post di Facebook, oltre alla già richiamata autorevolezza dell’autore, sembra incidere sul giudizio degli utenti il fatto che a condividere la notizia sia un individuo nel quale si ripone fiducia.
Emerge, infine, un dato particolarmente significativo: che si tratti di controinformazione, bufale, bot o fake, la stragrande maggioranza degli utenti (tra il 72 e il 90%) non è in grado di identificare la vera natura di un profilo Facebook o Twitter.
Dall’analisi complessiva dei dati contenuti nel report emerge, quindi, un utilizzo della rete ancora piuttosto malaccorto da parte degli utenti che, se da un lato iniziano ad esplorarne a fondo le potenzialità divulgative, dall’altro lato non possiedono ancora anticorpi sufficienti a garantire un utilizzo veramente critico delle informazioni acquisite, così da evitare di cadere in spiacevoli tranelli.
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