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È nata una tastiera per combattere i pregiudizi radicati nel linguaggio comune

È nata una tastiera per combattere i pregiudizi radicati nel linguaggio comune

Dal "virus cinese" al "mercato nero", sono diverse le espressioni che, nonostante abbiano una connotazione razzista, omofoba o xenofoba, sono ben radicate nel linguaggio comune. Leo Burnett TM e Edições Globo Condé Nast hanno così lanciato una tastiera per combattere i pregiudizi fornendo agli utenti termini più appropriati.

Le parole contano, possono fare la differenza nella vita delle persone e per questo andrebbero scelte con cura: è questa la premessa alla base della creazione di una tastiera per combattere i pregiudizi partendo dal linguaggio degli individui, anche in forma scritta sullo smartphone. La tastiera in questione, disponibile per Android, una volta installata sarebbe in grado di identificare centinaia di parole ed espressioni che comunicano differenti tipi di pregiudizi nei confronti di alcune categorie di persone: in sostanza, qualora qualcuna di queste parole venisse digitata sullo smartphone, essa sarebbe in grado di suggerire in tempo reale dei sinonimi, ossia dei termini più appropriati e non offensivi o discriminatori.

arriva Una tastiera per combattere i pregiudizi, “cancellandoli” dalle conversazioni

L’iniziativa è nata per contrastare alcuni “vizi linguistici” che tendono ad alimentare dinamiche discriminatorie nella società ed è frutto di una partnership tra l’agenzia Leo Burnett Tailor Made e la casa editrice brasiliana Edições Globo Condé Nast. In un articolo pubblicato su Vogue Brasil è stata così presentata la tastiera per combattere i pregiudizi, che punta a ridurre l’uso di parole ed espressioni, ampiamente diffuse nel linguaggio comune, che, nonostante siano offensive o discriminatorie nei confronti di determinate categorie sociali o etnie, vengono utilizzate nel quotidiano, senza riflessioni da parte di chi le utilizza sull’etimologia innanzitutto ma anche e soprattutto sulla connotazione negativa che hanno. L’iniziativa pone enfasi sulle conseguenze negative sulla società di un utilizzo non adeguato delle parole.

tastiera per combattere i pregiudizi

Fonte: Play Store di Google

Lo sviluppo dell’applicazione è stato possibile grazie a uno studio condotto dal linguista brasiliano dell’Universidade de São Paulo Thomas Finbow, che ha identificato nella lingua portoghese oltre 300 parole ed espressioni razziste, omofobe, xenofobe e sessiste. La tastiera, però, funzionerebbe anche con espressioni inglesi e spagnole.

L’applicazione, scaricabile da Google Play Store, invita così a riflettere sul potere delle parole e sul cambiamento del proprio modo di comunicare, punto di partenza nel combattere gli stereotipi ancora presenti nella società contemporanea: si tratta di «un modo semplice per eliminare il pregiudizio, rimuovendolo dalle nostre conversazioni», come si legge all’interno dell’articolo di Vogue Brasil.

PAttern linguistici Discriminatori: come nascono e alcuni esempi

Per presentare l’iniziativa è stato ideato lo spot “Le parole sono importanti“: al suo interno vengono presentate alcune espressioni e parole, in lingua portoghese, che rivelano differenti forme di pregiudizio radicate nel linguaggio comune. Tra i vari esempi vi sono quelle «parole usate per maltrattare, per diffamare o per sminuire delle etnie», come l’espressione portoghese “virus chines” (in italiano “virus cinese”), utilizzata per far riferimento al COVID-19, ma anche varie e ambigue associazioni di parole, come nel caso dell’aggettivo “nero” – a cui spesso viene data una connotazione negativa (perché utilizzato per far riferimento a fenomeni illegali o comunque negativi) –, affiancato ad altri termini con cui costituisce espressioni come “mercado negro”, ossia “mercato nero”, o “magia negra”, ossia “magia nera”. Come fatto notare, anche se l’applicazione al momento identifica espressioni e parole appartenenti solo a tre idiomi (portoghese, inglese e spagnolo), alcune di queste o comunque alcuni degli esempi riportati sono presenti anche nella lingua italiana.

Palavras Importam: conheça o Teclado Anti Preconceito
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Il progetto, comunque, rientra in un’iniziativa più ampia portata avanti dalla casa editrice per combattere pregiudizi e stereotipi presenti nella lingua portoghese, la quale preserva ancora dei termini che rimandano all’epoca del colonialismo portoghese e quindi alla schiavitù dei popoli indigeni, allora trattati come “inferiori” rispetto ai colonizzatori. Esemplificativo in tal senso è il termine portoghese “criado-mudo” (in italiano “comodino”), che tradotto letteralmente significa “servo muto”: all’epoca della schiavitù il “criado-mudo” era qualcuno che aveva il compito di rimanere in silenzio di fianco al letto dei cosiddetti “signori” o “padroni”; negli anni, così, il termine è diventato sinonimo di “comodino”, trascurando le implicazioni chiaramente offensive che si celano dietro a questa espressione. Tra le altre espressioni che potrebbero essere discriminatorie o comunque con una connotazione negativa e ambigua vi è il verbo portoghese “denegrir”, che deriva da “negro”, utilizzato per descrivere il tentativo di rovinare la reputazione di qualcuno (esempio presente anche nella lingua italiana: “denigrare”, che deriva dal termine latino “niger”). Se un utente provasse a digitare questo verbo sul proprio smartphone la tastiera anti-pregiudizi immediatamente proporrebbe un sinonimo più neutrale come “difamar” (in italiano “diffamare”). Lo stesso varrebbe per termini come “maricas”, in italiano tradotto con il termine “fròcio”, utilizzato in maniera dispregiativa per indicare persone omosessuali.

È vero anche che in molti casi alcune parole vengono utilizzate senza che vi sia un reale intento offensivo, ma l’obiettivo di quest’iniziativa è portare gli utenti a riflettere di più sulla propria comunicazione, promuovendo così a partire dal linguaggio una società più inclusiva e priva di pregiudizi e stereotipi. A questo proposito, come fa notare Thomas Finbow, «in una società che vuole essere inclusiva e che comprende un’enorme diversità umana, adottare dei pattern linguistici che non offendano specifici segmenti della popolazione, stigmatizzandoli, dovrebbe essere un obiettivo prioritario».

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