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Quali saranno le principali tendenze del mercato del lavoro nel 2023?

tendenze del mercato del lavoro 2023
Foto courtesy: Babbel

Babbel e PageGroup hanno analizzato le dinamiche attuali del mercato del lavoro, individuando trend come quello delle "dimissioni silenziose" e figure molto ricercate e ben retribuite come quella dell'esperto di cybersecurity

La pandemia da un lato e la digitalizzazione dall’altro hanno profondamente cambiato il mercato del lavoro. Lo hanno reso completamente diverso qualche anno fa e soprattutto in continua trasformazione nello sforzo di adattarsi a come le persone a monte stanno «reinterpretando concetti quali flessibilità e adattabilità in rapporto alle proprie carriere», ha spiegato Roberta Riva, responsabile marketing Italia di Babbel for Business. Proprio da Babbel hanno provato a individuare le principali tendenze del mercato del lavoro 2023 a partire da alcuni neologismi sempre più in uso anche in Italia, nei reparti HR e non solo.

I neologismi che raccontano come sta cambiando il mercato del lavoro

Quest’anno potrebbe aumentare il numero di nomadi digitali, ossia di professionisti che avendo contratti full remote e con orari flessibili rinunciano a stabilirsi in un unico posto e decidono invece di spostarsi di frequente di città in città o anche all’estero. Solo negli Stati Uniti, dove si può dire sia nato il trend, i digital nomad sarebbero già più di dieci milioni (secondo Babbel).

Sulla scia di quanto successo nel pieno della pandemia, quando condizioni lavorative diventate ancora più precarie hanno convinto un gran numero di lavoratori a dimettersi per dare priorità ad aspetti della propria vita come le relazioni o la salute mentale, tra le tendenze nel mercato del lavoro 2023 ci sarà quella a lasciare il lavoro non necessariamente per cercarne uno nuovo, più remunerativo o prestigioso. Quello delle grandi dimissioni (great resignation) è, secondo dei dati del Ministero del lavoro, un fenomeno che ha già coinvolto nel 2022 oltre due milioni di lavoratori, il 14% in più rispetto all’anno precedente.

C’è un fenomeno parallelo che gli addetti ai lavori non hanno potuto fare a meno di notare, ossia quello delle “dimissioni silenziose” di chi, pur restando in azienda, svolge solo ed esclusivamente le mansioni che gli sono state affidate, senza dedicare loro più sforzi ed energie del necessario e lavorando solo per il tempo per cui è pagato. A conferma di come il quiet quitting sia un trend già da qualche tempo c’è chi ha eletto l’espressione tra le parole dell’anno per il 2022.

Sembra di avviarsi in altre parole verso il superamento di una cultura del lavoro, per molti versi tossica, che esalta stacanovismo, perfezionismo e l’idea che sia accettabile sacrificare per la realizzazione professionale ogni altro aspetto della propria vita. Impossibile non accorgersi di come la cosiddetta “hustle culture” sia tra le principali cause di burnout per i lavoratori stressati, stanchi e poco motivati da mansioni che non permettono loro di conciliare bene lavoro e vita privata, di prendersi cura del proprio benessere fisico e mentale, di crescere umanamente oltre che professionalmente, in breve di essere pienamente soddisfatti.

Tra quelle individuate da Babbel come tendenze del mercato del lavoro 2023 non ne mancano alcune che riguardano più direttamente le dinamiche interne e il modo in cui sono organizzate alle aziende.

Questo sarà l’anno, per esempio, del fenomeno “quite hiring” (letteralmente “assunzioni silenziose”) che porterà le aziende ad allargare il ventaglio di competenze su cui possono contare senza necessariamente assumere nuovi lavoratori, ma affidandosi a consulenti esterni, dando in outsourcing alcuni dei processi aziendali o ricollocando i dipendenti che hanno già nelle aree più strategiche e puntando a far acquisire loro nuove abilità e conoscenze grazie all’aggiornamento e alla formazione.

Proprio per l’upskilling e la formazione aziendale si farà affidamento sempre più sui sistemi per l’apprendimento a distanza. L’eLearning si è ormai ampiamente dimostrato pratico ed efficace per come può essere praticato ovunque e in qualsiasi momento, permettendo di conciliare studio e lavoro.

Come diretta conseguenza dell’instabilità politica ed economica del periodo, e in piena filosofia da gig economy, dal punto di vista organizzativo e contrattuale continueranno a prevalere quest’anno gli incarichi “a chiamata” e temporanei sui rapporti lavorativi continuativi e stabili.

Per chi abbia un’idea di business e voglia realizzarla in proprio un’opportunità da non perdere resta, invece, il crowdsourcing , cioè la possibilità di raccogliere, meglio se in Rete, idee, suggerimenti, opinioni e – perché no – collaborazioni e fondi (trasformando il crowdsourcing in crowdfunding ).

Tendenze del mercato del lavoro 2023: quali saranno profili più ricercati e meglio retribuiti?

È la salary survey di PageGroup a individuare tra le tendenze del mercato del lavoro 2023 quelle che hanno a che vedere con i settori in cui ci saranno quest’anno più offerte di lavoro e migliori opportunità retributive.

Cinque sarebbero gli ambiti in cui ci sarà più richiesta quest’anno e più costante di nuove risorse da assumere o con cui collaborare in azienda: information technology, engineering, sales, finance ed healthcare.

Nel campo dell’information technology le figure più ricercate saranno quelle di software developer, cyber & network security engineer e data engineer. Le aziende sono disposte a offrire a questi professionisti digitali somme che vanno dai 45mila euro lordi all’anno per un software developer con meno di cinque anni di esperienza ai 60mila euro per un cyber & network security engineer con almeno dieci anni di esperienza.

Tra i profili ingegneristici che le aziende cercheranno di più quest’anno ci sono, invece, quelli di progettista elettrico, addetto al controllo qualità e trasfertista elettromeccanica. Le RAL si aggirano in questo caso dai 45mila euro di un responsabile del controllo qualità con almeno dieci anni di seniority alle spalle ai 60mila di un progettista elettrico senior.

Non dovrebbe sorprendere che tra le tendenze del mercato del lavoro 2023 ci sia la corposa ricerca da parte delle aziende di figure commerciali, dal momento che è «nei momenti più complessi che le aziende hanno bisogno di provare a vendere e promuovere i loro prodotti e servizi», come ha sottolineato Tomaso Mainini, senior managing director Italy & Turkey di PageGroup. I profili più richiesti saranno quelli di direttore commerciale, national account manager ed export manager e anche in questo caso le retribuzioni saranno competitive: si aggirano tra i 65mila euro lordi all’anno per chi si occupa dello sviluppo commerciale al di fuori dei confini nazionali fino agli oltre 110mila di un direttore commerciale con più di dieci anni di esperienza.

In ambito finanziario i professionisti che più avranno probabilità di trovare occupazione e farlo a condizioni interessanti saranno quest’anno CFO, business controller e responsabili amministrativi. Le RAL variano in questo settore dai 40mila euro di un responsabile amministrativo con meno di cinque anni di esperienza ai 90mila euro di un CFO, che possono crescere a 100mila con dieci anni di seniority.

L’healthcare continuerà a risentire quest’anno, almeno per quanto riguarda la domanda di figure professionali e le altre dinamiche occupazionali, di un certo “effetto pandemia”: soprattutto nella sanità e nel farmaceutico si continuerà a registrare, cioè, un incremento della ricerca di forza lavoro. Le strutture ospedaliere andranno alla ricerca di medici specializzati, in medicina fisica e riabilitativa soprattutto. Le aziende farmaceutiche cercheranno, invece, soprattutto operational excellence manager e clinical research associate. Per un medico specializzato la retribuzione parte dai 50mila euro lordi annui e, in base gli anni di esperienza, può arrivare oltre i 90mila. Per un clinical research associate, invece, la RAL varia dai 30mila e i 45mila ai 60mila euro a seconda dei gradi di seniority.

Le tendenze del mercato del lavoro 2023 evidenziate da PageGroup sembrano confermare insomma che se è vero che la retribuzione non è più l’unico aspetto da cui dipende la soddisfazione dei lavoratori e sulla base del quale soprattutto i lavoratori prendono decisioni critiche riguardo alla propria vita professionale, è vero anche che meno un’azienda è in grado di offrire un package interessante o un progetto di carriera a lungo termine e più si abbassano drasticamente le probabilità di trovare collaboratori.

D’altro canto, anche se messe alle strette da inflazione e incertezza economica, le aziende sanno bene che la crescita salariale è una buona leva per la employee retention , soprattutto di quei professionisti di cui in azienda non si vogliono perdere le competenze.

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