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#thedress è... marketing virale!

durex: la risposta a #thedress

Blu e nero e oro e bianco? Perché #thedress è diventato un hashtag di tendenza e non è sfuggito ai brand che ne hanno fatto marketing virale.

Non è difficile che qualcosa oggi possa diventare virale, considerando che il passaparola è più che mai amplificato soprattutto sui social network . E non è detto che a diventare virali siano solo strategie appositamente costruite dai brand con l’obiettivo di fare viral marketing. Spesso infatti certo fenomeni o contenuti diventano virali per fortuna o semplicemente per sbaglio: è questo il caso del fenomeno, a dir poco surreale, scatenatosi da giovedì 26 febbraio 2015 a partire da un post alquanto semplice e normale, che ha portato poi alla diffusione dell’ hashtag #thedress. Un fenomeno virale che ha permesso però ad alcune aziende, soprattutto quella produttrice dell’abito in questione, di averne un ritorno sia in termini di apprezzamento degli utenti che in termini di vendita.

blu e nero o oro e bianco?

Tutto è iniziato infatti con un post della ventunenne scozzese Caitlin McNeill (Swiked), che ha postato sul suo Tumblr la foto di un abito chiedendo un parere.

#thedress tumblr Swiked

il post #thedress di Swiked sulla sua pagina tumblr che ha scatenato il fenomeno virale

«Ragazzi per favore aiutatemi – questo vestito è bianco e oro, o blu e nero? Io e i miei amici non riusciamo a trovarci d’accordo e stiamo dannatamente impazzendo.»

Il post è stato ripreso il giorno stesso da Buzzfeed, e da qui – citando l’inizio di un articolo pubblicato su Mashable dal titolo “What color is this dress” – «The world has suddenly been divided into two groups: the Blue and Blacks and the Gold and Whites». Il “mondo” (dagli Stati Uniti all’Italia, con un’espansione a macchia d’olio avvenuta per mezzo di condivisioni su tutti i social) si è diviso in due: da una parte chi vede il vestito blu e nero e dall’altra chi lo vede oro e bianco.

la spiegazione razionale

La prima domanda “di che colore è il vestito?” è stata subito seguita da “perché c’è chi lo vede blu e nero e chi invece oro e bianco?“. A questo punto sono intervenuti, nel tentativo di fornire una risposta quanto più possibile esaustiva, diversi esperti:
– esperti di fotografia hanno affermato che la differenza di percezione dipende dall’esposizione e dalla saturazione, che sembrano cambiare i colori;
– per esperti di tecnologia la foto cambierebbe colore a seconda dello schermo su cui se ne prende visione;
esperti di medicina hanno offerto risposte più dettagliate, con spiegazioni che hanno a che fare con la natura degli occhi, la percezione della luce, la rifrazione e il daltonismo e perfino esperienze pregresse (ad esempio l’aver già visto o toccato un materiale che il vestito nella foto ci ricorda).

il fattore emotivo

Ma perché una notizia talmente insignificante è diventata virale? Perché se due persone che si pongono la stessa domanda tirano fuori, con convinzione, ciascuna una risposta diversa, scatta l’incredulità, e, si sa, il fattore emotivo, di qualunque natura sia, contribuisce al dilagare dei fenomeni virali. In fondo si tratta di un qualcosa che si vede, di qualcosa che sembra palese, di colori, e, a meno che non si sappia di essere daltonici o avere problemi simili, si difende la propria risposta non comprendendo come sia possibile che ci sia qualcuno che veda in alcuni determinati colori (quali il blu e il nero) altri colori completamente opposti (quali appunto l’oro e il bianco).

La viralità e il Instant marketing di alcuni brand

La notizia è arrivata così ad attirare l’attenzione di personaggi famosi (per nominarme una: Kim Kardashian, che, prima di affermare che il colore del vestito a suo parere non può che essere blu e nero, ha ammesso di essere “spaventata” dal fenomeno che si è sviluppato intorno ad esso) e a far diffondere meme e fotomontaggi di ogni genere sull’argomento. Insomma: se ne è parlato ovunque sul Web (non sempre con curiosità o positività, comunque, quanto anche con espressioni di insofferenza per le eccessive condivisioni sull’argomento), con un numero impressionante di condivisioni, post, tweet e quant’altro, tutti condivisi rigorosamente con l’hashtag #thedress.

Ad approfittare di questo hashtag di tendenza comunque sono stati anche alcuni brand che hanno colto l’occasione per fare dell’instant marketing volto al coinvolgimento degli utenti.

Così se Nutella ha postato un video del barattolo che varia dalle gradazioni del blu e nero a quelle dell’oro e del bianco, con la scritta «Qualunque sia #thedress, dentro è sempre #Nutella», Durex (nell’immagine in evidenza), Dash e Lego (di seguito), non sono stati da meno, creando dei post simpatici ed ironici, sapendo stare decisamente sul trend del momento.

dash #thedress

Il posti di Dash per sfruttare l’hashtag #thedress, precisando che qualunque sia il colore il prodotto in questione è sempre adatto.

LEGO #thedress

La versione LEGO di #thedress: “perché non entrambi?”

Il marketing virale di Roman Originals, produttore del capo di abbigliamento in questione

A poco è servita la risposta ufficiale del  marchio d’abbigliamento Roman Originals, produttore del capo #thedress.

#thedress Roman Originals

la risposta al dilemma “di che colore è #thedress?” svelata da Roman Originlas

«Possiamo confermare che il vestito è blu e nero! Dovremmo saperlo!»

I dubbi e l’incredulità per la differenza di percezione di milioni di utenti sono continuati, ma nel frattempo Roman Originals, con un semplice tweet o con una normale interazione sui canali social, ha saputo sfruttare il trend che si era scatenato per fare un po’ di marketing virale. Ha così esaurito le scorte dell’abito, che è andato a ruba in pochissimo tempo per essere rimesso in vendita già dopo poco.

Per concludere, Roman Originals, anche se più o meno indirettamente, ha dato quindi vita ad un esempio perfetto di strategia di marketing virale, dal momento che il post da cui ha inizialmente preso il via il fenomeno ha presentato molti dei prerequisiti necessari a poterla rendere virale. Tra questi prerequisiti, evidenti in #thedress, ci sono:

  • una componente di divertimento, provocazione, stranezza, capace di catturare l’attenzione;
  • il contenuto fresco, qualcosa di nuovo all’occhio dell’utente;
  • l’associazione sottile con la marca ;
  • il format con cui si presenta, facilmente condivisibile in rete;
  • il riferimento a qualcosa di attuale, ad un prodotto (e nel caso specifico: un capo di abbigliamento) del presente;
  • un messaggio scritto, associato ad un’immagine, che stimola una risposta degli utenti.

E il fatto che ci siano state iniziative di instant marketing di alcuni brand oltre a UGC  ovviamente non ha fatto che amplificarne la diffusione.

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