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Tradurre un sito web: dagli errori da evitare alle strategie di website localization

Tradurre un sito web

Quali sono gli errori da evitare quando si deve tradurre un sito web in una lingua straniera? I consigli degli esperti di website localization

Gli utenti sarebbero quattro volte più propensi a concludere gli acquisti se il sito di eCommerce su cui si trovano parla la loro lingua. Allo stesso modo anche il tempo di permanenza sarebbe più che raddoppiato su una pagina web, più generica, che abbia contenuti in madrelingua. A dirlo sono i risultati di alcuni studi (riportati da ‘Entrepreneur’) sulle strategie di website localization. Studi che, più in generale, suggeriscono quanto sia importante per aziende, brand e soggetti business avere oggi siti che parlano più lingue diverse.

Internazionalizzazione è infatti – insieme a digitalizzazione – una delle parole chiave più importanti per un’azienda che voglia sopravvivere in un mondo reso sempre più piccolo da scambi economici, finanziari, culturali, personali che si fanno sempre meno locali e sempre più globali. Se essere presenti, insomma, è un imperativo per chi voglia farsi trovare sul web, essere presenti con siti in diverse lingue lo è altrettanto per chi operi in un contesto e si rivolga a un’audience internazionale. Considerato che una strategia di website localization – sia che si tratti semplicemente di tradurre un sito web, sia che si opti invece per creare siti diversi con domini diversi, può richiedere l’investimento di ingenti risorse (economiche, umane), ci sarebbero diversi fattori da considerare e qualche step da seguire prima di adottarne una e per poter ottenere risultati apprezzabili.

sito web multilingua? Deve far parte di una più ampia strategia di internazionalizzazione

Fare ricerca e prendere in considerazione gli insight che si hanno a disposizione è uno di questi. Tradurre un sito web aziendale, di eCommerce o vetrina che sia, non è mai un’azione fine a se stessa, ma è quasi sempre il preludio o il primo, più semplice atto di una strategia di internazionalizzazione, appunto. Analizzare il mercato in cui si prova a penetrare, le caratteristiche dei nuovi potenziali clienti, l’eventuale presenza di competitor, la loro natura e il loro vantaggio da first mover è allora essenziale. Tanto più che un sito web multilingua potrebbe rivelarsi una vera e propria trappola per un’azienda che non sia in tutto e per tutto pronta alle sfide del going global.

Dalla logistica ai pagamenti, infatti, operare su scala mondiale richiede di certo degli sforzi in più all’azienda e non tutte le realtà, specie se piccole o ancora molto giovani potrebbero essere in grado di sostenerli. Solo per fare un esempio? Se è vero che chi compra online lo fa da siti esteri con sempre maggiore frequenza, ciò implica per l’azienda o per il sito di eCommerce la necessità di adottare almeno sistemi di pagamento digitale adeguati. Senza contare che anche prevedere un customer service in più lingue diventa indispensabile in casi come questi, se si guarda alla soddisfazione e alla fidelizzazione del cliente.

Prima di tradurre un sito web, insomma, basterebbe farsi poche, semplici domande. Come, per esempio, perché farlo? Se è vero che una strategia di web localization non può non inserirsi in una più ampia strategia aziendale, infatti, è importante porsi degli obiettivi specifici che guidino il passaggio a sito web multilingua. Se così non fosse il rischio è di risultati poco apprezzabili, se non inesistenti.

In che modo la lingua scelta per veicolare un messaggio pubblicitario influenza la percezione dello stesso? I consumatori preferiscono essere sempre serviti nella loro lingua madre?
Nella video intervista che segue, risponde a queste domande Jonas Holmqvist, Professore di Marketing presso la Kedge Business School

La lingua influenza la percezione di messaggi pubblicitari, prodotti e servizi | Jonas Holmqvist
La lingua influenza la percezione di messaggi pubblicitari, prodotti e servizi | Jonas Holmqvist

Tradurre o differenziare? Il dilemma delle website localization

Una domanda, ancora più semplice, da porsi è – come suggerisce ancora ‘Entrepreneur’ –  quanto traffico estero produce il proprio dominio. Farsi un’idea della provenienza di chi legge il proprio sito è un passo fondamentale prima di pensare a tradurlo o a crearne un’eventuale versione in lingua straniera: sarebbe uno sforzo del tutto inutile farlo, magari affidandosi a servizi di traduzione professionale, se il grosso delle visite venisse da utenti che parlano la propria lingua.

Proprio la natura del traffico potrebbe aiutare, del resto, a scegliere la strategia di website localization migliore. Le strade principali che si possono percorrere sono, semplificando e come già accennato, la traduzione del sito e di tutti i suoi contenuti o la creazione di versioni diverse dello stesso sito. Nel secondo caso si tratta di poter differenziare anche le URL con strumenti come i sottodomini (italia.nomeazienda.com), le subdirectory (nomeazienda.com/italia) o domini top-level (nomeazienda.it). Nessuna delle due vie è più corretta dell’altra, serve valutare di caso in caso e in considerazione di una molteplicità di fattori.

Cinque errori da evitare nel tradurre un sito web

Quando si sceglie di creare sito web multilingua del proprio eCommerce, della propria azienda ci sono comunque degli errori che – secondo esperti di settore come l’agenzia di traduzione BigTraslation – si dovrebbero evitare a tutti i costi. Non sono solo errori grossolani e macroscopici che potrebbero trasformarsi in veri e propri “orrori” da un punto di vista strategico e di percezione del brand. La cronaca del resto è piena di incidenti diplomatici legati a un (cattivo) utilizzo di Google Traslate, per esempio, per la traduzione di documenti ufficiali, contenuti aziendali e simili. Per quanto i sistemi automatici, di predizione, come questi siano diventati nel tempo sempre più affidabili e possano essere utilissimi nella vita di tutti i giorni, se ne dovrebbe limitare quanto più possibile l’applicazione al business.

  • Il primo errore da evitare – e che, pure, in molti commettono – è allora quello di non rivolgersi a un’agenzia di traduzione quando si tratta di creare siti multilingua. Molte aziende, specie se grandi, provano ad affidarsi a risorse interne che parlino le lingue in questione, ma non è sempre detto che le loro conoscenze siano adeguate allo scopo. Spesso, per di più, non tutte le agenzie di traduzione sono quello che fa al caso proprio; meglio sceglierne una per esempio che abbia esperienza nel proprio settore, anche merceologico, di riferimento.
  • Altro errore è non coinvolgere il reparto IT o, più semplicemente, chi si occupa di programmazione e scrittura del sito. Tradurre un sito web, infatti, significa tradurne ogni sua parte, non solo i contenuti o la sua parte visibile. Usare un CMS multilingue può essere un buon punto di partenza, ma non sempre basta. Solo i tecnici potranno risolvere issue più specifiche che abbiano a che vedere, per esempio, con la formattazione, l’usabilità del sito,
  • Non badare alla SEO. Che sia un eCommerce o il sito di un outlet media, l’indicizzazione e il posizionamento sono ormai due elementi chiave per rendere il proprio sito “trovabile” in Rete. Non basta, allora, tradurre i contenuti: ogni lingua ha bisogno di una strategia SEO ad hoc. Già la ricerca e l’individuazione della parola chiave può essere, almeno in parte, diversa: il flusso di ricerche per keyword può variare, infatti, anche molto di paese in paese e quindi di lingua in lingua. Ogni altro elemento rilevante ai fini dell’ottimizzazione SEO (tag, URL, alt delle immagini, ecc.), poi, deve essere tradotto.
  • Pensare che la traduzione sia solo un atto linguistico. Ci sono molti più fattori, diversi dal solo idioma, che dovrebbero essere presi in considerazione quando si traduce un sito web. Il contesto culturale in cui si innesta la propria strategia di website localization, per esempio. Ogni paese ha, infatti, issue molto specifiche quando si tratta di business e un’azienda che voglia penetrare nel mercato non può non conoscerle e non rispettarle.
  • Tradurre un sito web senza pensare a una strategia di contenuti adeguata è un altro grande errore da evitare. Come si diceva all’inizio, gli utenti passano più tempo su un sito scritto nella loro lingua madre. Ne passano ancora di più, però, e sono felici di farlo, su un sito che abbia contenuti appositamente calibrati al loro contesto culturale di riferimento. Ogni traduzione, così, è anche un adattamento e, in qualche caso, potrebbe essere utile proprio pensare a contenuti – per la sezione blog, per esempio – diversi di paese in paese.

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