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Come ti trasformo il cucciolo di casa in un pet influencer (guadagnandoci)
Su Instagram e non solo sono delle vere e proprie star, amati dagli utenti e corteggiati dai brand: alla scoperta dei pet influencer.
Coinvolgere gli influencer nelle iniziative no profit è ormai una prassi. Chi lo ha detto però che non ci si possa rivolgere anche a dei pet influencer – piccole, ma neanche troppo, star animali del web – quando si tratta di sostenere una (buona) causa?
C’è un’ape che tutti amano su Instagram e che combatte l’estinzione delle sue simili
È la storia di B., la prima ape influencer. Ha una pagina Instagram verificata (@bee_nfluencer) e seguita da oltre 200mila follower , un numero che, se non la rende certo una mega influencer, non ne fa neanche una micro influencer . Ogni giorno, o quasi, condivide scatti che la vedono impegnata a scoprire la città in cui vive, nella beauty routine, a godersi il meritato relax nella classica posa da spiaggia acchiappa like, con tanto di zampette in bella vista.
Soprattutto, è in cerca di collaborazioni con brand e prodotti che la possano aiutare nel suo intento principale: sostenere concretamente la lotta contro l’estinzione delle api. Secondo dei dati raccolti da Fondation de France che gestisce il profilo della pet influencer B., infatti, oltre il 30% delle colonie francesi sta scomparendo sistematicamente: non che non si possa fare niente per evitarlo; anzi, anche piccoli gesti e piccole attenzioni quotidiane potrebbero rendere il mondo più a misura di api. Quello che è più difficile è rendersi conto davvero dell’emergenza in corso e capire perché le api siano essenziali per la nostra sopravvivenza quotidiana. Non è difficile immaginare, insomma, che trovate come quella di un profilo Instagram per B., la prima ape influencer, servano soprattutto come strumento di sensibilizzazione.
Il mondo dei pet influencer è come il mondo degli influencer veri: girano soldi e opportunità di guadagno
In questo senso la storia di B. è atipica, tra l’altro, rispetto a quella di molti altri pet influencer. Che animali come cani, gatti ma «anche maiali, scimmie o ricci» – ha raccontato a Vox il responsabile di un’agenzia per animal influencer – possano essere utilizzati, e lo sono sempre di più, per campagne di influencer marketing anche di grandi brand e in settori che non per forza hanno a che vedere con prodotti e accessori per animali è ormai un dato di fatto piuttosto assodato per marketer e non solo. Almeno dal 2017, tra l’altro, Forbes stila una classifica dei Top Pet Influencer dell’anno, a dimostrazione che quando si parla di animali e cuccioli sui social non si tratta solo di un trend virale del momento ma di soldi che circolano e (buone) possibilità di guadagno.
Quanto e come guadagna un pet influencer? Esattamente come guadagna un influencer umano e, se si è bravi nel trovare l’unicum del cucciolo di casa, anche le entrate non dovrebbero avere niente da invidiare. Sempre più brand del resto, come già si accennava, si dimostrano disposti a investire su influencer animali. Esattamente come per altri tipi di influencer, le collaborazioni tra brand e pet influencer possono tradursi, per esempio, in post sponsorizzati per realizzare i quali il cucciolo – o chi per lui, va da sé – riceve una fee o i prodotti in questione in prova gratuitamente: è la soluzione per cui optano soprattutto i brand di moda e del fast fashion , con il risultato che pet influencer come zappa_the_cat hanno guardaroba da far invidia a fashion blogger e fashion influencer umane.
In alternativa, brand e influencer animali possono collaborare in una prospettiva di più lungo periodo, nella creazione per esempio di un piano di contenuti branded: catene di alberghi, anche di lusso ma con una politica pet-friendly come il Ritz-Carlton hanno assunto dei pet influencer per raccontare, per esempio, perché passare una vacanza da loro con gli animali di casa. Si può e si deve considerare, poi, che la maggior parte dei pet influencer hanno blog , pagine Facebook e altri profili social con già un buon seguito: si potrebbero realizzare perciò uno o più guest post se il target di riferimento è in linea con il proprio. Ancora, in occasione di eventi speciali o festività, proprio come si fa con gli influencer veri, si potrebbero organizzare take over dei profili aziendali, dandoli temporaneamente in gestione a questi cuccioli seguitissimi della Rete. E, ancora, si potrebbero sfruttare partnership e collaborazioni sul versante merchandising : per molti pet influencer come Isotta Catfluencer, una sezione Shop da cui vendere piccoli gadget è essenziale non solo per monetizzare la propria presenza digitale, ma anche e soprattutto per fidelizzare, con la forza di un oggetto fisico, la propria community.
Quando il cucciolo di casa ha “la stoffa” dell’influencer
Non tutti del resto godono del carisma innato di O’gringo (@gringomoustachecat), il gatto con i baffi che, grazie alla peculiarità del suo pelo e allo sguardo profondo da attore, ha sedotto Instagram, e non solo se si considera che, come si legge nella bio ufficiale, è brand ambassador di un’azienda di oggetti di design per amanti dei gatti.
Né, nonostante ci sia una vera e propria corsa ad auto-nominarsi suo erede, è facile nasca un altro Grumpy Cat, il gatto arrabbiato più famoso della Rete. Esempi come questi non servono solo a sottolineare ancora, se davvero ce ne fosse bisogno, che anche un animale domestico può diventare una vera e propria star del web e attrarre seguito che niente ha da invidiare a quello di A list influncer umani e altre celebrità della Rete. Sono esempi che spiegano, nei fatti, perché non basta avere un animale domestico e la passione – a tratti l’ossessione – di fotografarlo per riuscire ad attrarre i brand e a chiudere con questi collaborazioni remunerative. Un pet influencer diventa tale solo se ha una personalità unica, che il padrone o chi per lui – ci sono infatti, come già si accennava, molte agenzie che lavorano oggi anche con gli influencer animali – riesce a valorizzare. Parola di chi ha portato al successo Dolly Pawton, la chihuahua seguitissima su Instagram (oltre 150mila follower a novembre 2019, ndr) che abbiamo visto indossare accessori Moschino, sposare la causa della comunità LGTBQ+, persino diventare contributor per Marie Claire.
Come trasformare cane e gatto di casa in un pet influencer
Tra gli altri consigli a prova di pet influencer c’è, ancora una volta come succede per gli influencer umani, scegliere un tema, un argomento, un campo, un settore di riferimento. Da Suki, la gatta leopardata che ha girato il mondo, alla strana coppia di HenryTheColoradoDog, un cane e un gatto che hanno girato l’America nei modi e con i mezzi più incredibili, al momento sembrano spopolare soprattutto i pet travel influencer.
Che sia la moda, il design, il lifestyle però non importa: quello che conta è la specializzazione e il riuscire, nel tempo, a guadagnare credibilità e affidabilità presso community ben definite e settoriali. Non c’è rimedio alla crisi dell’influencer marketing che giocare su metriche poco di vanità come un coinvolgimento dei propri fan che riesca a trasformarsi in lead concreti.
Va da sé che la qualità dei contenuti – quando si comincerà a seguire un buon numero di pet influencer ci si renderà conto che la maggior parte di questi sono fotografati da professionisti, più che da semplici amanti degli animali – insieme a una pianificazione strategica, a una certa costanza nella pubblicazione, all’uso degli hashtag giusti e alla capacità di fare rete con altre piccole e grandi celebrità del proprio campo sono essenziali per riuscire a monetizzare la presenza digitale del proprio animale di casa. Certo, aiuta anche il fatto che le persone amano guardare sui social tutti gli animali, in generale e non solo i gattini, per la capacità che questi hanno di stimolare «il rilascio di endorfine e aiutare le persone a sentirsi felici», continua Vox, e senza che provino «nessuna forma di gelosia» o si sentano «strambi nel commentare un post scrivendo “Oddio, sei il più dolce piccolo terrier”» o ancora sentano il bisogno di sostituire il loro istinto tenero con formazioni reattive nella forma di hate speech e insulti diretti verso l’influencer del caso.