- Macroambiente
- 6' di lettura
Chi sono e cosa fanno i tanti under 14 che frequentano i social nonostante non potrebbero

L'Università di Cassino e l'agenzia Heaven hanno indagato, con due diversi studi, su quanti sono i minori di 14 anni che hanno profili attivi nonostante le regole lo vieterebbero e come trascorrono il tempo sui social.
La maggior parte delle piattaforme ha regole che, almeno formalmente, vieta l’iscrizione a chi ha meno di tredici anni. L’age verification non sembra però la task in cui le big tech riescono meglio, come hanno dimostrato negli ultimi anni i numerosi contenziosi con le autorità (è successo in Italia tra TikTok e il Garante Privacy) e gruppi di genitori preoccupati della sicurezza dei minori su Internet.
Due diversi studi, dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale e dell’agenzia Heaven, confermano la presenza massiva degli under 14 sui social nonostante i divieti e tratteggiano un rapporto, quello tra preadolescenti/adolescenti e ambienti digitali, multisfaccettato e complesso sotto diversi punti di vista.
Quasi il 90% dei minori di 14 anni ha profili attivi sui principali social media
La prima evidenza che viene fuori da “#BornSocial” 2022, lo studio condotto dalla francese Heaven in collaborazione con Génération Numérique, è che si è progressivamente abbassata nel tempo l’età in cui si riceve il primo smartphone. L’83% di chi ha tra gli 11 e i 12 anni ha già uno smartphone in uso esclusivo: la percentuale sale all’89% tra chi ha più di dodici anni, ma c’è anche un 10% di bambini che racconta di aver ricevuto lo smartphone a nove anni.
A spingere i genitori a dotare i propri figli di un telefono di ultima generazione sembrerebbe essere la possibilità di controllarli in tempo reale: più di un partecipante su due allo studio di Heaven dice, infatti, di aver attivato sul proprio smartphone sistemi di geolocalizzazione collegati ai dispositivi dei genitori. Tuttavia, con la “scusa” di rassicurare i propri genitori grazie alla condivisione in tempo reale della posizione e altri sistemi simili, i più piccoli usano lo smartphone come non potrebbero.
Gli under 14 sui social sarebbero in Italia, secondo i dati dell’indagine svolta dall’Università di Cassino per come riportati da il Sole 24 Ore, almeno l’88%[1] ed è una percentuale che sale al 100% se si considera solo chi ha almeno 13 anni.In altre parole, ogni tredicenne, usa già i social.
Non stupisce così come i tentativi delle piattaforme di sviluppare apposite versioni dei propri servizi dedicate ai minori di tredici anni si siano di fatto sempre arenati. Più bambini e adolescenti si abituano precocemente a un certo tipo di user experience , più è improbabile che vogliano cambiare piattaforme. Né del resto le big tech hanno interesse a disincentivare l’uso dei servizi “madre”, dal momento che prima si iscrivono e più gli utenti sono fidelizzati.
La prova che anche gli under 14 iscritti indebitamente sui social ne hanno già assimilato le dinamiche sembra venire dal dato secondo cui solo 6 minori su 10 hanno un profilo privato e con restrizioni della privacy attive.
Che piattaforme utilizzano di più e cosa fanno gli under 14 sui social
L’indagine del Dipartimento di Scienze umane, sociali e della salute di UniCas continua evidenziando quali sono le piattaforme preferite da preadolescenti e adolescenti italiani.
Al primo posto c’è WhatsApp, utilizzato dalla quasi totalità del campione, a pari merito con TikTok.
Subito dopo vengono Instagram, Youtube e Snapchat (il social del fantasmino sopravvive tra gli under 14 che ne fanno, però, un uso particolare: modificano le foto prima di postarle su altre piattaforme, tanto che nella maggior parte dei casi chi ha un profilo trascorre su Snapchat meno di due ore al giorno).
Come già altri studi su italiani e social media, anche quello dell’Università di Cassino mette in luce alcune dinamiche “generazionali” a partire dalle preferenze accordate alle varie piattaforme: i più giovani stanno progressivamente abbandonando servizi più tradizionali come Facebook e Twitter e vanno, invece, sempre più alla scoperta di piattaforme verticali come Twitch o Discord.
Alla domanda “cosa fanno gli under 14 sui social?” le due ricerche sembrano dare risposte simili: quella dei più giovani è nella maggior parte dei casi una modalità di fruizione passiva.
Intervistati da Heaven e Génération Numérique, infatti, il 47% dei minori ha dichiarato di non aver condiviso nessun contenuto negli ultimi sette giorni sulle piattaforme a cui è iscritto, contro un 39% che ha pubblicato, nello stesso arco di tempo, da uno a cinque post.
Gli insight dell’Università di Cassino sono, invece, più qualitativi: i ricercatori osservano come preadolescenti e adolescenti stanno sui social soprattutto per guardare foto o storie di personaggi famosi, o di amici e conoscenti alla ricerca tanto di modelli d’ispirazione quanto di gruppi di pari in cui riconoscersi.
Così selfie e filtri pubblicati sui social incidono su come gli adolescenti percepiscono i propri corpi
Le ragazze, più dei propri coetanei maschi, impiegherebbero parte del proprio tempo sui social a rivedere quello che hanno pubblicato. È un atteggiamento indice, continua il gruppo di ricerca, dell’importanza che i social media e le interazioni possibili al loro interno hanno assunto nella costruzione della propria immagine e, per molti versi, anche della propria reputazione.
La necessità di controllare che immagine di sé si veicola attraverso le reti sociali si traduce anche in altri comportamenti tipici degli under 14 sui social: ragazzi e ragazze, con una maggiore predisposizione ancora una volta delle ultime, modificano le foto prima di pubblicarle (lo farebbe almeno un intervistato su due: «spesso» nel 14% dei casi e «sempre» nel 6%).
Soprattutto le ragazze (tre quarti del campione UniCas) scatterebbero più foto tra cui scegliere, in un secondo momento, quella migliore da pubblicare e, in un caso su due, chiederebbero un ulteriore parere agli amici prima di farlo.
L’uso dei filtri è particolarmente diffuso tra gli adolescenti sui social: uno su due li utilizzerebbe per migliorare la propria immagine, mentre uno su tre lo farebbe incuriosito da come potrebbe apparire il proprio corpo.
Alcuni insight sull’uso di lenti e filtri in grado di modificare lineamenti e curve sembrano confermare le preoccupazioni, più volte manifestate dagli esperti, su come le piattaforme digitali tutto siano tranne che un buon terreno per body neutrality e accettazione del proprio corpo; essi rischiano, piuttosto, di accentuare dismorfie, disturbi alimentari e, più in generale, il disagio psicologico degli adolescenti: accuse come queste furono alla base, tra l’altro, dello scandalo Facebook Papers.
Secondo i ricercatori di Cassino il 42% di preadolescenti e adolescenti vorrebbe essere nella vita reale esattamente come appare quando usa i filtri e, esplicitamente chiamati a individuare il modello di corpo ideale, i partecipanti allo studio, per oltre il 60%, lo hanno riconosciuto in un corpo sottopeso.
Tra dipendenza ed eccessiva esposizione alla pubblicità, cosa rischiano gli under 14 sui social
Tra i rischi a cui i minori sono espositi sul Web si aggiungono, confermano i due studi, la dipendenza da Internet e l’eccessiva esposizione ai messaggi pubblicitari.
Secondo “#BornSocial” 2022 oggi gli under 14 trascorrerebbero sui social almeno due ore al giorno: è un tempo medio che risente molto, però, dei giorni della settimana e dell’essere impegnati o meno nelle attività scolastiche.
Da Heaven e Génération Numérique sembrano suggerire, insomma, che il tempo realmente trascorso dagli under 14 sui social potrebbe essere molto di più, soprattutto quando liberi da altri impegni.
Quattro bambini su dieci, se appositamente sollecitati, si direbbero consapevoli di trascorrere troppo tempo connessi, del resto, ma c’è anche poco meno di un terzo del campione che ammette di voler utilizzare di più i social.
Segno di una certa confidenza che questi nativi digitali hanno con gli strumenti online è, per restare in tema di tempistiche dei consumi digitali, il fatto che almeno il 45% degli intervistati sarebbe a conoscenza degli strumenti che permettono di controllare il tempo di utilizzo delle varie piattaforme e di impostare eventualmente un limite massimo o prendersi una pausa dai social quando se ne sente bisogno.
Esattamente come lo è la capacità degli under 14 sui social di riconoscere pubblicità, sponsorizzazioni e branded content : sarebbe in grado di farlo oltre il 70% del campione di Heaven/Génération Numérique.
Proprio perché sanno riconoscerli come tali, gli intervistati si dicono per buona parte convinti che sulle piattaforme digitali ci siano troppi annunci, pubblicità (così la pensa il 48% dei rispondenti) e contenuti sponsorizzati (26%).
Questo avviene, tra l’altro, nonostante la maggior parte (il 70%) di adolescenti e preadolescenti volontariamente scelga di non seguire i brand : seguono, però, influencer e content creator che sempre più hanno all’attivo collaborazioni con le aziende per cui i giovanissimi della generazione alpha rappresentano già un target chiave.
Non a caso quello che si chiedeva alle big tech che intendevano sviluppare versioni “kid” e under 13 dei propri servizi era rinunciare a qualsiasi forma di raccolta pubblicitaria, per evitare di esporre i minori a una quantità eccessiva di messaggi commerciali, ma soprattutto alle attività di profilazione su cui gli stessi si basano.
Notizie correlate

Secondo Elon Musk se X fosse a pagamento per tutti sarebbe più facile combattere bot e profili fake

In Europa Facebook e Instagram potrebbero diventare a pagamento (ma senza pubblicità)

“Gimme The Mic” è il primo contest musicale di TikTok

In Europa TikTok potrebbe non mostrare più contenuti personalizzati nella sezione “Per te”

Con i post di solo testo ora anche TikTok fa concorrenza a Twitter
