Home / Macroambiente / Viaggiatori d’affari: dove si sentono più insicuri e vulnerabili?

Viaggiatori d'affari: dove si sentono più insicuri e vulnerabili?

Viaggiatori d'affari: dove si sentono più insicuri e vulnerabili?

Quali sono i luoghi in cui i viaggiatori d'affari si sentono più al sicuro? E dove mostrano invece le loro maggiori vulnerabilità?

Viaggiare non è solo un’attività riservata a chi, dopo sacrifici e fatica, vuole finalmente rilassarsi, ma anche ai viaggiatori d’affari che devono invece necessariamente spostarsi per lavoro. I viaggi diventano così  frequenti, con soggiorni a volte molto brevi e poche possibilità di svago. Farlo quindi nel migliore dei modi è essenziale e per questo l’intenzione è quella di rendere il viaggio di lavoro il più confortevole possibile.

La Carlson Wagonlit Travel, specializzata nella gestione di viaggi d’affari, insieme alla società di ricerca Artemis Strategy Group, ha pubblicato i risultati di uno studio relativo ai viaggi di lavoro e, in particolare, alle più diffuse preoccupazioni dei viaggiatori d’affari: in aeroporto, nelle stazioni, in taxi, in caso di utilizzo di ride-sharing come Uber e non solo.

Per condurre la ricerca sono stati coinvolti oltre 2mila viaggiatori provenienti da 17 paesi diversi di Americhe, Europa e Apac.

Viaggiatori d’affari: più sicuri negli aeroporti

Viaggiatori d'affari: dove si sentono più insicuri e vulnerabili?

L’elemento che risalta maggiormente è la scelta dell’aeroporto come luogo maggiormente sereno, protetto e sicuro rispetto agli altri. Nelle stazioni ferroviarie o della metropolitana i viaggiatori d’affari si sentirebbero invece più vulnerabili e meno a loro agio. Ben il 50% ha mosso in merito le proprie preoccupazioni, seguito da chi sente preoccupato quando cammina per strada (42%), utilizza servizi di ride-sharing (39%) e viaggia su autobus (39%), taxi (36%) e treni (35%).

L’Italia e la preoccupazione per le stazioni

Focalizzandosi sulla situazione in Italia, la percentuale dei viaggiatori preoccupati nel trovarsi in stazioni ferroviarie o della metropolitana è ancora superiore rispetto ai colleghi esteri, arrivando addirittura al 58%. Per quanto riguarda il resto, sono state mosse perplessità e preoccupazioni anche da chi normalmente viaggia in autobus (38%), treno e aereo (37%), mentre solo il 33% (quota del quasi 10% più bassa rispetto all’estero) si sente vulnerabile per strada. In generale, agli ultimi posti tra i luoghi che generano disagi e preoccupazioni si trovano i ristoranti o i bar (per il 30% degli intervistati) e gli hotel (28%).

Servizi di ride-sharing e taxi

A diventare sempre più diffusi (soppiantando spesso i servizi tradizionali di taxi) sono i servizi di ride-sharing come Uber. I viaggiatori che non di rado ne fanno uso dichiarano, però, di sentirsi ancora leggermente più sicuri in taxi. Una differenza sostanziale in merito riguarda anche la provenienza geografica: in Asia-Pacifico sono più preoccupati in generale sia nell’utilizzare i servizi di ride-sharing che i taxi. A sentirsi più “tranquilla” in merito a questi servizi e mezzi di trasporto è proprio l’Italia, dove le stime legate all’ansia e alla preoccupazione si aggirano attorno al 31% per il ride-sharing e il 25% per i taxi.

Nonostante appaia strano, non sempre le nuove generazioni rispondono al meglio ai nuovi stimoli e alle nuove opportunità. Sono infatti i giovani a mostrare per i propri spostamenti una maggiore preoccupazione: i Millennial, in particolare, appaiono i più vulnerabili. Seguono i viaggiatori appartenenti alla generazione x e i Baby Boomer.

Donne, ride-sharing e taxi

Oltre che all’area geografica di provenienza è inutile negare che queste differenze sono in qualche modo collegate anche al genere, dove gli uomini hanno maggiori probabilità di essere viaggiatori d’affari quando sono in età più matura, mentre le donne quando sono tendenzialmente più giovani. Inoltre, le donne che viaggiano per affari in Europa e soprattutto in Asia-Pacifico risultano più preoccupate per la propria sicurezza rispetto agli uomini quando utilizzano servizi di ride-sharing e taxi. Nelle Americhe, come emerge dalla ricerca in questione, invece, sembra non vi siano sostanziali differenze tra i generi.

Altre notizie su:

© RIPRODUZIONE RISERVATA È vietata la ripubblicazione integrale dei contenuti

Resta aggiornato!

Iscriviti gratuitamente per essere informato su notizie e offerte esclusive su corsi, eventi, libri e strumenti di marketing.

loading
MOSTRA ALTRI