Home / Interviste / Imprese italiane sul web: situazione e prospettive nel 2016

Imprese italiane sul web: situazione e prospettive nel 2016

Imprese italiane sul web: situazione e prospettive nel 2016

Gabriele Carboni, in un'intervista sulle potenzialità della comunicazione online, rilascia alcuni consigli per le imprese italiane sul web.

L'intervista a:

Mai come in questo momento storico l’ innovazione si dimostra essere un passo obbligato per rilanciare le aziende italiane e più in generale un Paese che risulta competitivo ma stenta a mettere in pratica i buoni propositi. Tuttavia i passi da fare sono ancora tanti e se molti già parlano dell’Internet of Things in troppi ancora devono prendere confidenza persino con la parola ‘Internet’. Infatti, secondo quanto emerso dalla ricerca dell’Osservatorio IULM sullo status delle imprese italiane sul web «emerge che solo il 66% delle aziende intervistate ha un sito web», come riporta Gabriele Carboni. L’esperto ha affermato anche che «se poi prendiamo in considerazione le aziende B2B, le percentuali scendono considerevolmente: solo il 57% delle aziende ha un sito web istituzionale e solo il 19% ha attivato un canale social».

In un contesto economico mondiale complesso ma in continua evoluzione è necessario trasmettere know-how e visione strategica agli imprenditori e Gabriele Carboni, curatore della rubrica “Digital Divide” –oltre che digital strategic planner, social media strategist, communication designer e docente – tramite i #digitaltalk tenta di «formare e informare gli imprenditori italiani, che ancora non hanno compreso del tutto le potenzialità della comunicazione web e del digitale in generale».  È in un eBook che vengono raccolti i #digitaltalk più significativi della sua rubrica con i più importanti attori della scena del marketing e della comunicazione nazionale ed internazionale, puntando a fornire consigli per le imprese italiane sul web; l’eBook del 2016 è “#DigitalTalk – Digital Divide 2016“.

 

NEI #DigitalTalk si parla tanto di come sfruttare il web per favorire i processi di internazionalizzazione. Quali sono le logiche per scegliere il giusto mercato di riferimento? Il web rispecchia le tendenze macroeconomiche e geopolitiche o permette di superare ostacoli altrimenti presenti?

La comunicazione web può diventare un asset essenziale a supporto dei processi d’internazionalizzazione, se realizzata partendo da una strategia che tenga presente le differenze culturali rispetto al Paese target . I criteri di scelta dei mercati su cui internazionalizzarsi in realtà esulano dalla strategia web. Al contrario, una volta definiti i Paesi target, è possibile identificare quali approcciare tramite i canali web, in base al loro livello di digitalizzazione. La forza di Internet è però quella di mettere in contatto le persone, in tempo reale. Ciò permette a tutti gli effetti di aiutare le aziende a superare alcune barriere tipiche dei processi di internazionalizzazione, come ad esempio le differenze culturali. Diversamente, rispetto a quelle che possono essere definite “distanze” amministrative, geografiche o economiche, non è possibile far fronte se non presidiando il territorio e confrontandosi con i meccanismi e le regole del Sistema Paese.

Le PMI spesso lamentano lacune nel “sistema-paese” che non aiuta né a digitalizzare né a internazionalizzare. Quanto c’è di vero in queste affermazioni?

Proprio dalle #DigitalTalk su questi temi è emerso che in realtà i canali che le nostre PMI hanno a disposizione sono molti. Questo in termini di internazionalizzazione si traduce nelle Camere di Commercio, l’ICE le Ambasciate all’estero, o gli stessi Ministeri (MISE e Farnesina), che mettono a disposizione strumenti utili allo scopo. Nell’ultimo periodo è anche chiaro lo sforzo messo in atto sia da PA che da grandi aziende nell’organizzare eventi formativi a favore delle PMI che necessitano, appunto, di una maggiore formazione sul digitale.

Uno dei tuoi mantra riguarda il sito aziendale, lo definisci “l’hub della comunicazione”. Approcciarsi su più mercati attraverso il web richiede contenuti madrelingua che andranno poi diffusi tramite i social network . Quali sono le discriminanti per scegliere il contenuto più adatto alla cultura con cui ci si andrà a relazionare?

La regola rimane la stessa per tutti i Paesi: il modo migliore di essere raggiunti dalla potenziale clientela è quello di offrire contenuti localizzati, di qualità, e facilmente fruibili. Questo include anche l’utilizzo consapevole dei canali di comunicazione web più usati nel Paese target, che chiaramente hanno lo scopo di convogliare il target verso il sito web.

Parliamo infine di startup. In Italia ce ne sono oltre 5000: il rischio bolla esiste? Lasciaci tre consigli per gli startupper che individuano nel web il canale giusto per lanciare il proprio prodotto/servizio.

Il numero di startup in continuo aumento credo possa essere solo sintomo positivo di un’Italia dei giovani che cerca di riemergere. Io su questo non ho dubbi, abbiamo la materia prima migliore al mondo.
Ciò che probabilmente ci manca, è una visione più strategica del fare impresa. Competitività e crescita oggi passano dalla consapevolezza che fare business significa avere un piano.

Ecco tre consigli take-away:

  • il web non è mai la soluzione al problema, è un mezzo per raggiungere i propri obiettivi;

  • anche nella comunicazione web, fatta di relazioni sociali in tempo reale, serve una strategia. A questo proposito mi permetto di segnalare il Visual Communication Planner, uno strumento utile ad analizzare e definire il piano di comunicazione attraverso un framework grafico;

  • esattamente come per i media tradizionali, anche il web ha bisogno di tempo per sviluppare relazioni e portare risultati.

Altre notizie su:

© RIPRODUZIONE RISERVATA È vietata la ripubblicazione integrale dei contenuti

Resta aggiornato!

Iscriviti gratuitamente per essere informato su notizie e offerte esclusive su corsi, eventi, libri e strumenti di marketing.

loading
MOSTRA ALTRI