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Quanto sono costati alle vittime i principali attacchi hacker del 2023?

cybercrime rischi

La dipendenza dalla tecnologia ha causato negli anni un aumento degli attacchi hacker. Anche i più comuni come DDoS, ransomware, phishing hanno costi ingenti per chi li subisce: una stima degli ultimi aggiornata al 2023.

Le incursioni informatiche possono rivelarsi oggi estremamente redditizie per gli hacker, sempre più capaci di portare a compimento vere e proprie estorsioni digitali. L’uso di una VPN Italia è uno dei metodi più semplici ed efficaci per schermare i propri dati dai malintenzionati. È importante, però, anche conoscere i metodi con cui vengono portati a termine gli attacchi hacker per imparare a prevenirli e difendersi.

Le incursioni informatiche sono sempre più costose per chi le subisce

Alcune ricerche pubblicate nel 2022 confermano come i cyberattacchi siano sempre più costosi per le aziende che ne sono bersaglio.

In Italia, nel 2022, il costo medio di un attacco informatico è stato infatti di 3.7 milioni di euro: solo l’anno precedente, nel 2021, questa cifra ammontava a circa 100 mila euro in meno a riprova del fatto che il costo degli attacchi hacker è da alcuni anni in costante crescista.

I costi di un’incursione informatica sono legati principalmente alle indagini e le attività di monitoraggio che vanno svolte in questi casi, oltre che alle attività di gestione delle crisi. In misura minore a incidere sono anche le interruzioni delle normali attività dovute all’indisponibilità dei sistemi informatici che sono stati bersaglio di un attacco e le conseguenti perdite di utili. Per ragioni simili, tra i costi degli attacchi hacker vanno conteggiate anche le somme da spendere per la riparazione del sistema informatico, il ripristino dei dati, l’eventuale assistenza legale.

Attacchi hacker: i più ricorrenti in Italia

In questo momento in Italia sono tre le tipologie di attacchi hacker più ricorrenti e coincidono con quelli che saranno, anche nel prossimo futuro, gli attacchi informatici più di tendenza.

La prima tipologia è quella degli attacchi DDoS – acronimo di Distributed Denial of Service – che prevedono di sovraccaricare un sito o un portale tramite traffico Internet dannoso con l’obiettivo esplicito di metterlo fuori uso.

Soprattutto in riferimento ai siti web istituzionali, la seconda tipologia di attacchi informatici più diffusi sono gli attacchi ransomware. In questo caso una serie di dispositivi vengono infettati per di fatto “sequestrare” i dati contenuti al loro interno: per rientrare in possesso delle informazioni rubate, infatti, alla vittima viene chiesto il pagamento di un riscatto.

Il phishing, la terza tipologia di minaccia informatica più ricorrente, a differenza delle due precedenti si verifica più spesso ai danni di utenti comuni della Rete. Le vittime in questo caso ricevono un messaggio – spesso una mail – che all’apparenza sembra quello della propria banca, di un corriere, di un amico in difficoltà, ma che in realtà contiene un inganno – quasi sempre un link malevolo – attraverso cui gli hacker cercano di ottenere dati sensibili come password, numeri di carta di credito o altre informazioni sensibili.

Il 2023 è stato segnato in Italia da tre importanti attacchi hacker ai danni delle istituzioni

Nel primo semestre del 2023 si sono verificati almeno tre casi di manomissione informatica ai danni del governo italiano che hanno fatto clamore.

Il primo in ordine cronologico risale a marzo 2023 e ha visto sotto attacco i siti ufficiali della Camera, dei Ministeri di difesa, esteri e trasporti e dell’esecutivo. Questi portali hanno subito un attacco di tipo DDoS, finendo fuori uso per diverse ore.

Lo stesso destino è toccato qualche mese dopo, a maggio 2023, al sito del Ministero del made in Italy.

Più grave è stato, in agosto, il colpo ai danni del Ministero della giustizia che ha subito un attacco di tipo ransomware e tutte le conseguenze del caso.

Dopo il settore governativo, quello privilegiato dagli hacker sembra essere il settore manifatturiero italiano. Inferiore è, invece, il numero di manomissioni informatiche subite dall’ICT e dai settori energetico e finanziario.

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