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AI generativa al servizio del marketing B2B

intelligenza artificiale generativa Lead Champion

Lead Champion, condivide la propria visione in merito all'AI generativa al servizio del marketing B2B e come sfruttarlo in strumenti di marketing e di business intelligence, come i propri Lead Champion discover e booster.

Tra le principali novità del 2023 nel campo della tecnologia e del marketing c’è sicuramente la crescita esponenziale delle capacità dell’intelligenza artificiale generativa.

Chiamata così perché in grado di generare contenuti in autonomia sulla base degli input forniti, questa tecnologia nasce per venire in soccorso a diverse funzioni aziendali e può essere applicata in maniera differente a seconda del settore.

Sfruttando l’AI generativa per il marketing B2B si può ottenere per esempio una comunicazione iper-personalizzata. Non mancano però risvolti negativi: molti addetti ai lavori lamentano il fatto che l’AI generativa abbia finito per saturare un campo già pieno di contenuti.

Il web è pieno di contenuti a cui ora si aggiungono quelli generati dall’intelligenza artificiale

Già da tempo la percezione è di vivere in un contesto digitale saturo di contenuti: ogni professionista scrive la propria newsletter; chiunque può condividere post su LinkedIn per esprimere la propria opinione; i blog producono contenuti spesso ridondanti pur di non perdere il proprio posizionamento SEO.

In questo scenario già saturo l’AI generativa è giunta certamente ad alleggerire il carico di lavoro prettamente operativo di alcune figure aziendali, ma mettendo anche in mano ai marketer uno strumento inedito: con un solo input è in grado, infatti, di generare contenuti che possono essere trasformati in eBook, white paper, webinar, discorsi da recitare in video.

Non sempre quelli generati dall’intelligenza artificiale sono, però, contenuti ricchi di valore.

La testata giornalistica Will Media ha pubblicato di recente un servizio che denunciava il caso di alcuni libri scritti con l’AI e venduti su Amazon. Oltre a mancare di indicazioni specifiche sugli autori e su come erano stati scritti, questi libri spesso invitavano ad azioni illogiche e pericolose. In un manuale dedicato alla ricerca dei funghi, per esempio, veniva consigliato di distinguere i funghi nocivi da quelli commestibili assaggiandoli: una pratica completamente insensata e potenzialmente letale che l’intelligenza artificiale deve aver reputato, però, consona alla situazione.

Tornando a spostare l’attenzione su come sfruttare l’AI generativa per il marketing B2B, insomma, l’intelligenza artificiale può supportare i marketer nella produzione di contenuti efficaci ai fini della lead generation ma non dovrebbe esserne la sola “autrice”.

I contenuti aziendali dovrebbero essere, infatti, sempre coerenti con le necessità del pubblico e allo stesso tempo in linea con l’offerta del brand: l’autorevolezza dell’azienda conferirà così ai contenuti maggiore valore e i contenuti saranno un’ulteriore conferma dell’expertise dell’azienda, in un rapporto circolare e reciproco.

Da un punto di vista più pratico ciò vuol dire usare l’intelligenza artificiale generativa per strutturare l’esoscheletro dei contenuti e alleggerire gli autori delle attività che sottraggono più tempo, non farla diventare uno strumento per fabbricare in maniera continuativa contenuti dal dubbio valore. Il tempo risparmiato grazie all’impiego dell’AI dovrebbe essere dedicato a rifinire e perfezionare i propri contenuti, fornendo in questo modo all’intelligenza artificiale ulteriori spunti per allenarsi.

Con l’AI generativa anche i contenuti B2B diventano iper-personalizzati

Secondo un’analisi di Twilio, il 62% dei consumatori ritiene fondamentale che i contenuti sponsorizzati e dei brand siano personalizzati. La personalizzazione, che in qualche caso come quello delle campagne di remarketing si fa iper-personalizzazione, è diventata per questo lo standard nel B2C.

Lo stesso non si può dire per quanto riguarda il B2B. È vero che i gated content, gli articoli dei blog, i case study sono tarati sul settore in cui operano i potenziali clienti con l’obiettivo di ingaggiarli al meglio. Si tratta però di elementi che vanno inseriti all’interno dell’esperienza utente offerta esclusivamente su canali e touchpoint digitali – sito web, profili social, eccetera – di proprietà dell’azienda che fornisce il prodotto o servizio: l’iper-personalizzazione nel B2B, di fatto, ancora non esiste.

L’AI generativa può supportare il marketing B2B proprio offrendo le capacità, la conoscenza e la velocità necessarie per rivolgersi con contenuti e in maniera personalizzata al proprio target di riferimento.

La soluzione di Lead Champion che consente di sfruttare l’AI generativa nel marketing B2B

Lead Champion è tra le aziende che in questo momento stanno integrando ChatGPT all’interno delle proprie soluzioni B2B, con lo scopo appunto di incrementare il livello di personalizzazione.

Con Lead Champion booster è già possibile creare sul proprio sito dei form a comparsa personalizzati per grafica e contenuto e con diverse regole di attivazione. Grazie all’AI generativa integrata sarà possibile progettare anche i contenuti testuali dei form perché siano personalizzati sulla base per la singola azienda che visita il sito: in questo modo si sfrutterà in maniera più significativa la leva di ingaggio con il target, valorizzando in modo puntuale ed efficiente il beneficio della soluzione proposta per quella specifica azienda.

Esempio di booster generico

Esempio di booster generico

Esempio di booster con ChatGPT

Esempio di booster con ChatGPT

Diversificare le proprie soluzioni e i propri servizi sulla base dell’interlocutore,  senza che sia quest’ultimo a doversi identificare in una categoria specifica ma al contrario riconoscendolo nella propria specifica individualità, è uno dei primi passi verso l’iper-personalizzazione nella lead generation B2B. A monte è essenziale, però, capire quando una visita al sito arriva da un’azienda e a che categoria merceologica questa appartiene.

Lead Champion booster è integrato per questo con Lead Champion discover: la soluzione che permette di scoprire quali aziende visitino il proprio sito. Grazie a questa integrazione, una volta identificata l’azienda di provenienza dell’utente che sta visitando il proprio sito, se ne possono recuperare dati identificativi come la ragione sociale o la categoria merceologica e personalizzare sulla base di questi il contenuto proposto. Basato su una tecnologia di anonymous tracking, Lead Champion discover è GDPR compliant e cookieless.

Grazie a Lead Champion discover i professionisti del commerciale e del marketing non ottengono solo un elenco di lead “calde”, potenzialmente interessate ai prodotti o servizi ma che per un motivo o l’altro non hanno convertito. A partire da queste, lo strumento fornisce informazioni più dettagliate come le pagine visitate, la provenienza della visita, eccetera.

Per testare Lead Champion discover e booster sul proprio sito senza impegno, si può richiedere una demo gratuita.

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