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La connected TV tra opportunità e resistenze editoriali: il punto di Giovannipio Gravina
Il recente successo della CTV nel panorama dell'intrattenimento ha messo gli editori davanti a numerose e interessati opportunità. Non mancano, però, sfide e motivi di resistenza: un'analisi di Giovannipio Gravina.
La connected TV sta rapidamente guadagnando terreno nel panorama dell’intrattenimento, mettendo gli editori davanti a nuove opportunità e nuove sfide. Giovannipio Gravina, founder della digital agency milanese Publicom, ha esplorato il ruolo crescente della CTV nel settore editoriale arrivando alle seguenti conclusioni.
Connected TV: come funziona e che opportunità offre agli editori
La connected TV è una forma di televisione che consente agli spettatori di accedere a contenuti video tramite Internet, utilizzando dispositivi connessi come smart TV, dispositivi di streaming e console di gioco.
Questa tecnologia ha aperto nuove possibilità per gli editori, offrendo innanzitutto un modo innovativo per distribuire contenuti e raggiungere il pubblico.
Tra le principali opportunità ci sono quelle di
- espansione dell’audience: la CTV ha un ampio pubblico di spettatori che include anche i cosiddetti “cord-cutters” e “cord-nevers”, ossia coloro che hanno abbandonato o evitano del tutto la televisione tradizionale; gli editori possono raggiungere così una più vasta audience, comprese le generazioni più giovani che preferiscono le modalità di visione on demand e personalizzate;
- personalizzazione dei contenuti: la CTV consente agli editori di offrire contenuti personalizzati grazie alla raccolta di dati sugli spettatori e sul comportamento di visione e in modo tale da migliorare l’esperienza dell’utente e aumentarne il coinvolgimento;
- monetizzazione degli annunci: la CTV apre nuove opportunità per la pubblicità mirata e interattiva dal momento che gli editori possono sfruttare dati demografici e comportamentali per offrire annunci altamente targettizzati, aumentando così il valore degli spazi pubblicitari e la redditività delle campagne;
- collaborazioni con piattaforme di streaming: gli editori possono stipulare partnership con piattaforme di streaming popolari per distribuire i loro contenuti a un pubblico più vasto, ottenendo in questo modo maggiore visibilità e accesso a una base di utenti già consolidata.
Giovannipio Gravina: i principali fattori di resistenza degli editori alla CTV
Nonostante le opportunità molti editori non intendono sottostare al nuovo modello di pianificazione delle CTV: essendo l’ultimo più data driven, il rischio percepito è quello di una perdita di controllo.
Passare al modello delle CTV, inoltre, richiede investimenti significativi in termini di infrastrutture tecnologiche, piattaforme di distribuzione, raccolta e analisi dei dati, formazione del personale. Gli editori sembrano riluttanti ad affrontare questi costi iniziali senza la garanzia di un ritorno sull’investimento.
Molti editori, abituati a modelli di business tradizionali, potrebbero mostrare una certa resistenza al cambiamento di mentalità richiesto per adattarsi alle nuove tecnologie e alle dinamiche della CTV.
Si deve inoltre considerare che potrebbero esserci conflitti con gli interessi esistenti. Alcuni editori, per esempio, potrebbero avere accordi di partnership e modelli di business consolidati con piattaforme e distributori tradizionali, che potrebbero risultare in conflitto con il modello delle CTV. La transizione potrebbe richiedere la rinegoziazione di contratti e l’adattamento delle relazioni esistenti.
Va tenuto conto, infine, che il mercato della CTV è altamente competitivo e frammentato con molti attori che lottano per attirare spettatori e inserzionisti: gli editori potrebbero essere riluttanti a competere in un ambiente così incerto.
Un ultimo problema è di ordine culturale: diversi attori hanno una cultura aziendale consolidata o strutture organizzative che rendono difficile l’adozione di nuovi modelli o approcci, specialmente se implicano un cambiamento radicale nella strategia aziendale.