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Digital gender gap: l’Onu contro le differenze di genere nel digitale

Digital gender gap: l’Onu contro le differenze di genere nel digitale

I dati sul digital gender gap sono preoccupanti. Così l’Onu pensa a “EQUALS”, un progetto per assicurare alle donne accesso alla tecnologia.

I dati sul digital gender gap sono tutt’altro che rassicuranti. Secondo l’ICT Fact and Figures 2016 realizzato dall’ITU (agenzia dell’Onu specializzata nelle ICT, ndr), infatti, le donneconnesse sarebbero oggi, a livello mondiale, almeno 250 milioni in meno degli uomini. A questo si aggiunge un gap tra uomini e donne nell’accesso a Internet cresciuto dall’11% dell’ultima rilevazione al 12% del 2016 e che raggiunge il 31% se si considerano i paesi meno sviluppati.

I tassi di penetrazione della Rete, insomma, sono molto più alti tra la popolazione maschile che non tra quella femminile e con quasi nessuna distinzione rilevante tra le diverse zone del mondo. Ma c’è di più: secondo alcuni dati, nel 2015 c’erano almeno 1.7 miliardi di donne, nei Paesi con reddito medio-basso, che non possedevano un telefono cellulare. Senza considerare che, nonostante alcuni studi dicano il contrario e sottolineino la capacità delle lavoratrici di sfruttare al meglio le proprie e-skill per fare carriera, il numero di donne che lavorano nell’ICT è largamente inferiore a quello degli uomini, a qualunque livello e in particolar modo nelle posizioni senior e dirigenziali. Tanto che, di fronte a professioni digitali sempre più ricercate sul mercato e alla mancanza di candidati idonei a ricoprirle, c’è chi considera il digital gender gap tra i maggiori responsabili dei 2 milioni di posti di lavoro nell’ICT che, si stima, resteranno vacanti nell’arco dei prossimi cinque anni.

Per provare a risolvere, quindi, il digital gender gap e convinti che «le ICT siano una via fondamentale verso l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile» – come ha dichiarato il segretario generale dell’agenzia dell’Onu – ITU e UN Women (un’altra agenzia dell’organismo internazionale che si occupa di questioni di genere, ndr) hanno lanciato, così, “EQUALS – The Global Partnership for Gender Equality in the Digital Age”, un programma pensato ad hoc per le donne che già lavorano nel digitale e per quelle che, invece, vorrebbero intraprendere una carriera nell’information and communication technology.

Cos’è, come funziona e qual è la filosofia di EQUALS

EQUALS si focalizzerà, in particolare, su tre aree strategiche quanto a know how tecnologico e superamento del digital gender gap:

  1. accesso: con cui si intendono, più in generale, le strategie per garantire l’accesso generalizzato a Internet e alle altre tecnologie digitali;
  2. skill: qui intese come quel complesso di conoscenze che donne e ragazze devono sviluppare se voglio diventare “creatrici” di ICT;
  3. leadership, dal momento che è innegabile che il superamento del gender gap digitale parte anche dal permettere alle lavoratrici di assumere ruoli strategici e imprenditoriali.

Per farlo? Da ITU e UN Women hanno già in mente una serie di partnership con soggetti internazionali che operano tanto nel settore privato (tra i tanti anche Honest Dollar, un’app che funziona da fondo pensionistico privato, ndr) quanto in quello pubblico e sensibili ai temi dell’uguaglianza di genere, dell’ innovazione tecnologica, della parità di accesso alle risorse educative e professionali.

EQUALS rientra, del resto, in un progetto più ampio di “digital renaissance” che non può non includere le donne. Come in diverse occasioni sottolineato dall’Onu, infatti, «la società dell’informazione è incompleta senza il contributo e la leadership femminile. Le donne devono avere accesso all’ICT e noi dobbiamo incoraggiare le loro capacità di rapportarsi con la tecnologia: cosa che è centrale per la realizzazione, più in generale, dei diritti femminili e potrebbe essere un driver fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030».

Da sempre, del resto, dall’Onu sembrano considerare le tecnologie essenziali per il “benessere” femminile, inteso in senso olistico anche come accesso all’informazione, all’educazione e alle opportunità lavorative e di business. Accesso che sarebbe il solo in grado di assicurare maggiore forza a famiglie, comunità territoriali, economie nazionali e, non ultima, all’intera società.

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