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Gap generazionale dalla famiglia al lavoro: le principali problematiche

Gap generazionale dalla famiglia al lavoro: le principali problematiche

Il gap generazionale è presente in molti ambiti della vita delle persone. Quali sono, però, i motivi che lo alimentano?

Il gap generazionale, o conflitto tra generazioni diverse, è un fenomeno sociale che ha sempre accompagnato l’uomo nelle varie tipologie di società da lui stesso create, da quella patriarcale a quella moderna. I fattori responsabili di questo divario sono ascrivibili a due tipologie di problemi intergenerazionali.

  • Problemi di comunicazione: si riflettono nella consueta difficoltà di comprensione intergenerazionale dovute all’adozione di linguaggi diversi – se non opposti –, da parte di membri di generazioni diverse, ognuno con dei codici e degli script specifici che spesso ostacolano l’accesso sia in termini di ascolto che di comprensione agli appartenenti a generazioni estranee a quel determinato linguaggio. Per fare un esempio attuale, è possibile riscontrare l’estrema facilità di fruizione del linguaggio tecnologico da parte delle generazioni più giovani e, al contrario, una seria difficoltà – se non addirittura impedimento – da parte delle generazioni più mature ad approcciarsi a questa nuova tipologia di codice. Alla luce di quanto affermato, poiché la comunicazione sta alla base di ogni aspetto della vita, i problemi derivanti da questo ambito generano delle grosse difficoltà nel quotidiano rapporto tra le generazioni e portano all’aumento del gap generazionale, già naturalmente esistente.
  • Problemi di adattamento: si riferiscono alle difficoltà nel conformarsi al ruolo che la società attribuisce all’uomo nelle varie fasi del proprio ciclo di vita. Effettivamente, la società impone diversi comportamenti e attività all’uomo a seconda dell’età nelle diverse fasi di crescita. Un esempio calzante può essere quello del bambino: nella fase della crescita la società gli impone di esplorare l’ambiente esterno imparando gli schemi della socializzazione. Tuttavia, non sono rari i casi in cui, accorgendosi che un ruolo affidato dalla società – o che essa invoglia ad adottare – non è conforme alla proprie aspettative e capacità, si disconfermano questi ruoli in virtù di una volontà di affermazione della propria libertà di scelta. È quello che avviene quando si disconosce il ruolo genitoriale in virtù del desiderio di dover necessariamente affermare prima le proprie aspirazioni di crescita sia personali che professionali. In che modo, dunque, questi problemi di adattamento si riflettono nel rapporto generazionale? Ovviamente, se ci si sente frustrati per un ruolo che non si avverte come proprio o perché non si è più nella condizione di poterlo esercitare – come nel caso di chi è prossimo alla pensione – si finisce, spesso, per rivolgere questa frustrazione a chi ha quel ruolo che si desidera o che si sta per abbandonare che, il più delle volte, appartiene a un’altra generazione – matura nel primo caso e giovane nel secondo – e ciò, in ultima analisi, fomenta il gap generazionale.

Gap generazionale all’interno della famiglia

Il gap generazionale si concretizza a partire dalla convivenza nellambiente familiare e si manifesta in continui litigi, incomprensioni e allontanamenti. Perché accade tutto ciò in un contesto che dovrebbe azzerare i conflitti in virtù della protezione naturalmente rivolta ai figli dai genitori? La profonda motivazione dell’esistenza di questi problemi di convivenza risiede nell’incompatibilità di spazi, esigenze e linguaggi delle due generazioni principali esistenti in famiglia: i genitori e figli.

In effetti, l’articolato rapporto genitoriale riflette la contemporanea necessità di entrambi i rappresentanti delle diverse generazioni di far valere le proprie ragioni sia in termini di comunicazione che di spazi. Queste esigenze sfociano in una barriera comunicativa che origina ansie di prestazione nei genitori – riferite alla paura di non essere più riconosciuti come autorevoli e punti di riferimento dal figlio – e sentimenti di rabbia e frustrazione nei figli – riferiti alla consapevolezza di non essere ascoltati, compresi e, quindi, di non essere riconosciuti come esseri umani con proprie aspirazioni, pensieri e modi di agire dai genitori – che, in ultima analisi, fomentano il gap generazionale comunicativo nel contesto familiare.

Tale divario generazionale, tuttavia, può attenuarsi andando a lavorare su un aspetto fondamentale della comunicazione familiare: il dialogo. Difatti, tutte le problematiche comunicative che si originano  in un contesto familiare si potrebbero affievolire grazie all’adozione di schemi comportamentali che inducano entrambe le parti in causa a confrontarsi in un dialogo costruttivo grazie al quale favorire la comprensione delle diverse esigenze e in virtù della quale cercare di trovare soluzioni adeguate per entrambe le parti.

Gap generazionale nell’ambiente lavorativo

Confrontando le condizioni retributive dei lavoratori giovani e quelle dei cosiddetti “older worker” ci si rende conto, a parità di tipologia lavorativa e di mansione, di una sostanziale disparità di trattamento in relazione alla variazione d’età che aumenta il gap generazionale. A rilevare questo dato è stata una ricerca condotta in collaborazione tra Umana – agenzia per il lavoro – e Job Pricing – società di consulenza del lavoro, specializzata nell’analisi retributiva – che ha rilevato che i giovani sono pagati in media il 64% in meno rispetto ai lavoratori maturi.

Nello specifico, la ricerca ha evidenziato una regolare crescita salariale nella Retribuzione Annuale Lorda (RAL) in relazione alla variazione anagrafica:

  • i lavoratori fino ai 24 anni guadagnano all’anno 21,661;
  • i lavoratori tra i 25-34 anni guadagnano all’anno 25,646;
  • i lavoratori tra i 34-44 anni guadagnano all’anno 29,452;
  • i lavoratori tra i 45-54 anni guadagnano all’anno 31,506;
  • i lavoratori tra i 54-64 anni guadagnano all’anno 33,482;
  • i lavoratori over 65 guadagnano all’anno 35,595.

Le motivazioni di questa crescita progressiva, a un intervallo regolare di dieci anni, sono da rintracciarsi in due fattori:

  • un fattore fisiologico che si riferisce sia alla normativa – grazie agli scatti di anzianità – sia alla naturale tendenza a premiare l’esperienza, in virtù della quale a chi ha maturato più esperienza è concesso un accesso facilitato a posizioni più prestigiose e maggiormente retributive;
  • un fattore culturale riferito al funzionamento del mercato lavorativo attuale nel quale le aziende tendono a pagare di meno i giovani che per mantenere al sicuro la propria posizione lavorativa accettano queste condizioni.

Il tutto, oltre ad aumentare il divario generazionale, si riflette in una mancanza di flessibilità del contesto lavorativo, essenzialmente perché la stabilità nel lavoro che avviene intorno ai 30 anni rende i giovani rigidi sia nell’accettare passivamente le condizioni di assunzione che nel voler cambiare lavoro, creando quella che Mario Vavassori, presidente di Job Princing, definisce «un’asimmetria tra quello che è desiderato dall’azienda e dal lavoratore, spesso “costretto” a restare in una certa società per tutelarsi».

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