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Cambiamento climatico: quanto e come ne parlano i media italiani?

cambiamento climatico

Uno studio di Greenpeace analizza la copertura mediatica assicurata al climate change da testate, telegiornali e profili social dei più importanti organi d'informazione italiani: i risultati principali.

Oltre una notizia su quattro, tra quelle diffuse dai più importanti quotidiani e telegiornali italiani, amplificherebbe argomentazioni contro la transizione energetica e le azioni utili a mitigare il riscaldamento globale. A dirlo sono i risultati di uno studio su media e clima commissionato da Greenpeace Italia all’Osservatorio di Pavia.

La onlus, che monitora l’informazione sui cambiamenti climatici dal 2022, tra gennaio e aprile di quest’anno ha analizzato con l’aiuto dell’istituto di ricerca, specializzato nell’analisi della comunicazione, se e come la crisi climatica è stata raccontata dai cinque quotidiani più diffusi in Italia (e cioè Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e da un campione delle venti testate più seguite su Instagram.

La crisi climatica vista da giornali e telegiornali italiani

Stando ai risultati ottenuti nel primo quadrimestre del 2023 i principali quotidiani italiani avrebbero pubblicato mediamente due articoli al giorno in cui si fa accenno alla crisi climatica. Quelli realmente dedicati al problema sarebbero stati, però, meno della metà.

Si tratta di numeri inferiori rispetto alla media dello scorso anno e che dimostrano, sottolineano da Greenpeace, una scarsa attenzione riservata dai media italiani a cambiamento climatico e riscaldamento globale soprattutto quando non si verificano eventi estremi come quelli che hanno colpito l’Italia tra la primavera e l’estate del 2023 (l’alluvione in Emilia Romagna, i roghi in Sicilia e nel resto del Sud, i violenti nubifragi in Lombardia).

Ulteriore conferma ne è il fatto che, secondo lo studio in questione, nella prima parte dell’anno la crisi climatica sarebbe finita sulle prime pagine dei giornali italiani meno di una volta al mese.

La ricerca di Greenpeace su media e clima si è soffermata anche sui soggetti che hanno avuto più voce in capitolo nel racconto della crisi climatica sui giornali. In un caso su quattro si tratta di aziende ed esponenti dell’imprenditoria, mentre solo più in giù nella classifica si trovano politici e istituzioni nazionali (15%), associazioni ambientaliste (11%) e tecnici e scienziati (7%). Lo scenario delineato non sembrerebbe, insomma, quello di una narrazione imparziale.

I risultati non sembrano migliori se si guarda ai telegiornali: meno del 2% delle notizie trasmesse durante le edizioni della sera, le principali, avrebbe fatto almeno accenno alla crisi climatica.

Gli argomenti a cui è stato dato più spazio sono stati ancora gli eventi estremi che hanno interessato il Paese, insieme alle proteste degli attivisti per il clima.

Oltre il 60% di ospiti, intervistati e soggetti chiamati a dare il proprio contributo sull’argomento sono stati politici e rappresentanti di istituzioni nazionali ed europee.

I telegiornali che hanno riservato più spazio al climate change sono stati TG5 e TG1 (con rispettivamente il 2.7% e il 2.4% delle notizie trasmesse in prima serata); all’estremo opposto della classifica si trova invece il TG La7 (che ha riservato all’argomento appena l’1.1% delle notizie).

Tra le testate d’informazione più seguite su Instagram, spesso un vero e proprio punto di riferimento per i più giovani, quelle ad aver dato più spazio alla crisi climatico sono will_ita (con l’11% sul totale dei post), domanieditoriale (9%), torcha (7%) e il_post (6%). La copertura media offerta all’argomento resterebbe comunque inferiore al 3%.

Rispetto a quanto avvenuto sui media tradizionali, sui social il cambiamento climatico è stato raccontato soprattutto nei suoi aspetti sociali (32%) e ambientali (27%) e solo in minor parte per quelli politici (19%) ed economici (9%). Prova ne è anche il fatto che tra le voci più chiamate in causa sui canali digitali ci siano associazioni ambientaliste ed esperti scientifici, prima sia di politici e istituzioni nazionali e sia di aziende ed esponenti dell’imprenditoria.

Media e clima: una classifica di Greenpeace

Commentando i risultati aggiornati dello studio su media e clima, Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia, ha posto l’attenzione soprattutto su

«l’elevato numero di notizie – più di una su cinque – che hanno diffuso argomenti a favore dello status quo e contro le azioni per il clima come sostenere che la transizione ha costi eccessivi o invocare una gradualità negli interventi che favorisce l’inazione, criticare gli attivisti climatici o le auto elettriche. Sono narrative tossiche spesso infarcite di fake news che circolano soprattutto per bocca di politici e aziende interessate a ritardare il più possibile l’abbandono dei combustibili fossili.»

Già lo scorso anno la onlus aveva definito i cinque parametri di una “stampa libera per il clima: hanno a che vedere con la trasparenza, sui finanziamenti soprattutto, tanto quanto con la copertura mediatica riservata al grande tema del cambiamento climatico e, ancora  con la visibilità offerta a industrie, come quella automobilistica o aerea, oggi ritenute tra le maggiori responsabili della crisi climatica.

Stando a questi parametri, tra le testate italiane attualmente soltanto Avvenire si avvicina alla sufficienza (con 5.2 punti su 10). Il risultato peggiore è, invece, quello de Il Sole 24 Ore (appena 2.8).

media e clima classifica greenpeace

La campagna “Stranger Green” contro la disinformazione sul cambiamento climatico

Il monitoraggio su media e clima, fanno sapere dall’associazione, proseguirà per tutto il 2023 e lo farà nell’ambito della campagna “Stranger Green”.

Lanciata lo scorso anno con una serie di iniziative di guerrilla marketing in parchi e altre location delle principali città italiane e con il video promozionale di un finto primo episodio, la campagna è ispirata a Stranger Things.

Screenshot da Facebook Pagina Greenpeace Italia

Screenshot da Facebook Pagina Greenpeace Italia

Il messaggio che intende lanciare è infatti che, come il Sottosopra della serie Netflix nasconde creature mostruose, ben celate dal greenwashing , dalla disinformazione e dalle fake news sulla crisi climatica ci sono eventi non meno spaventosi che ogni giorno minacciano il nostro Pianeta come incendi, alluvioni, siccità e altri fenomeni estremi.

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