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Quanto incide la personalità dei lavoratori sulla produttività?

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Lo studio della personalità dei lavoratori segnala ai dirigenti la direzione giusta per un miglioramento delle perfomance aziendali.

Nell’attuale contesto segnato dai repentini cambiamenti nelle strutture organizzative, ci si chiede come far fronte a simili sconvolgimenti e come operare nel bene dell’organizzazione. A questo proposito occorre considerare le caratteristiche delle persone che lavorano all’interno dell’organizzazione, tenendo conto del fatto che uno studio approfondito sulla personalità di collaboratori e dipendenti offre degli strumenti validi per la risoluzione del problema.

La personalità – che può essere definita come l’insieme dei valori, delle capacità, del modo di pensare e di comportarsi dell’uomo – può infatti offrire importanti spunti di riflessione ai dirigenti, in relazione alle modalità da adottare per una valorizzazione dei lavoratori stessi, per poter incrementarne in questo modo la produttività lavorativa.

Solo attraverso lo studio della personalità dei lavoratori è possibile sviluppare strategie di miglioramento, prestando particolare attenzione alla crescita delle potenzialità e alla riduzione dell’impatto dei limiti, per migliorare le singole performance sul lavoro e, in generale, le interazioni tra collaboratori.

Da alcuni studi sui differenti tipi di personalità che si incontrano nella vita lavorativa emergono cinque grandi cluster . Ecco le loro caratteristiche:

  1. Il narciso stacanovista:
    vuole sempre emergere mettendosi costantemente in mostra. Ritiene che il lavoro degli altri sia mediocre ed è alla continua ricerca di venerazione, adorazione e ammirazione dei colleghi. Questo tipo di personalità irrita molto perché svaluta costantemente il lavoro altrui, relegandolo in una costante posizione secondaria. Si può gestire spingendolo verso un lavoro in team ed evitando di elogiarlo troppo.
  2. Il borderline emotivamente instabile:
    quando è felice della sua vita elogia l’altro; quando un istante dopo è triste e completamente insoddisfatto della sua vita, svaluta e disprezza di conseguenza chi gli sta intorno. Alla base c’è una profonda crisi di identità, sia personale che lavorativa. Si può gestire rimanendo calmi e razionali nei suoi confronti, riflettendo prima di rispondergli, evitando di discutere.
  3. Il dipendente scaricabarile:
    cerca il confronto con gli altri per suggerimenti e consigli, anche per scelte che riguardano la propria vita, ma poi, appena qualcosa non va, non esita a riversare sugli altri la responsabilità di tutto. È, in genere, il tipo di persona che evita di esprimere opinioni e valutazioni, ma si rimette costantemente al giudizio degli altri. Si può gestire evitando di appoggiare e soddisfare il suo continuo bisogno di consigli, rifiutandosi di prendere le decisioni al suo posto, facendogli comprendere che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
  4. L’ossessivo precisino:
    è costantemente preoccupato dei dettagli, delle regole, delle liste, degli schemi,  dell’organizzazione, ed è estremamente preciso perché odia gli errori e le imperfezioni. È fin troppo affidabile, responsabile, metodico e questo lo porta ad essere rigido e inflessibile, contrario a qualsiasi decisione da prendere. È talmente preciso che spesso evita di affidare ai colleghi delle mansioni, accollandosi fin troppo lavoro perché ragiona nella modalità: “chi fa da sé fa per tre”, divenendo così insoddisfatto del lavoro altrui e delle propria vita. Si gestisce cercando di limitare il suo controllo sul lavoro e la sua eccessiva attenzione ai dettagli.
  5. L’estroverso impiccione:
    chiacchiera con tutti da subito e così impiega le preziose ore lavorative discutendo con il mondo intero. Ama spettegolare di quel che accade intorno a lui e così distrae perennemente gli altri, arrecando seri danni alla produttività lavorativa. Si gestisce fissando delle regole che gli consentano di capire che è necessario che si porti prima a termine il proprio lavoro per poi dedicarsi al piacere del chiacchiericcio, spingendolo quindi a canalizzare le proprie energie nell’attività lavorativa.

Da questa breve rassegna dei tipi di personalità più comuni emerge con chiarezza quanto la personalità e la predisposizione caratteriale possano influenzare la vita lavorativa e, allo stesso tempo, quanto la profonda conoscenza di essa possa apportare dei reali e concreti cambiamenti volti al miglioramento e al perfezionamento delle performance lavorative. Si auspica, quindi, che i dirigenti, forti di questa consapevolezza, approdino ad un profondo studio della personalità dei dipendenti per indirizzarli e guidarli nel modo più adatto a seconda delle loro caratteristiche personali.

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