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ByteDance ha nove mesi per vendere TikTok prima che sia bannata dagli Stati Uniti

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Dopo l'approvazione di Camera e Senato, la proposta di legge che obbliga ByteDance a disinvestire dagli Stati Uniti è stata firmata anche dal presidente Biden. Il futuro di TikTok continua a essere comunque piuttosto incerto.

ByteDance ha nove mesi di tempo per disinvestire dal paese o il rischio è che TikTok sia bannata dagli Stati Uniti.

Mercoledì 24 aprile 2024 il presidente Biden ha firmato1 infatti, come aveva promesso, la proposta di legge di recente approvata da Camera e Senato e che insieme agli aiuti per Israele, Ucraina e Taiwan contiene misure per vietare l’uso della piattaforma cinese in America per ragioni di sicurezza nazionale.

Cosa succederà ora è la domanda che sembrano essersi posti molti addetti ai lavori: la risposta è meno semplice di quanto si possa immaginare.

TikTok sarà bannata dagli Stati Uniti ora che una norma obbliga ByteDance a disinvestire dal Paese?

La norma appena firmata da Joe Biden dà a ByteDance nove mesi di tempo per vendere a un’azienda lontana dalle influenze del governo di Pechino tutti gli asset americani, incluso l’algoritmo che seleziona i contenuti più adatti per ciascun utente e che ha garantito nel tempo all’app cinese tassi di coinvolgimento e tempi di permanenza degli utenti largamente migliori rispetto agli altri social. Se non riuscirà a farlo, TikTok sarà bannata negli Stati Uniti.

Una versione precedente della norma, approvata a marzo dalla House of Representatives, prevedeva un limite temporale di sei mesi ma si era arenata in Senato dove alcuni senatori avevano fatto notare che sarebbe stato piuttosto difficile per ByteDance trovare acquirenti in un tempo tanto limitato. Le tempistiche non sono, comunque, l’unico aspetto controverso della vicenda.

Anche se fosse disposta a farlo, e ha già sottolineato in più occasioni che non è così, potrebbe risultare molto complicato per TikTok scorporare tecnologie, asset e persino contenuti destinati agli Stati Uniti da quelli disponibili nei restanti mercati.

Ancora più difficile potrebbe risultare trovare aziende disposte davvero ad acquisire TikTok in America. C’è un precedente in questo senso: ai tempi in cui era Donald Trump a fare la guerra a TikTok – lo stesso Donald Trump che ora, in piena campagna elettorale per le presidenziali 2024 e sapendo di avere alle spalle finanziatori con interessi anche in ByteDance, sostiene che bannare TikTok negli Stati Uniti sia un grave attacco alla libertà di espressione – non fu semplice trovare un acquirente per la piattaforma cinese, nonostante i presunti accordi condotti con Microsoft, Oracle e altre grandi aziende americane.

C’entra sicuramente il fatto che TikTok ha attualmente un valore di mercato stimato2 di almeno 180miliardi di dollari e che contrattare un’acquisizione potrebbe non essere, per questo, particolarmente semplice per le aziende interessate.

ByteDance al momento non sembra avere, soprattutto, alcuna intenzione di vendere per evitare che TikTok sia bannata dagli Stati Uniti. In un video condiviso subito dopo che il presidente Biden aveva firmato la norma, il CEO Shou Zi Chew, ha ribadito che TikTok non andrà «da nessuna parte».

Il messaggio sembrava voler rassicurare soprattutto i 170milioni di americani che, secondo i dati ufficiali, sono iscritti alla piattaforma.

Tra questi ce ne sono numerosi che utilizzano il social per ragioni lavorative: sono i tanti tiktok influencer e creator digitali che quotidianamente grazie a TikTok raggiungono e si connettono con le proprie community e che rischiano, insieme agli inserzionisti che da tempo investono in TikTok Ads, di essere le principali vittime di un ipotetico ban di TikTok negli Stati Uniti.

Non è un caso, come ha fatto notare tra gli altri The Washington Post3, che altre piattaforme come Instagram e YouTube da tempo cercano di sedurre content creator e investitori, prima degli utenti comuni, con funzionalità come Reels e Shorts ispirate a, quando non letteralmente copiate da, i video verticali, brevi e con tappeto musicale di TikTok.

L’ipotesi di un ricorso di TikTok contro la decisione americana e i risvolti sulla guerra tecnologica in atto tra America e Cina

L’ipotesi più probabile sembra, insomma, quella di una lunga battaglia legale.

ByteDance potrebbe denunciare la norma appena firmata da Joe Biden e che di fatto ha come esito più probabile che TikTok sia bannata negli Stati Uniti come una violazione del Primo Emendamento della Costituzione che assicura a tutti i cittadini americani libertà di espressione. Lo stato americano si appellerà, invece, a questioni di sicurezza nazionale e al dubbio che, oltre a non tutelare a sufficienza la privacy degli utenti americani, ByteDance ceda sistematicamente al governo di Pechino informazioni sugli ultimi che vengono utilizzate a scopo di propaganda, intelligence e warfare.

Messe sulla bilancia, non è detto che la sicurezza nazionale abbia necessariamente un peso maggiore rispetto al diritto costituzionalmente garantito di esprimersi liberamente: ci sono precedenti che affermano il contrario.

Di recente, per esempio, un giudice statale ha dato torto al Montana che con una legge aveva vietato TikTok nel proprio territorio. Andando più indietro nel tempo, come racconta tra gli altri Il Post4, una famosa sentenza della Corte Suprema americana sostenne che anche provare a bloccare con un macchinoso sistema postale quella che allora era la propaganda comunista risultava contrario al Primo Emendamento della Costituzione e limitava, cioè, la libertà di espressione degli americani.

Il ricorso che con ogni probabilità ByteDance farà per evitare che TikTok sia bannata negli Stati Uniti trasformerà, insomma, la guerra tecnologica attualmente in atto tra America e Cina – è notizia recente che il governo di Pechino ha obbligato Apple a rimuovere dai propri app store WhatsApp e Threads – in una guerra legale dagli esiti meno scontati e meno immediati di quanto si possa immaginare.

Il risultato più facile da prevedere è che, in un futuro prossimo, per gli utenti americani e per quelli cinesi navigare in Rete sarà un’esperienza completamente differente, più di quanto non lo sia già.

Note
  1. Reuters
  2. Financial Times
  3. The Washington Post
  4. Il Post

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