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CoorDown vuole rivoluzionare il modo di percepire la sindrome di Down con la campagna “Assume that I can”

Coordown Assume that I can
Fonte: Coordown

Lo spot di CoorDown parte dal fenomeno della "profezia autoavverante" per ribaltare gli stereotipi legati alla sindrome di Down. In pochi giorni il filmato "Assume that I can" è diventato virale sul web: ecco perché.

Per la giornata mondiale della sindrome di Down, che si celebra annualmente il 21 marzo, è stata lanciata la campagna “Assume that I can” di CoorDown, ente che rappresenta le associazioni che in Italia si occupano di tutelare i diritti delle persone con sindrome di Down.

Lo spot lanciato dall’onlus punta a contrastare i pregiudizi che esistono nei confronti delle persone con trisomia 21 e che hanno un vero impatto, molto negativo, sulle loro vite.

CoorDown vuole alzare le aspettative della società nei confronti delle persone con sindrome di Down

Marta Sodano, una giovane di 29 anni con la sindrome di Down, è la protagonista dello spot di CoorDownAssume that I can” ed è lei che introduce ai fruitori dello stesso il problema delle basse aspettative della società nei confronti delle persone con sindrome di Down.

A tal proposito, all’inizio del filmato, Marta si rivolge a una bartender dicendo «tu parti dal pressuposto che io non possa bere un Margarita, quindi non mi servi un Margarita e, di conseguenza, io non bevo un Margarita». Ciò, come infatti aggiunge, fa sì che le supposizioni delle persone nei suoi confronti diventino realtà e il problema si estende a tutte le aree della sua vita: dalla scuola e dal lavoro, ai suoi hobby e, persino, ai suoi rapporti interpersonali.

ASSUME THAT I CAN | World Down Syndrome Day 2024
ASSUME THAT I CAN | World Down Syndrome Day 2024

Infatti, nello spot, la protagonista si rivolge a differenti persone che non credono che possa fare alcune cose, come i propri genitori, che non la incoraggiano a vivere da sola, e il suo allenatore di boxe, che non la sprona a colpire più forte. Questa mancanza di fiducia nelle sue capacità sembra avere un impatto notevole sulle sue azioni: in effetti, come spiega, se il suo professore a scuola non crede che lei possa imparare Shakespeare, non si impegnerà per insegnarglielo e, di conseguenza, lei non lo imparerà.

Purtroppo lo spot sembra riflettere ciò che accade ogni giorno nella vita delle persone con sindrome di Down. Non a caso, in un discorso proferito qualche anno fa a New York durante una conferenza delle Nazioni Unite e citato in un comunicato stampa condiviso il 14 marzo sul sito di CoorDown, la testimonial di CoorDown ha raccontato:

per me non esistono concetti facili e difficili. C’è sempre il modo semplice per spiegare le cose. Se penso alle cose che non mi sono state spiegate e insegnante, questo mi fa arrabbiare1.

Per questa ragione, lo spot affronta il problema in maniera molto diretta e, senza giri di parole, va anche a toccare alcuni aspetti più delicati e certamente meno discussi, come il tema dell‘intimità e la sindrome di Down.

Cosa c’entra il fenomeno della “profezia autoavverante” con la sindrome di Down?

L’intero spot è incentrato sul concetto sociologico e psicologico della “profezia autoavverante“, un fenomeno per cui le aspettative delle persone influenzano gli eventi e, in questo caso, le azioni altrui, proprio come accade nel filmato. Si parla dunque di processi mentali che portano «al concretizzarsi di una realtà che crea degli effetti tangibili nella vita e influenza le realtà sociali».

Nello spot “Assume that I can” , la protagonista invita per questo a sfruttare il fenomeno in modo positivo, dichiarando:

«se tutte le tue supposizioni diventano realtà… allora pensa che io possa vivere da sola, così io vivo da sola. […] pensa che io possa fare quel lavoro, che io possa andare alle feste, che possa fare sesso. Tu pensa che io possa. Così forse io potrò».

Dopo le varie scene che si succedono velocemente in cui la testimonial realizza tutte le attività appena elencate, lo scenario cambia e la giovane donna conclude il suo monologo in mezzo a un gruppo di altre persone con sindrome di Down: un modo per ricordare che il suo discorso riflette la realtà di molte altre persone che, proprio come lei, vorrebbero sentirsi perfettamente integrate nella società ma che purtroppo non riescono, poiché le loro capacità vengono troppo spesso sottovalutate.

Lo scopo della campagna è quello di ribadire le conseguenze disastrose che stereotipi, preconcetti e basse aspettative possono avere nella vita delle persone portatrici di disabilità intellettive, sensibilizzando l’opinione pubblica sul bisogno di sostenere le potenzialità degli individui con sindrome di Down: se si parte dal presupposto che loro possono dare un contributo utile e positivo alle comunità, allora sicuramente verranno concesse loro più opportunità nei vari contesti lavorativi, educativi, ricreativi e sociali.

La campagna “Assume that I can” di CoorDown: perché lo spot è diventato subito virale

La campagna prevede anche la condivisione di una serie di testimonianze pubblicate sui canali social dell’onlus: nei vari video condivisi nel mese di marzo, diverse persone con sindrome di Down dimostrano ciò di cui sono capaci di fare. Giusto per citare alcuni esempi, un bambino guida una bicicletta, un altro suona il violino e una ragazza scia sulle piste nere (ossia, quelle per sciatori esperti).

Tutti e tre si rivolgono agli utenti nello stesso modo, ricollegandosi al titolo della campagna, con una frase simile: «tu parti dal pressupposto che io non possa farlo, ma io posso».

Screenshot da Instagram Pagina Coordown

Screenshot da Instagram Pagina Coordown

Lo spot “Assume that I can” è stato condiviso sul canale YouTube di CoorDown il 14 marzo: in meno di 24 ore ha raggiunto oltre 7mila visualizzazioni e ora ha già superato le 83mila. Questo perché il filmato riesce, in modo creativo e coinvolgente, a ribaltare l’immaginario collegato alla sindrome di Down, mostrando che le persone affette da trisomia 21 possono essere perfettamente integrate nella società, studiare, lavorare e avere una vita sociale attiva, proprio come tutte le altre.

Un messaggio simile viene spesso veicolato nelle campagne incentrate sul tema della sindrome di Down, ma poche aziende o enti hanno scelto di comunicarlo osando, come ha fatto invece CoorDown. Proprio questo è probabilmente il segreto del successo di questo video: la scelta di raccontare la realtà senza filtri, ricordando anche che c’è qualcosa che ognuno di noi può fare per cercare di migliorare la qualità di vita di queste persone.

Note
  1. CoorDown
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