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"ORA CHE LO SO": la campagna di Comune di Bergamo e Parole O_stili per un uso corretto della tecnologia se in casa ci sono bambini

I bambini esposti alla tecnologia prima dei due anni rischiano di sviluppare problemi di concentrazione e nelle relazioni. Comune di Bergamo, Parole O_stili e SpazioUau si rivolgono alle famiglie con una campagna ad hoc.

La campagna “ORA CHE LO SO, nata da un’iniziativa dell’Assessorato all’istruzione del Comune di Bergamo e ideata e sviluppata da SpazioUau e Parole O_Stili in collaborazione con ATS Bergamo, Pediatri di famiglia Bergamo e il Garante per i diritti dell’infanzia e adolescenza del Comune di Bergamo, è una campagna di sensibilizzazione sui rischi di un’esposizione eccessivamente precoce dei bambini agli schermi e alle tecnologie digitali.

In Italia oltre un bambino su due usa smartphone e tablet prima dei due anni: che pericoli si corrono

Come ha raccontato in un comunicato stampa di presentazione della campagna Rosy Russo, founder di SpazioUau e presidente di Parole O_Stili, in Italia ben oltre un bambino tra i 12 e i 15 mesi su due già utilizza computer, tablet, smartphone: più nel dettaglio «il 26% dei genitori fa usare autonomamente [questi dispositivi] a bambini e bambine sotto i due anni, mentre il 35% delega loro il compito, ad esempio, della lettura delle fiabe».

Diversi studi dimostrerebbero però che l’uso precoce dei device digitali può compromettere lo sviluppo della capacità di concentrazione e della pazienza, alterare l’organizzazione della conoscenza e influire negativamente su aree cruciali per lo sviluppo del linguaggio.

Ancora, sottolineano gli organizzatori della campagna “ORA CHE LO SO”, basterebbe una telefonata di 30 secondi per interrompere la connessione tra bambini e genitori e interferire con la funzione di rispecchiamento relazionale, influenzando così l’acquisizione dell’autoregolazione emotiva e inducendo il bambino, privo di una figura di riferimento, a sviluppare una visione eccessivamente negativa degli eventi che gli si verificano intorno.

La campagna “ORA CHE LO SO” invita genitori e familiari in primis a fare un uso più consapevole della tecnologia

L’invito rivolto a genitori e familiari di bambini al di sotto di due anni è così – per parafrasare titolo e slogan della campagna del Comune di Bergamo – a evitare, ora che ne conoscono i potenziali pericoli, azioni così comuni e apparentemente innocue come far partire il cartone, la filastrocca, la canzoncina preferiti del bambino sullo smartphone o sul tablet per mantenerlo tranquillo mentre si viaggia in treno, per godersi una cena con gli amici o superare una crisi di pianto o approfittare del tempo in cui si allatta per controllare notifiche ed email, scrollare i social, partecipare alla chat di lavoro o fare finalmente quella telefonata che si rimanda da tempo.

«Con Parole O_Stili – ha continuato Rosy Russo – lo diciamo sempre: la Rete può essere un posto bellissimo, ma da una certa età, nei giusti tempi e con i giusti equilibri. Altrimenti “fa male”!

Lavorare come adulti su questa consapevolezza è il regalo più bello che possiamo fare ai più piccoli: ci saranno più tempo per le coccole, per i momenti di gioco e – come dice il principio 5 del Manifesto dedicato ai bimbi – per “abbracciarsi con le parole”».

Loredana Poli, assessora istruzione, università, formazione, sport e tempo libero, politiche per i giovani, edilizia scolastica e sportiva del Comune di Bergamo, ha tenuto a sottolineare soprattutto quanto «sia necessario tenere in considerazione il fattore età», quando si stimano i pericoli che i bambini corrono in Rete.

Forse quello che la campagna “ORA CHE LO SO” ha di diverso rispetto ad altre campagne e iniziative di sensibilizzazione dedicate allo stesso tema è proprio insistere su come la sovraesposizione dei più piccoli alle tecnologie e negli ambienti digitali, di cui spesso sono responsabili in prima persona genitori e familiari, sia pericolosa a tutte le età: non solo per i tanti adolescenti e preadolescenti che frequentano il web senza avere neanche l’età minima richiesta da siti e piattaforme e che rischiano di imbattersi in contenuti controversi, utenti malintenzionati, tentativi di adescamento, ma anche per i bambini più piccoli che, sovrastimolati o distratti da questi strumenti, rischiano di sviluppare difficoltà in diverse sfere, da quella emotiva a quella relazionale.

L’ultimo è un aspetto poco battuto dalle campagne sul benessere digitale e su come sia importante lavorare in famiglia per un approccio corretto all’uso della tecnologia. La nuova campagna di sensibilizzazione del Comune di Bergamo prova a svilupparlo attraverso una creatività multi-soggetto.

I tre diversi visual, destinati all’online e all’offline, mostrano uno smartphone che si trasforma al bisogno in carrozzina, cavalluccio a dondolo, orsetto di peluche, a seconda che i genitori abbiano bisogno di far addormentare, intrattenere o far sentire coccolati i figli. I tre copy della campagna “ORA CHE LO SO” rimarcano, al contrario, l’idea che lo smartphone “non fa da babysitter”, “non fa giocare”, “non fa le coccole” ma “fa male*”.

L’asterisco finale sembra copiare alle classiche comunicazioni commerciali la necessità di approfondire altrove delle affermazioni sintetiche e che potrebbero sembrare per questo ambigue.

Per sensibilizzare genitori e famiglie all’uso corretto delle tecnologie digitali, del resto, nell’ambito dell’iniziativa di Comune di Bergamo, Parole O_Stili e SpazioUau è stato messo a disposizione un apposito portale informativo dove si possono trovare consigli pratici come come guidare correttamente il bambino alla scoperta sensoriale del mondo o a quella più intima delle proprie emozioni.

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Qualche consiglio di Comune di Bergamo, Parole O_stili e SpazioUau per un uso consapevole della tecnologia quando a casa ci sono bambini di meno di due anni. Fonte immagine: Portale “ORA CHE LO SO”, https://oracheloso.bergamo.it/

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