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Generazione Alpha e tecnologia: le preoccupazioni (e le aspettative) dei genitori

Generazione Alpha e tecnologia: cosa pensano i genitori

Quello tra generazione Alpha e tecnologia è un rapporto a tratti complesso: Hotwire ha provato ad analizzare cosa ne pensano i genitori.

Hanno meno di dieci anni – almeno stando a parametri ufficiali che li vogliono nati dopo il 2010 –, sono già perfettamente in grado di accendere e spegnere uno smartphone, eliminare le notifiche push che compaiono sullo schermo mentre stanno guardando il loro cartone animato preferito e, in qualche caso, persino di produrre piccoli contenuti multimediali usando apposite app. Il know how tecnologico che possono vantare, insomma, è di molto superiore a quello dei loro fratelli maggiori nativi digitali: come i genitori giudicano, però, questo rapporto tra generazione alpha  e tecnologia? Con un misto di apprensione e aspettative, almeno stando agli insight di  “Understanding Generation Alpha – La parola ai genitori”, una ricerca firmata Hotwire.

Generazione Alpha e tecnologia: si deve temere davvero una dipendenza?

Da un lato ci sono, infatti, le evidenze secondo cui i bambini di oggi difficilmente sappiano fare a meno di estensioni tecnologiche come smartphone, tablet e PC. Oltre il 30% dei genitori italiani – contro una media internazionale che non supera il 26% –  si dice convinto, per esempio, che i propri figli preferiscano i gadget tecnologici agli animali domestici, ai giocattoli tradizionali, persino alle gite fuori porta e alle vacanze in compagnia di famiglia e amici.

Il tempo trascorso sugli schermi, insomma, sembra essere l’osservato speciale del rapporto tra Generazione Alpha e tecnologia: a tutte le latitudini, il 70% dei genitori è convinto che sia decisamente troppo. Le preoccupazioni maggiori riguardano le attività che i più piccoli potrebbero svolgere se non fossero sempre attaccati ai loro schermi e che invece non svolgono: il 48% dei genitori italiani teme che l’esigenza di stare sempre on spinga i propri figli ad abbandonare lo sport e l’attività sportiva; più in generale le vittime di questa simbiosi dei più piccoli con la tecnologia sembrerebbero essere tutte le attività outdoor e in esterni – di questo si dice convinto il 39% del campione Hotwire – e a preoccupare in particolar modo i genitori italiani sarebbe, poi, la presunta incapacità di gestire relazioni e rapporti sociali legata a un uso continuo della tecnologia.

Anche se non ne fanno esplicitamente accenno, insomma, i genitori dei più piccoli sembrano preoccupati dalla possibilità che questi sviluppino una vera e propria dipendenza dalle tecnologie. FOMO, narcisismo, isolamento, depressione sono stati, del resto, tra i rischi paventati in questi anni da chi ha guardato con occhio critico a un uso smodato e inconsapevole da parte dei bambini di gadget hi-tech e ambienti digitali.

Uno studio della Oxford University, pubblicato su Nature Human Behaviour, sembra arrivato però a spazzare il campo da qualsiasi dubbio e falsa credenza quanto all’effetto della tecnologia sul benessere degli adolescenti, anche grazie a un campione particolarmente vasto, un approccio revisionista dei precedenti studi e criteri scientifici particolarmente rigidi. Stando ai suoi risultati, insomma, non ci sarebbe quasi nessuna correlazione tra un uso abituale della tecnologia e il benessere generale percepito dai giovanissimi (benessere misurato tenendo conto di fattori come sintomi di depressione, idee suicide, problemi nel rapporto coi coetanei, comportamento pro-sociale, eccetera, ndr). Per essere precisi, la differenza nel benessere psicologico percepito tra chi fa uso di tecnologie e chi non ne fa uso varia di appena mezzo punto percentuale: un effetto dall’ordine di grandezza uguale al mangiare o meno patatine fritte e decisamente meno accentuato di quello legato all’essere costretti a indossare degli occhiali da vista.

Oltre i kid influencer: così i bambini decidono gli acquisti tech della famiglia

Per tornare però alle preoccupazioni dei genitori rispetto a Generazione Alpha e tecnologia, queste stesse appaiono più giustificate se si considera che per la maggior parte degli adulti il mondo dell’hi-tech e delle sue infinite applicazioni è fondamentalmente alieno, nonostante in qualche caso si sia costretti a frequentarlo almeno per lavoro. Basti pensare che, come sottolinea ancora Hotwire, i bambini di oggi difficilmente si lasciano guidare dai genitori quando si tratta delle decisioni d’acquisto e non solo per quanto riguarda dispositivi e gadget dei più tecnologicamente avanzati. Oltre il 40% sarebbe influenzato infatti dagli amici, il 34% dalla pubblicità e c’è persino un 12% di giovanissimi della Generazione Alpha che farebbe affidamento soprattutto a baby e kid influencer .

C’è di più, però: in non pochi casi i bambini diventano dei veri e propri decisori quando si tratta di acquisti tech. A livello internazionale, infatti, due genitori su tre avrebbero acquistato dell’elettronica di consumo tenendo conto delle esigenze e delle abitudini dei figli e un genitore su quattro – percentuale che si abbassa, però, in Italia a circa il 14% – avrebbe chiesto preventivamente un’opinione al bambino sulla TV, il tablet o lo smartphone da acquistare. Questa sorta di inversione di ruoli, comunque, appare evidente anche in un dato come quello secondo cui almeno il 40% dei genitori italiani ha effettuato nell’arco degli ultimi 12 mesi l’iscrizione a Facebook – mentre il 38% si sarebbe iscritto a WhatsApp e il 31% a Instagram – dopo averne parlato con i propri figli. Più difficile dire se sia giusto o meno, anche una volta effettuata l’iscrizione a piattaforme social come queste, chiedere l’amicizia e iniziare a seguire i propri bambini: se per il genitore, infatti, la tentazione di controllare cosa condividano i figli è forte, d’altro canto questo comportamento potrebbe essere interpretato dai secondi come una violazione della privacy e un’indesiderata ingerenza in sfere che vorrebbero mantenere private.

Messe da parte comunque le preoccupazioni che riguardano la vita digitale dei più piccoli, un dato curioso dell’indagine di Hotwire è che quando si parla di Generazione Alpha e tecnologia molti genitori si dicono comunque fiduciosi rispetto alle opportunità lavorative e professionali ricollegate all’uso dei device più moderni. Oltre il 76% del campione, infatti, si dice convinto che l’uso della tecnologia possa essere funzionale alle future carriere dei piccoli. In particolare, la familiarità con tecnologie e ambienti digitali dovrebbe aiutare a sviluppare capacità come quella del pensiero veloce (di questo si dice convinta la metà del campione), del problem solving (46%), della coordinazione mani-occhi (43%) e del multitasking (37%). Si tratta, nella maggior parte dei casi, di soft skill particolarmente apprezzate in un mercato del lavoro in profonda trasformazione e che ha visto nel tempo aumentare e variare notevolmente le competenze digitali richieste ai giovani lavoratori da un lato e, dall’altro, aprirsi lo skill mismatch tra la domanda di eSkill da parte delle aziende e l’offerta da parte di giovani professionisti anche appena usciti dal mondo universitario.

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