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Una (riuscita) campagna di advocacy per dimostrare che Color Carne non è un solo colore

progetto color carne bold stories

Non è più identificabile con il solo rosa della pelle bianca: con il progetto Color Carne Bold Stories intende così combattere lo stereotipo linguistico, convincendo anche i dizionari che un'altra definizione è possibile.

Di che colore è il color carne? Fino a non molto tempo fa, sfogliando qualsiasi dizionario, la risposta sarebbe stata “rosa pallido come la pelle umana”. Ha davvero senso, però, continuare a identificare con una sola tonalità, quella della pelle delle persone bianche, un colore che è in realtà tanti colori quanti sono quelli dei più disparati incarnati umani? È la domanda che si sono poste, ormai qualche mese fa, Giuditta Rossi e Cristina Maurelli di Bold Stories, ideatrici del progetto Color Carne.

È, va da sé, una domanda retorica. L’uso che la maggior parte delle aziende e dei soggetti business continua a perpetrare dell’espressione color carne” è denso di stereotipi, molti dei quali ormai anacronistici, e rende chiaro come anche «concetti apparentemente innocui, in particolare nel linguaggio e nelle rappresentazioni visive, contengano […] impliciti pregiudizi e discriminazioni» e possano essere deleteri in termini di inclusione e capacità di costruire una società in cui «la diversità venga valorizzata e in cui ogni persona sia in grado di riconoscersi», come si legge tra i materiali e nel comunicato stampa di presentazione del progetto.

Dal buzz in Rete alla risposta dei dizionari italiani: il successo del progetto Color Carne

C’è solo un modo efficace, però, per «sfidare lo standard» ed è cominciare ad agire: Giuditta Rossi, Cristina Maurelli e tutto il team di Bold Stories lo hanno fatto trasformando il progetto Color Carne in una campagna di advocacy. Hanno chiamato a raccolta, cioè, personaggi famosi e testimonial vip, ma anche e soprattutto brand ambassador e influencer dei più svariati settori che hanno assicurato all’iniziativa una reach complessiva di oltre due milioni di persone.

Il buzz in Rete a sua volta ha catalizzato l’attenzione dei media “tradizionali” con stampa, radio e televisioni che hanno dato visibilità al progetto soprattutto in vista di occasioni speciali come il 21 marzo, Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale. Non sono mancate neanche le aziende che hanno deciso spontaneamente di supportare la causa: soprattutto in settori come la cosmesi o l’underwear quella del color carne è, del resto, una questione sempre più sentita ora che i brand non solo si rivolgono a un pubblico più eterogeneo, ma sanno bene che mostrarsi attenti a temi come inclusività e diversità può incidere significativamente – con un differenziale di quasi un quarto1, come è stato stimato – sui ricavi.

A unificare questi sforzi un solo purpose: cambiare colore al color carne, come recita o quasi uno degli slogan del progetto Color Carne.

L’obiettivo sembra almeno in parte raggiunto se si considera che, rispetto a febbraio 2022 quando il progetto Color Carne era poco più che un’iniziativa sui social, oggi se si cerca su Google color carne il sito del progetto è il primo risultato proposto e anche tra i primi risultati su Google Immagini ci sono le card della campagna a rendere un po’ più varia, più rappresentativa, più realistica la palette di colori associati all’espressione “color carne”.

Il risultato più importante è, però, agli occhi delle ideatrici il fatto che anche alcuni dei più importanti dizionari della lingua italiana hanno deciso di imbracciare il cambiamento. Nella versione online del dizionario Garzanti, per esempio, compare già uno speciale disclaimer che bolla l’uso tradizionale e come aggettivo dell’espressione “color carne” come «discriminatorio perché assume come unico riferimento il colore della pelle bianca, senza considerare tutte le possibili colorazioni e sfumature che può avere la carnagione umana»2: lo stesso avviso dovrebbe essere riportato anche nelle prossime edizioni cartacee. Anche il Nuovo Devoto-Oli e Lo Zingarelli – Zanichelli si sono impegnati a cambiare, a partire dalle prossime edizioni, la propria definizione di color carne.

dizionari italiani cambiano la definzione di color carne

Fonte: Color Carne

Perché a combattere gli stereotipi si comincia dalla ricerca di un linguaggio più inclusivo

Non è solo un risultato simbolico: se dal linguaggio dipende in gran parte il modo di vedere le cose, è importante per una società che sia più inclusiva e in cui la diversità sia davvero percepita come una valore che ci sia accordo riguardo all’idea che «Color Carne non è solo un colore».

Il motto, anche questo tra gli slogan scelti a sintetizzare la missione del progetto Color Carne, gioca su un doppio senso: non solo non esiste un’unica tonalità che si possa definire color carne e il color carne è in realtà tutti i colori dell’umanità, ma non c’è niente di più sbagliato che considerare quella per una maggiore inclusività linguistica – com’è successo anche per lo schwa – una battaglia superflua.

Il color carne è, insomma, «il simbolo di tutte le certezze che prendiamo come immutabili, senza metterle in discussione», si continua a leggere sul sito, quando è solo «modificando queste false certezze che si possono cambiare le cose» e si può arrivare a «un modo diverso e inclusivo di pensare, parlare, agire e anche di fare business». Chissà, così, che dopo “color carne” lo stesso destino non tocchi, per esempio, a termini come “nudo” o  “naturale”.

 

Note
  1. Diversity Brand Index 2022
  2. Garzanti

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