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La sfida social che sta trasformando tutti in perfetti adolescenti degli anni Novanta (grazie all'AI)

yearbook challenge

Fenomeno social del momento, la Yearbook Challenge ha riportato in voga le foto in stile annuario anni Novanta dei college americani e una certa nostalgia per quel decennio. Non senza qualche rischio, avvertono gli esperti.

Il trend del momento, la Yearbook Challenge, con le foto in stile anni Novanta e che ricordano gli annuari dei college statunitensi, sembra la conferma che tutti (o quasi) sui social prima o poi finiscono per cadere vittime di una sorta di effetto nostalgia.

Prima dell’app che sfruttando l’intelligenza artificiale trasforma chiunque nel perfetto adolescente degli anni Novanta che veste streetwear, ascolta rap, guarda in TV Beverly Hills 902010 e Dawson’s Creek ci aveva infatti pensato la 10 Years Challenge a far fare un tuffo collettivo e per molti versi malinconico nel passato, come accade anche con i ricordi di Facebook.

Che cos’è, come funziona e come partecipare alla Yearbook Challenge

La Yearbook Challenge – anche conosciuta come AI Yearbook o The Yearbook AI – è uno di quei trend che, da un giorno all’altro e per molti versi inspiegabilmente, diventano virali su TikTok prima di “contagiare” il resto delle piattaforme social e i loro utenti.

Come in parte già si accennava, consiste nel trasformare le proprie foto attuali in foto in stile anni Novanta, o per l’esattezza in foto in stile annuario scolastico degli anni Novanta, grazie ad apposite app per il photo editing basate sull’intelligenza artificiale.

yearbook challenge tiktok

Solo su TikTok i contenuti tagganti con l’hashtag #yearbookchallenge hanno superato, al 10 ottobre 2023, i 670 milioni di visualizzazioni. Fonte: TikTok

Come realizzare perfette foto in stile anni Novanta con l’AI di EPIK

EPIK, un’app sviluppata dalla sudcoreana SNOW Corp., è stata la prima a integrare tra le diverse funzioni anche quella per realizzare l’AI Yearbook e per questo è ancora la più usata da chi partecipa alla Yearbook Challenge, nonostante siano disponibili ormai anche alternative gratuite (una su tutte: ArtGuru).

La funzione AI Yearbook su EPIK è, infatti, a pagamento e già questa rappresenta una novità nel mondo delle challenge e delle sfide social: è la prima volta che gli utenti sono disposti a pagare pur di non lasciarsi sfuggire il trend del momento.

Dopo aver scelto la tariffa da 5.99 dollari per la consegna entro 24 ore o quella da 9.99 dollari per la consegna express in due ore, basta caricare su EPIK dagli otto ai dodici selfie in buona definizione e aspettare che vengano elaborati dall’AI.

I risultati sono sembrati sorprendenti soprattutto agli occhi di chi negli anni Novanta c’era e conosce bene mode, gusti, estetica di quel decennio: dalle acconciature agli outfit, passando per le pose e per l’immancabile sfondo cangiante, le foto dell’AI Yearbook sembrano uscite da un vero annuario degli anni Novanta dei college americani.

ai yearbook instagram

Alcuni dei post della Yearbook Challenge su Instagram. Fonte: Instagram

Dall’effetto nostalgia al fascino dei Nineties: da cosa deriva il successo dell’AI Yearbook

La Yearbook Challenge, oltre che con i ricordi dei millennials che hanno vissuto quegli anni, gioca con un sogno nostalgico duro a morire anche tra i più giovani della generazione z : quello americano e dei fantastici Nineties, non a caso protagonisti di recente di libri, serie TV, collezioni moda, rilanci sul mercato di vecchie merendine molto in voga nei Novanta.

Sbaglia, insomma, chi si aspetta che ad alimentare il trend dell’Yearbook AI siano stati in questi giorni solo o soprattutto trentenni e quarantenni che avrebbero potuto tranquillamente ripescare dai cassetti foto “d’epoca”. Anche i giovanissimi che in quegli anni non c’erano hanno mostrato curiosità nei confronti della challenge, forse incuriositi soprattutto da che aspetto avrebbero potuto avere negli anni Novanta.

Neanche star e personaggi famosi sono sfuggiti, com’è successo anche in altre occasioni, alla mania social per le foto anni Novanta: alla Yearbook Challenge hanno partecipato influencer come Bretman Rock e Bailey Spinn, l’attrice Keke Palmer e tra gli italiani Simona Ventura.

Screenshot da Instagram Profilo Keke Palmer

Screenshot da Instagram Profilo Keke Palmer

Screenshot da Instagram Profilo Simona Ventura

Screenshot da Instagram Profilo Simona Ventura

Non è difficile credere, insomma, a dati che vogliono EPIK tra le app più scaricate1 del momento, con download aumentati più di trenta volte da quando è stata lanciata la funzione AI Yearbook e ricavi che sarebbero arrivati a sfiorare i 250 mila dollari al giorno.

The Yearbook AI: cosa si rischia partecipando alla sfida social del momento (e perché)

Ci sono pericoli nel partecipare a The Yearbook AI? Anche questa domanda, così comune quando si tratta di sfide e challenge social, non è tardata ad arrivare.

Per qualcuno la corsa a partecipare alla Yearbook Challenge manifesta2 la volontà di omologazione a tutti i costi che pervade gli ambienti digitali.

Idealizzando gli anni Novanta e la vita nei college, secondo altri, le foto da annuario generate dall’AI rischierebbero di convincere i giovanissimi che né l’attuale versione di sé e né la vita che stanno vivendo siano le migliori possibili, finendo per generare un senso di frustrazione: è una delle accuse mosse più di frequente quando si parla di social ed effetti su bambini e adolescenti.

Molte delle critiche rivolte all’AI Yearbook riflettono il dibattito – sempre più acceso – sui rischi legati all’uso diffuso dell’intelligenza artificiale. Come è difficile riconoscere un testo scritto da ChatGPT e magari plagiato a importanti testate internazionali, perché estremamente accurate e dettagliate anche le foto create da EPIK e altre app simili non sempre sono facili da riconoscere. Semplificando molto è sempre più difficile, e sempre più potrebbe diventarlo in un futuro prossimo, distinguere ciò che è reale da ciò che è generato dall’intelligenza artificiale.

Nel caso delle immagini ciò non crea problemi soltanto a chi, come gli attori, letteralmente guadagna grazie alla propria immagine (negli stessi giorni in cui l’AI Yearbook diventava trend, Tom Hanks metteva3 in guardia dalla pubblicità di un’assicurazione dentistica con testimonial un suo “clone” creato con l’intelligenza artificiale). Non è difficile immaginare il clamore mediatico che potrebbero suscitare finte foto dell’epoca del liceo che mostrino un leader di un partito conservatore in abiti succinti o in atteggiamenti provocanti, solo per fare un esempio. Le aziende potrebbero subire, ancora, gravi danni reputazionali se circolassero immagini modificate dei propri prodotti di punta da cui si potrebbe dedurre l’uso di materiali o ingredienti pericolosi.

Allarmismi a parte, il “caso” Yearbook Challenge dimostra in larga scala che serve lavorare per un uso consapevole dell’AI e degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale ora che soprattutto gli ultimi sono diventati accessibili a un pubblico più vasto e generalista.

Come era facile aspettarsi c’è stato infine chi, come la National Privacy Commission americana, ha messo4 in guardia dai problemi di privacy delle app che modificano le foto tramite l’AI: non ne sarebbero ben chiare le policy, soprattutto quanto a che tipi di dati vengono raccolti e come vengono utilizzati in un secondo momento per addestrare gli algoritmi – qualcuno ricorderà che sono le stesse accuse mosse dal Garante italiano a ChatGPT e sulla base delle quali era stato imposto a OpenAI un blocco temporaneo del servizio in Italia – per quanto almeno nel caso di EPIK la versione ufficiale5 è che l’app cancelli dai propri server i selfie originariamente caricati dagli utenti una volta trasformati in foto anni Novanta e che i dati personali degli utenti non vengono condivisi con terze parti.

Note
  1. TechCrunk
  2. HuffPost
  3. ANSA
  4. BusinessWorld
  5. EPIK

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