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Non "gelosia" e neanche "troppo amore", #chiamalaVIOLENZA: il monito di Save The Children per San Valentino

La campagna destinata ai social e a un pubblico di giovanissimi sensibilizza sugli stereotipi di genere. Un'indagine condotta da Save The Children conferma, infatti, che gli adolescenti in coppia ne sono spesso vittime.

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Con la campagna #chiamalaVIOLENZA Save The Children prova a sensibilizzare, in occasione di San Valentino 2024, su temi come quelli della violenza e degli stereotipi di genere di cui gli adolescenti sono spesso vittime, in Rete come nella vita di tutti i giorni. Lo fa a partire dai risultati di un’indagine che esplora, appunto, come i più giovani vivano oggi le relazioni sentimentali e la sfera sessuale in una dimensione “ onlife ”.

La campagna #chiamalaVIOLENZA di Save The Children con Chiara Tagliaferri e i ragazzi del Movimento Giovani

In un video condiviso sui profili social e i canali digitali dell’organizzazione sono i ragazzi e le ragazze del Movimento Giovani per Save The Children a raccontare in prima persona come vivano la sfera relazionale e affettiva e quanto pesino su di essa cliché e stereotipi ancora duri a morire su presunti ruoli maschili e femminili. Concetti come quelli di sacrificio, contratto, possesso, fuga, dominio, controllo sono quelli più spesso associati nei racconti personali dei giovani testimonial della campagna #ChiamalaVIOLENZA alle relazioni di coppia.

La scrittrice Chiara Tagliaferri interviene nel video per ricordare che «non è mai l’abito che si indossa la causa di una violenza sessuale» e che «non è amore limitare la libertà». Il riferimento è a comportamenti che spesso rischiano di essere normalizzati o quanto meno giustificati o tollerati nella vita di coppia, ma che dovrebbero essere in realtà inaccettabili in quanto forme di violenza. Da qui il titolo e la mission della campagna di Save The Children per San Valentino 2024: insegnare ai più giovani, soprattutto, a riconoscere come tale e a chiamare col proprio nome la violenza di genere che non è mai “gelosia” né “troppo amore”, come ricorda anche la didascalia che accompagna il video sui social.

Screenshot da Instagram Profilo Save The Children Italia

Screenshot da Instagram profilo Save The Children Italia

L’indagine di Save The Children su come gli adolescenti vivono relazioni di coppia e sfera sessuale

Come si accennava in apertura, la campagna #chiamalaVIOLENZA di Save The Children si basa sulle risposte che un campione di adolescenti hanno fornito nell’ambito di un’indagine sulle relazioni affettive tra i teenager condotta dall’organizzazione in collaborazione con IPSOS, il Dipartimento giustizia minorile e di comunità, le Unità di servizio sociale per minorenni e gli Istituti penali per minorenni.

Dal rapporto (“Le ragazze stanno bene?”) è emerso che molti adolescenti considerano la gelosia una forma di amore, condividere le password dei propri account social con il partner una prova di fedeltà e persino accettabile che in una relazione a due “ci scappi” uno schiaffo ogni tanto.

Tutti chiari segni, insomma, che c’è ancora un’«accettazione diffusa di forme di controllo tra le coppie di adolescenti, tolleranza nei confronti di pratiche violente e la persistenza di stereotipi di genere», come ha sottolineato Antonella Inverno, responsabile ricerca e analisi di Save the Children.

La questione del consenso ai rapporti sessuali è problematica per gli adolescenti

Per scendere più nel dettaglio dell’indagine di Save The Children sulla violenza di genere in adolescenza, il 43% degli intervistati, più ragazzi (il 46%) che ragazze, ritengono che se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale con qualcuno trova il modo di sottrarsi.

Quasi tre adolescenti su dieci (il 29%) sono convinti che le ragazze possano in qualche misura provocare la violenza sessuale con il proprio modo di vestire e/o comportarsi.

Quasi un adolescente su quattro (il 24%, ancora una volta più tra i ragazzi che tra le ragazze) ritiene che se una ragazza non dice chiaramente di no vuol dire che è disponibile al rapporto sessuale.

Più di un adolescente su cinque (il 21%), indipendentemente dal sesso, si dice convinto ancora che una ragazza, seppure sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, sia comunque in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale.

La questione del consenso per gli adolescenti si fa più problematica all’interno di una relazione stabile. Il 90% dei partecipanti all’indagine realizzata nell’ambito della campagna #chiamalaVIOLENZA di Save The Children lo riterrebbe sempre necessario, anche all’interno di una coppia stabile. Passando dalla teoria alla pratica, però, oltre un terzo degli intervistati (il 36%) ritiene di poter dare sempre per scontato il consenso della persona con cui ha una relazione stabile e quasi un adolescente su due (il 48%) ammette che è difficile dire di no a un rapporto sessuale richiesto dal/dalla partner abituale.

Le relazioni di coppia degli adolescenti sono vittime di stereotipi di genere, volontà di controllo, comportamenti violenti

La sfera relazionale e affettiva degli adolescenti appare ancora vittima di stereotipi di genere se si considera che piangere (ne sono convinti il 69% degli intervistati), saper esprimere le proprie emozioni (64%), prendersi cura dell’altra persona (50%), sacrificarsi per il bene della relazione (39%) continuano a essere considerate comportamenti tipici, se non addirittura prerogative, delle ragazze.

Il 65% degli adolescenti che hanno partecipato all’indagine di Save The Children pubblicata in occasione di San Valentino ha raccontato, indipendentemente dal sesso, di essere stato/a almeno una volta oggetto di controllo da parte del partner che ha richiesto di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (nel 42% dei casi), non uscire più con delle persone (40%), poter controllare i propri profili sui social (39%), di non vestirsi in un determinato modo (32%) o ha minacciato in un momento di difficoltà di commettere un gesto estremo o farsi del male (25%). Una percentuale quasi analoga di adolescenti (il 63%) ha ammesso di avere avuto a propria volta comportamenti di questo tipo nei confronti di altre persone.

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Fonte infografica: Save The Children/ materiali stampa

Oltre la metà degli adolescenti (il 52%), ancora, sarebbe stata vittima in coppia almeno una volta di comportamenti violenti come essere chiamati con insistenza al telefono per sapere dove ci si trovava (34%), essere oggetto di linguaggio violento, grida e insulti (29%), essere ricattati per ottenere qualcosa che non si voleva fare (23%), ricevere con insistenza la richiesta di foto intime (20%), essere spaventati da atteggiamenti violenti (schiaffi, pugni, spinte, lancio di oggetti, 19%) o la condivisione con altri di foto intime senza consenso (15%). Solo il 47% ha ammesso di aver avuto a propria volta comportamenti simili nei confronti del/della partner.

Che sia per fare nuove conoscenze o scambiarsi foto intime, cresce l’importanza degli strumenti digitali per la vita intima degli adolescenti

C’è un dato in particolare della ricerca condotta a sostegno della campagna #chiamalaVIOLENZA di Save The Children che sembra confermare come sia ormai abitudine per gli adolescenti vivere anche la sfera sessuale e relazionale in una sorta di continuità tra vita reale e vita digitale a cui gli addetti ai lavori si riferiscono spesso col termine “onlife”. Oggi una larga fetta di adolescenti (il 64% del campione) utilizza i social per conoscere o avvicinarsi a una persona che piace.

Ben oltre un adolescente su quattro (il 28%, percentuale che sale al 40% tra chi è o è stato in coppia) utilizza gli ambienti e le tecnologie digitali per scambiare video o foto intimi con il/la partner o con persone verso le quali prova un interesse. Un adolescente su tre racconta di aver ricevuto a propria volta foto o video a sfondo sessuale da amici/che o conoscenti.

Un adolescente su dieci racconta di aver condiviso, almeno una volta, foto o video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso esplicito e l’11% degli intervistati racconta di essere stata vittima a propria volta di revenge porn .

Quanto alla condivisione e alla ricondivisione di foto intime, oltre la metà degli intervistati (il 54%) si dice convinto che chi le invia debba in qualche modo accettare i rischi che corre, compreso quello che le foto possano essere condivise con altri. Oltre un terzo del campione (il 34%) pensa che se qualcuno/a ti invia foto intime non richieste è un segno che le/gli piaci. Più di un quarto degli adolescenti (il 27% del campione) ritiene che non ci sia nulla di male nel richiedere foto intime al/alla partner anche più volte al giorno.

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Fonte infografica: Save The Children/ materiali stampa

Gli adolescenti italiani sono interessati alle questioni di genere e vogliono imparare a vivere in maniera sana le relazioni

La buona notizia in questo quadro che dall’organizzazione stessa definiscono «preoccupante»1è che i più giovani sono sempre più interessati e sensibili oggi alle questioni di genere: è così per l’82% del campione che, in oltre la metà dei casi (il 58%), sostiene che il proprio interesse verso questi temi è aumentato nell’ultimo periodo.

È a questi adolescenti sensibili alle tematiche di genere che sembra rivolgersi la campagna #chiamalaVIOLENZA di Save The Children con l’invito a utilizzare l’ hashtag anche per condividere sui social le proprie esperienze, le proprie opinioni sul tema e – perché no – le proprie proposte per arrivare presto a una maggiore parità tra ragazzi e ragazze anche nelle relazioni di coppia e nel modo di vivere la sessualità.

La buona notizia è, infatti, che gli adolescenti oggi cercano quante più occasioni possibili per approfondire e confrontarsi sul tema.

Film, serie TV, documentari (citati dal 45% del campione) e trasmissioni televisive (41%) sono considerati strumenti utili in tal senso.

La mamma (citata dal 60% del campione), il papà (43%) e le forze dell’ordine (26%), seguite dagli amici, da sorelle e fratelli, dal personale scolastico e dai numeri di aiuto, sono le figure a cui gli adolescenti italiani si rivolgerebbero prima nel caso in cui subissero o assistessero a un episodio di violenza da parte del partner. C’è un 10% del campione di Save The Children, però, che ammette che probabilmente o sicuramente non ne parlerebbe con nessuno.

I più giovani citano, infine, come strumenti utili a riconoscere come tale e poter denunciare la violenza di genere il numero antiviolenza e stalking 1522 (nel 42% dei casi), i programmi di sensibilizzazione per le scuole che coinvolgono insegnanti, studenti e famigliari (36%) e gli sportelli di aiuto scolastici (32%).

Anche docenti formati per intercettare i segnali di violenza di genere (40%) e l’educazione sessuale ed affettiva fin dalle scuole medie (32%) sembrano essere considerati dai più giovani strumenti utili per imparare a vivere in maniera più sana le relazioni intime on e offline.

Note
  1. Save The Children

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