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ChatGPT è di nuovo disponibile in Italia

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Grazie a un'informativa più chiara, meccanismi più semplici per opporsi al trattamento dei dati e i primi passi verso la age verification ChatGPT è tornato disponibile in Italia dopo la querelle tra OpenAI e il Garante.

ChatGPT è tornato disponibile in Italia dopo il blocco disposto dall’azienda a seguito del provvedimento con cui temporaneamente il Garante Privacy ha vietato a OpenAI il trattamento dei dati personali degli utenti italiani.

I tempi stabiliti dall’authority perché la società si conformasse alle vigenti normative su privacy e trattamento dei dati personali sono stati rispettati: come ha fatto notare Wired ChatGPT è stato riattivato1 in Italia già il 28 aprile 2023, quando il termine ultimo prima che scattasse una sanzione era quello del 30 aprile.

Anche le richieste del Garante Privacy per la riattivazione di ChatGPT in Italia sono state – o stanno per essere – implementate.

ChatGPT è tornato disponibile in Italia con alcune novità

A chi torni a collegarsi al servizio dall’Italia per la prima volta dopo il blocco è chiesto, in un primo momento, di inserire la propria data di nascita e, in un secondo momento, di confermare di avere più di 18 anni o, nel caso degli infratredicenni, il consenso dei genitori.

Una delle questioni centrali che aveva spinto il Garante a intervenire aveva a che vedere, infatti, con la possibilità che minori e under 14 utilizzassero il chatbot indebitamente e andando incontro agli stessi pericoli a cui vanno incontro quando usano piattaforme e servizi digitali senza avere l’età minima per farlo. Il nodo dell’età degli utenti non è, comunque, ancora completamente risolto: ChatGPT è tornato disponibile in Italia, ma entro maggio dovrà esporre all’authority le modalità con cui intende procedere all’age verification e implementarle concretamente entro settembre 2023.

chatgpt è tornato disponibile in Italia

Un messaggio pop-up dà il bentornato agli utenti italiani che si ricollegano a ChatGPT per la prima volta dopo il blocco, chiede loro di verificare l’età e di leggere l’informativa sulla privacy aggiornata. Fonte: ChatGPT

Nel pop-up che gli utenti italiani visualizzano quando tornano a loggarsi su ChatGPT, insieme alla richiesta di verifica dell’età di cui si è appena detto e a un breve messaggio di bentornato, è richiamata anche la privacy policy della piattaforma.

La stessa, che ai nuovi utenti viene mostrata direttamente nella maschera di registrazione, è stata aggiornata2 al 27 aprile 2023 e resa più chiara e completa secondo le richieste dall’authority italiana.

privacy policy openai aggiornata

L’informativa sulla privacy di ChatGPT è stata aggiornata lo scorso 27 aprile 2023 per venire incontro alle richieste del Garante italiano. Fonte: OpenAI

Ora è più facile rintracciare nell’informativa sulla privacy di ChatGPT quali dati vengono raccolti durante l’utilizzo del servizio e come vengono trattati.

Gli utenti sono esplicitamente informati della possibilità che, nonostante OpenAI si sia impegnata3 a ridurne la quantità, alcuni set di dati vengono utilizzati al fine di addestrare gli algoritmi.

Chiunque, indipendentemente che sia iscritto e abbia utilizzato ChatGPT o meno, può opporsi però al trattamento dei dati personali, specie se finalizzato all’addestramento degli algoritmi, facendo capo al principio del legittimo interesse e utilizzando un apposito modulo.

Così OpenAI sembra puntare su più privacy

Due aggiornamenti4 resi recentemente disponibili da OpenAI anche al di fuori dell’Italia e per gli utenti degli altri paesi vanno, del resto, nella stessa direzione.

Il primo, una sorta di “modalità in incognito” attivabile a ogni nuova sessione, permette di disattivare la cronologia delle chat su ChatGPT, impedendo di fatto che dati e informazioni condivisi dagli utenti vengano utilizzati per allenare gli algoritmi.
Le conversazioni sono comunque conservate dai sistemi di OpenAI per trenta giorni in modo da poter intervenire nei casi controversi, di abusi o reati.

Oltre a quella italiana, infatti, anche altre autorità hanno cominciato a sollevare dubbi sui sistemi multimodali basati su intelligenza artificiale e reinforcement learning e su quanto i risultati ottenuti utilizzandoli siano rispettosi del diritto d’autore, per esempio, come ha fatto5 una commissione del Parlamento europeo.

La seconda novità introdotta da OpenAI garantisce a chi ha account e abbonamenti business più controllo sui propri dati, potendone impedire l’uso al fine di addestrare gli algoritmi certamente, ma anche e soprattutto grazie a modalità semplificate per l’esportazione. L’ultimo è un processo che permette di conoscere davvero quanti e quali informazioni le aziende posseggono sul proprio conto. La possibilità di esportare i proprio dati è, ovviamente, preludio a quella di chiederne la modifica o la cancellazione se inesatti.

Una delle argomentazioni avanzate dal Garante Privacy per il blocco al trattamento dei dati degli italiani da parte di OpenAI aveva a che vedere proprio con il rischio che per sua stessa natura ChatGPT potesse restituire informazioni false o alterate che, quando riferite a singoli cittadini, configuravano un «trattamento inesatto» dei dati personali degli ultimi e potenzialmente lesivo della loro immagine, come provano peraltro i primi casi di diffamazione avvenuta tramite ChatGPT.
Rispondendo alle richieste del Garante, OpenAI ha ammesso di essere al momento «tecnicamente impossibilitata» a correggere tali errori e impedire che avvengano. Ha predisposto, però, un modulo di segnalazione tramite cui gli interessati, utenti e non, potranno chiedere la cancellazione o la rettifica delle informazioni inesatte.

Il Garante Privacy è soddisfatto di come ChatGPT è tornato disponibile in Italia, ma c’è ancora molto da fare

L’Autorità garante per la protezione dei dati personali in una nota ha espresso «soddisfazione»6 per il modo in cui ChatGPT è tornato disponibile in Italia.

I nodi ancora da sciogliere, certo, non mancano: insieme all’age verification di cui si è già detto, per esempio, OpenAI dovrà occuparsi di sviluppare una campagna di comunicazione su come funziona l’intelligenza artificiale applicata a chatbot e sistemi conversazionali e sui pericoli potenzialmente connessi agli ultimi.

Ci sono già stati, però, importanti «passi in avanti compiuti per coniugare il progresso tecnologico con il rispetto dei diritti delle persone», come ha scritto l’authority.

Il dubbio – legittimo – è che si tratti di passi in avanti compiuti da OpenAI anche e soprattutto per migliorare la propria posizione agli occhi delle altre autorità garanti che in vari paesi (dal Giappone al Canada, solo per fare due esempi) hanno aperto istruttorie sui suoi servizi e – cosa non meno importante – per non perdere il vantaggio del primo arrivato in un mercato molto competitivo come sta diventando quello dei sistemi conversazionali basati sull’AI.

Sullo stesso argomento
Note
  1. Wired
  2. OpenAI
  3. OpenAI
  4. OpenAI
  5. Reuters
  6. Autorità garante per la protezione dei dati personali

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